Conte: “Siri si dimetta, rinvio non ha senso. Non dico che è colpevole, ma ha proposto legge per interessi di parte”

mag 2, 2019 0 comments

“Il sottosegretario Armando Siri si dimetta. Non dico che è colpevole, ma ha proposto una legge per interessi di parte”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa fuori programma, ha annunciato ufficialmente che nel prossimo consiglio dei ministri chiederà la revoca della nomina per l’esponente del Carroccio indagato per corruzioneDal 18 aprile scorso, giorno in cui è stato reso noto il suo coinvolgimento nell’indagine, i 5 stelle hanno spinto per ottenere il passo indietro del leghista. Ma fino a oggi c’era stato un muro contro muro con il Carroccio, convinto di difendere il collega fino alla fine. Il 2 maggio quindi la situazione si è sbloccata: alle 17.53 Conte ha convocato i giornalisti a Palazzo Chigi. A quel punto, alle 18.29, il sottosegretario ha provato ad anticipare le mosse del premier consegnando alle agenzie una nota in cui prendeva altro tempo: “Se non mi archiviano entro 15 giornimi dimetto”, si leggeva. Ma anche questa ipotesi è stata respinta da Conte: “O ci si dimette o non ci si dimette. Le dimissioni future non hanno senso”, ha dichiarato.

Il premier ha anche chiesto ai soci di governo reazioni adeguate. Immediata la dichiarazione di Matteo Salvini che ha scaricato il sottosegretario: “I magistrati sono pronti a incontrarlo e dimostrerà la totale estraneità a una vicenda surreale dove due tizi parlavano di lui senza che sia stato fatto nulla. In un paese civile funziona così. Lascio a Conte e Siri le loro scelte. A me va bene qualunque cosa, se me la spiegano”, ha detto il segretario della Lega. Mentre Luigi Di Maio, come chiesto da Conte, non ha parlato di vittoria M5s: “Non esulto e non credo sia una vittoria. Detto questo sono contento che il governo ora possa andare avanti perché il caso Siri si chiude”, ha detto a Otto e Mezzo su La7.
La conferenza stampa di Conte: “Noi dobbiamo essere credibili, responsabili”
“La politica deve discernere caso per caso”, ha esordito il premier durante la conferenza stampa. “Lunedì scorso io e Siri abbiamo avuto due ore di colloquio durante le quali lui mi ha garantito di poter dare delle risposte. Mi è sembrato doveroso confrontarmi con l’interessato“. Quindi ha parlato delle premesse che lo hanno portato alla decisione: “Uso un approccio differente rispetto alle correnti semplificazioni con una distinzione manichea tra approccio giustizialista per cui un semplice avviso di garanzia è una macchia e a un approccio garantista per cui dovrebbe valere il principio di innocenza sempre. Ritengo che la politica con la P maiuscola debba rifuggire gli opposti ismi e saper discernere caso per caso assumendosi la responsabilità di valutare la singola situazione”.

Così, ha detto, è arrivato alla sua decisione: “Il sottosegretario si è prestato a prendere l’istanza di un imprenditore che avrebbero favorito alcune sue attività già concluse. Ho sempre rivendicato per questo governo un alto tasso di etica pubblica, nel caso di specie il sottosegretario. Ci tengo a dirlo, è normale ricevere suggerimenti per modifiche o introduzione di norme, ma come governo abbiamo la responsabilità di discernere e valutare se queste proposte hanno carattere di generalità o se avvantaggiano il tornaconto di singoli. In questo caso la norma non era generale e astratta, ho quindi valutato la necessità e opportunità di dimissioni del sottosegretario”. E in quanto alla proposta del leghista di ritardare altri 15 giorni prima di prendere una decisione definitiva, ha aggiunto: “Ho letto le dichiarazioni di Siri. Però io credo che la vicenda giudiziaria avrà un suo corso, quella politica un altro. Noi dobbiamo essere credibili, responsabili, le dimissioni o si danno o non si danno, le dimissioni future non hanno molto senso”. Per quanto riguarda la vicenda giudiziaria, ha anche dichiarato: “Lo dico da avvocato: eventuali dichiarazioni spontanee dell’interessato ragionevolmente non potranno segnare una svolta rispetto alla fase preliminare di indagini”.
Il premier si è anche rivolto direttamente ai soci dell’esecutivo, chiedendo un comportamento adeguato in reazione alle sue parole: “Invito la Lega a non lasciarsi guidare da reazioni corporative. La soluzione del caso Siri non significa una condanna di un suo esponente”. E ha invitato la Lega a farsi “ispirare da una più complessiva valutazione del superiore interesse“. Quindi ai 5 stelle: “Invito anche il M5s a non approfittare di questa soluzione per cantare una vittoria politica“. E ai giornalisti ha detto: “Il sottosegretario è coinvolto in indagini preliminari e non deve essere sottoposto a una gogna mediatica. Esprimo vicinanza a lui, a sua moglie, alla figlia ventiquattrenne”. Ora la posizione di Siri dovrà essere votata in cdm: “All’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri porrò la mia proposta di revoca del sottosegretario Armando Siri”.

Conte ha quindi concluso senza lasciare spazio alle domande.  “Penso di essere stato abbastanza esauriente…”, ha detto. E a chi insisteva a fare domande ha replicato: “Problemi ne abbiamo tanti e ci lavoriamo ogni giorno”.


Siri in una nota: “O mi archiviano o mi dimetto entro 15 giorni”Il sottosegretario leghista da giorni ribadisce di essere innocente e di non voler fare un passo indietro. Lunedì scorso ha incontrato il premier e dopo quel faccia a faccia, avvenuto in tarda serata, nessuna evoluzione era stata registrata sul caso. Finché oggi, pochi minuti prima della conferenza stampa, ha diffuso una nota con cui ha cercato di anticipare le mosse del premier e di prendere ancora tempo: “Dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione”, si legge. “La disponibilità dei magistrati ad essere ascoltato c’è e confido di poterlo fare a brevissimo. Sono innocente, ribadisco di avere sempre agito correttamente, nel rispetto della legge e delle istituzioni, e di non avere nulla da nascondere. Proprio per questo, vivo questa situazione con senso di profonda amarezza. Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro, rimettendo il mio mandato, non perché colpevole, bensì per profondo rispetto del ruolo che ricopro”.

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