Sardegna in vendita: così il fondo F2i sta mettendo le mani sugli aeroporti dell’isola

giu 5, 2023 0 comments


Di Luca Telese

Vogliono privatizzare l’aeroporto di Cagliari. Ma dovete immaginare che sarebbe come se qualcuno vi consigliasse di dar via i sedili della vostra macchina. Come se qualcuno vi chiedesse di vendergli la porta della vostra casa. È come se un frammento d’Italia che deve essere collegato per obbligo costituzionale al resto del Paese finisse in una lotteria di mercato in cui (legittimi) interessi privati rischiano di prevalere sulle scelte che sono necessarie per garantire un bene comune.

Ma la prima anomalia di questa vicenda è già nella situazione di partenza: lo scalo di Elmas è gestito da una società pubblica che non ha alcun problema economico, al contrario. Macina utili (15 milioni di euro nel 2022, al netto delle imposte, su 52 di fatturato), è in continua ristrutturazione, è una delle aviostazioni più efficienti fra quelle di pari dimensioni in Italia. Ma se funziona, allora, perché mai dovrebbe essere ceduta? Mistero.

C’è qualcosa di molto istruttivo e interessante nella polemica furibonda che turbina – ormai da anni – intorno al tentativo di incorporazione del primo aeroporto sardo da parte del più grande fondo privato di trasporti. Ora anche la Regione Sardegna, dopo un lungo silenzio, si è messa contro l’operazione che porterebbe alla fusione di Olbia e Alghero e, poi, Cagliari.

Ma è evidente che non siamo all’ultimo capitolo della vicenda, se è vero che questo progetto, fin da quando è diventato noto, ha spaccato in due le istituzioni, i media, gli opinionisti, i cittadini, e si presenta come una cruciale “sliding door” nella storia delle infrastrutture in Italia: o è l’ultima operazione thatcheriana del Novecento (fuori tempo massimo) o è la prima del terzo millennio.

Un problema di opportunità
Intendiamoci, non è una questione di principio, un’ideologica guerra di religione che vogliamo raccontarvi, ma un più semplice problema di opportunità: nulla impedisce, in linea di principio, che un aeroporto controllato da un ente pubblico passi al privato. È accaduto tante volte, in Italia, e accadrà ancora, per i motivi più disparati e nelle condizioni più diverse.

Ma in una regione che d’estate diventa meta di tutti gli italiani, e in cui – trattandosi di un’isola – non esiste l’alternativa di collegamenti via terra, il principio della “continuità territoriale” (da poco riconosciuto anche nella nostra Carta fondamentale) non può essere un’idea astratta, ma un diritto che va garantito a tutti i cittadini, non solo ai residenti. Ma, soprattutto: in una regione in cui ci sono tre aeroporti, e due di questi sono già privati, che lo diventi anche il terzo non è indifferente.

Infine: se a proporsi come soggetto che promuova la fusione è lo stesso investitore che già possiede gli altri due scali, è evidente che al tema del rapporto pubblico/privato se ne aggiungono altri tre, ancora più delicati: quello del monopolio, quello del potenziale conflitto di interessi, quello della gara pubblica che viene evitata con una procedura di fusione societaria. Procedura in sé assolutamente legittima, ma che desta diversi motivi di perplessità.

Perché è evidente che ogni scelta fatta dal controllore, se questo soggetto diventasse lo stesso per tutte e tre gli aeroporti, potrebbe privilegiare gli interessi di territori diversi, spesso in conflitto tra di loro, diventando ago della bilancia nella scelta di bisogni primari che non seguono logiche di mercato.

Anche perché da sempre la Sardegna vive il paradosso della stagionalità: pochi voli durante l’inverno, quasi tutti per servire i residenti (a tariffa suggerita di 70 euro, con poco margine di profitto) tantissimi (e spesso persino insufficienti) d’estate, con prezzi che – come vedremo tra breve – vanno frequentemente fuori controllo.

Ma siccome proprio in queste ore il dossier della proposta di fusione di Olbia e Alghero è finito anche sul tavolo del governo, è evidente che l’esito finale con cui si chiuderà la partita a Cagliari – qualunque esso sia – rischia di diventare il modello di una nuova stagione della politica nazionale: un grande esperimento di laboratorio macroeconomico che, se si realizza in Sardegna, fornirà uno spartito per tutto il Paese, inaugurando una nuova stagione. 

FONTE: https://www.tpi.it/cronaca/sardegna-in-vendita-aeroporti-fondo-f2i-202306021015606/

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