Trump alza il prezzo delle basi americane. All'Italia arriva il conto

mar 14, 2019 0 comments

Di Valeria Robecco

Da quando si è insediato alla Casa Bianca, uno dei mantra di Donald Trump è diventato la richiesta agli alleati di aumentare la spesa per la Difesa, e il rispetto della soglia del 2%.

Da anni il presidente lamenta come gli alleati che ospitano le truppe americane non paghino abbastanza, e per questo sta pensando di chiedere loro di pagare tutte le spese dei soldati schierati sul proprio territorio, più una tassa del 50% (o più) per il privilegio di ospitarli. Secondo quanto rivelato da una decina di funzionari a Bloomberg, l'amministrazione Usa vuole proporre di adottare la formula «Cost Plus 50», rivolta a Germania, Giappone e qualsiasi altro paese che ospita le truppe americane. E in alcuni casi potrebbe essere chiesto di sborsare da cinque a sei volte il costo attuale. L'idea - riferiscono le fonti - ha quasi fatto deragliare i recenti colloqui con la Corea del Sud sullo stato di 28mila soldati Usa nel Paese. Anche se il mese scorso Seul ha accettato di pagare poco meno di un miliardo di dollari, cifra significativamente più alta della precedente, 800 milioni.
Il team del presidente vede la mossa come un modo per spingere i partner della Nato ad accelerare gli aumenti della spesa per la Difesa, questione molto cara a Trump. Ma funzionari del Pentagono e del dipartimento di Stato temono che potrebbe indebolire le alleanze di Washington ed essere considerata come un affronto dagli alleati in Asia ed Europa, i quali già mettono in discussione la profondità dell'impegno di Trump nei loro confronti. Poi, la preoccupazione è che richieste di pagamenti maggiori possano rendere alcuni Paesi più ostili all'idea di ospitare l'esercito americano: se stati come la Polonia hanno apertamente difeso la presenza delle truppe, altri come Germania e Giappone sono sempre Meno disponibili alla loro permanenza. Secondo David Ochmanek, ricercatore presso Rand Corp, Berlino ora paga circa il 28% dei costi delle forze americane, pari ad un miliardo di dollari l'anno, ma con «Cost Plus 50» la cifra schizzerebbe alle stelle, e lo stesso avverrebbe per Tokyo e Seul. Le medesime fonti, tuttavia, spiegano che ai funzionari del Pentagono è stato chiesto di calcolare due formule: una per determinare quanti stati dovrebbero pagare e la seconda per individuare lo sconto che questi Paesi otterrebbero se le loro politiche sono allineate con quelle di Washington.
«Far sì che gli alleati aumentino i loro investimenti nella nostra difesa collettiva e garantiscano una equa ripartizione degli oneri è un obiettivo di vecchia data degli Stati Uniti», dice il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Garrett Marquis. «L'amministrazione è impegnata a ottenere il miglior accordo per il popolo americano - prosegue - ma non commenterà alcuna discussione in corso su idee specifiche». Trump ha più volte criticato gli alleati della Nato sulla spesa per la difesa, e durante un discorso al Pentagono, in gennaio, ha ribadito come «i Paesi ricchi che stiamo proteggendo sono tutti avvisati. Non possiamo essere sciocchi per gli altri». Mentre qualche giorno dopo, su Twitter, ha scritto: «Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha appena affermato che, grazie a me, l'Alleanza è stata in grado di raccogliere più denaro che mai prima d'ora dai suoi membri, dopo molti anni di declino. Si chiama ripartizione degli oneri. E più unione. Ma a democratici e fake news piace raccontare il contrario».

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