L'analisi di Daniel Lacalle- Venezuela, 'caso tipo di esproprio socialista organizzato'

gen 30, 2019 0 comments

Di Daniel Lacalle

L’errore che molti fanno è pensare che questo disastro sia stato causato da una combinazione di follia ed incompetenza. Non è così. Il regime socialista venezuelano ha realizzato la più grande rapina organizzata della storia, e l’ha compiuta con un piano perfettamente progettato.
Il piano è sempre stato quello di espropriare la ricchezza dell’intero paese a beneficio di pochi leader politici attraverso il saccheggio, la distruzione di valùta e la decapitalizzazione della compagnia petrolifera statale.
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È importante iniziare a smascherare le bugie della propaganda di regime:
Il blocco inesistente. Gli Stati Uniti sono uno dei maggiori partner commerciali del Venezuela. Gli scambi tra i due paesi nel 2018 sono cresciuti di oltre il 9%. Il Venezuela ha accordi commerciali bilaterali con oltre 70 paesi. Il chavismo, come il regime di Castro a Cuba, manipola i propri seguaci chiamando “blocco” le sanzioni contro i membri del regime e l’uso fraudolento dei fondi del paese. L’unico blocco subìto dal Venezuela è quello del chavismo contro i cittadini.
La scusa inesistente dei prezzi del petrolio. Il Venezuela è l’unico paese dell’OPEC in depressione economica ed iperinflazione. Tutti i paesi produttori di petrolio hanno adattato le proprie economie senza cadere nella distruzione economica e nella povertà. Chávez era solito dire “metti il ​​prezzo del petrolio a zero ed il Venezuela non entrerà in crisi”. Non c’è stato bisogno. Il paese ha sperperato le entrate petrolifere ricevute durante il primo decennio della sua presidenza, quando i prezzi del greggio sono aumentati esponenzialmente ed hanno distrutto qualsiasi accenno di ricchezza in séguito.
Il vero colpo di Stato. L’unico colpo di Stato è quello che Maduro ha perpetrato quando ha manipolato un’elezione il cui risultato non è stato riconosciuto dalla maggioranza dei paesi occidentali, con un processo costituente totalitario, il cui risultato non è stato nemmeno riconosciuto dalla società incaricata del sistema di voto (Smartmatic). Il chavismo ha apparentemente usato strumenti democratici per mettere a tacere l’Assemblea Nazionale e tenere Maduro al potere attraverso elezioni fraudolente.
“Non è vero socialismo”. Molti dicono che in Venezuela non ci sia vero socialismo. Se qualcosa ha caratterizzato il regime venezuelano è che ha applicato le politiche e le raccomandazioni socialiste come da manuale: attacco sistematico contro i diritti di proprietà e nazionalizzazione dei mezzi di produzione, come stabilito nel piano nazionalsocialista 2007-2013; espropriazione delle aziende, uso della scatola delle aziende statali a scopi politici, imposizione dei prezzi e stampa di denaro in maniera massiccia.
Il naufragio economico venezuelano è la più grande rapina organizzata della storia:
Prima rapina: espropriazione. Il Centro per la Diffusione della Conoscenza Economica (Cedice) stima che oltre 2.500 aziende siano state espropriate dal regime Chávez-Maduro. Di queste società, la stragrande maggioranza è ora in bancarotta ed è stata devastata dalla gestione socialista. L’ONG Transparencia Venezuela, nella sua relazione “Proprietà in mano allo Stato in Venezuela”, descrive come “terribile” la gestione delle società espropriate, usando criteri ideologici e politici: “Invece di aumentare, la produzione è diminuita”.
Seconda rapina: la decapitalizzazione di PdVSA. Nel 1998, PdVSA produceva 3,5 milioni di barili al giorno, oggi non raggiunge gli 1,3 milioni. Nel frattempo, il governo ha moltiplicato il numero di dipendenti, licenziando molti eccellenti ingegneri venezuelani e riempiendo la compagnia di sostenitori politici cronici, passando dai 25.000 impiegati del ’98 ai 140.000 del 2017.
PdVSA è passata dall’essere una delle compagnie petrolifere più efficienti ed importanti al mondo ad un disastro sull’orlo della bancarotta. Dalle loro dichiarazioni finanziarie, sembra che il governo abbia drenato fino a 12 miliardi di dollari in alcuni anni per finanziare la spesa politica, distruggendo il bilancio, il flusso di cassa ed il futuro dell’azienda. Questi fondi sono scomparsi in una rete di interessi clientelari e conti offshore dei leader di regime. Brutale aumento dei costi, spettacolare peggioramento della produzione e saccheggio del flusso di cassa per pagare le spese politiche hanno portato l’azienda ad aumentare il debito ad oltre 34 miliardi di dollari, dopo aver avuto uno dei migliori bilanci al mondo.
Terzo furto: risparmi e salari. Inflazione, la tassa dei poveri. I consiglieri economici del regime di Chávez hanno ripetuto che “stampare denaro per il popolo non causa inflazione”… L’offerta di moneta è aumentata esponenzialmente del 3.000% in un solo anno, il 2018, distruggendo il potere d’acquisto della stessa.
La strategia è semplice, ed è socialismo da manuale: il governo aumenta in maniera massiccia la spesa, i sussidi e l’occupazione pubblica stampando moneta locale, pensando che i soldi piovano dal cielo perché così dice. Poi, distrugge la propria economia espropriando le aziende, affondando l’iniziativa privata ed imponendo prezzi che non coprono il costo di produzione a causa della distruzione del potere d’acquisto della valuta. L’economia entra così in una spirale discendente: il governo continua a spendere ancor di più in termini nominali e lo finanzia stampando banconote inutili, mentre le riserve valutarie calano. La valùta perde valore ed il governo genera iperinflazione e povertà.
Il Venezuela oggi è il paese più iniquo dell’America Latina (ENCOVI, 2017), ed uno dei più poveri. Nel 2014, la povertà estrema era del 23,6%, nel 2017 del 61,2%. La povertà totale ha superato l’87% nel 2017 (secondo uno studio dell’Università Centrale del Venezuela e dell’Università Simón Bolívar). Il suo punteggio di libertà economica, secondo l’Economic Freedom Index della Heritage Foundation, è 25,9, rendendo la sua economia il 179° in termini di libertà nell’Indice del 2019. Una delle economie meno libere al mondo. Secondo l’Indice, “la monetizzazione dei grandi deficit pubblici, unita alla cattiva gestione dell’industria petrolifera dominata dallo Stato, ha portato all’iperinflazione ed alla carenza di valùta estera, beni di prima necessità ed input industriali. Un piano economico lanciato nell’agosto 2018 includeva la rimozione di cinque zeri dalla valùta, una massiccia svalutazione ed un altro grande aumento del salario minimo, tra persistente interventismo politico ad hoc, pesante controllo statale dell’economia e palese disprezzo per la legge”.
Durante la dittatura di Maduro l’inflazione ha raggiunto il milione percento, e l’FMI stima che sarà il 10.000.000% entro il 2019. Ricardo Hausmann, professore ad Harvard, ha perfettamente spiegato la distruzione tramite la stampa di moneta: “Quando Chávez salì al potere, il dollaro era a 0.547 bolivares. Quando arrivò Maduro, a 26, cioè 48 volte più costoso. Ora Maduro l’ha svalutato a 6.000.000, 231.000 volte più costoso di quello che ha trovato ed 11.000.000 di volte più costoso di quando è arrivato Chávez”. Pertanto, dopo diversi aumenti virtuali del salario minimo, quest’ultimo è arrivato ad essere inferiore ai $17 al mese. “Stampa denaro per il popolo”.
TRADUZIONE DI HMG per www.comedonchisciotte.org

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