C'ERA UNA VOLTA IL SUD

set 30, 2011 0 comments
 Di Riccardo Iacona



Vai all'ultimo libro di Riccardo Iacona: L'Italia in Presadiretta
Il rapporto Svimez è perentorio. 2,5 milioni di giovani del Sud lasceranno la loro terra per emigrare. Al Meridione la situazione è drammatica.
Sì tanto più che noi avevamo intervistato alla fine dell'ultima puntata di "Presa diretta" proprio Luca Bianchi, dello Svimez che ci aveva un po' anticipato questi dati, ci dice soprattutto cheun pezzo dell'Italia sta andando via, non è sugli standard di produzione del Pil, si avvicina all'Africa dal quel punto di vista, è un paese sottosviluppato, a rischio de industrializzazione. Naturalmente dove non c'è lavoro la gente scappa via e ci dice anche che questa spaccatura tra il nord e il sud aumenta ed è una cosa molto drammatica. Ma è una cosa drammatica non solo per il sud, ma per il Paese intero perché quando c'è stato il boom economico per il nord, era il momento in cui noi investivamo i soldi con la Cassa del Mezzogiorno nel sud. Bisogna riportare all'attenzione dell'agenda politica del Paese la questione meridionale, perché se è vero che il sud sta andando a fondo, è anche vero che noi assistiamo alla più grande crisi industriale del nord: interi distretti industriali sono chiusi, quindi siamo legati allo stesso destino, anche perché nella globalizzazione, quello che conta è la dimensione del mercato. Immaginare che ogni territorio ce la debba fare da solo è qualcosa che non funziona, come dimostra tra l'altro l'esempio tedesco.

Proprio durante l'ultima puntata di Presadiretta ha mostrato situazioni drammatiche, di ragazzi che lavorano per 15 euro al giorno e totalmente a nero.
Io frequento il meridione da anni, quindi non sono vergine del racconto, conosco le difficoltà, le fragilità, ma neanche io mi aspettavo che il mercato del lavoro fosse diventato questa cosa così da terzo mondo com'è diventata e soprattutto quello che mi ha colpito di più è questo fatto che neanche i padri, mentre prima trovavamo gli operai, magari anche in Cassa integrazione, magari con dei processi di ristrutturazione in crisi, ma che reggevano la famiglia, adesso sono padri e figli che lavorano così. E quindi chiaramente cosa si può costruire per il futuro quando si lavora a 15 o a 30 Euro a nero per tanti anni in questo modo? Non si costruisce niente, infatti la gente scappa dal sud, chi può, prende e se ne va!

E in questo stagno di povertà, sguazza la criminalità organizzata che arruola facilmente nuovi scagnozzi...

Guardi ci sono dei libri bellissimi che ha scritto Isaia Sales, che tra l'altro abbiamo anche intervistato in quella puntata, in cui dimostra che la camorra è diventata una mafia nazionale che quindi ci inquieta anche a noi perché poi i casalesi fanno gli investimenti nella Provincia di Latina, arrivano a comprarsi i bar di Roma, proprio mano a mano che si chiudevano le industrie. E' così chiara la cosa, è veramente qualcosa che tu puoi verificare andando sul posto, la correlazione è netta. L'esempio di Ponticelli , che era un quartiere operaio: quando era nato, su 10 persone, 6 lavoravano in fabbrica. Adesso una lavora in fabbrica e gli altri 9 sono in mezzo alla strada e quindi è manodopera, carne da macello che viene utilizzata dalla criminalità organizzata, la quale si comporta così come si comportano le multinazionali, non è che li fa diventare ricchi, li tiene a un livello di miseria. Le famiglie dei carcerati ricevono dalla camorra 150 Euro a nero alla settimana, corrispondono precisamente a quello che offre il mercato del lavoro. Chiaramente se noi facessimo un grande Piano Marshall, se investissimo dei soldi creando occasioni di lavoro, toglieremmo l'acqua alla camorra e la camorra tornerebbe a essere quello che era prima, una guapperia locale, un fenomeno locale di ordine pubblico, certo da contrastare ma non con quelle dimensioni economiche che ci spaventano a tutti!

Ma quindi, che futuro ha questo Paese?

Intanto bisogna rimettere al centro dell'agenda politica la questione meridionale e la questione del paese. Sono 10/15 anni di teorizzazione del federalismo, che poi noi lo chiamiamo federalismo ma quando vai dalle parti loro, la Lega lo declina con il termine secessione e ultimamente lo strappo che ha fatto Bossi al discorso a Venezia è stato uno strappo ediventissimo. Penso che così non ne usciamo, magari si salva il nord, diventando però il sud dell'Europa, la periferia dell'Europa, ma certamente noi consegniamo una parte larga del paese a una condizione di sottosviluppo. Il punto qual è? E' che quei quartieri sono pieni di gente interessante, sono pieni di giovani, di energie: ma come pensiamo di uscire dalla crisi del paese se ghettizziamo milioni di persone che invece lavorano, sanno lavorare, che studiano (infatti appena possono utilizzano le loro competenze fuori da quel recinto lì).
Dobbiamo per forza reimmaginare una politica di sviluppo che tenga dentro il sud, non c'è altra strada, altre scoppia l'Italia, anche questo è possibile, perché io per esempio mentre tutti scherzano con la secessione, io non scherzo per niente, noi di Presadiretta sono anni che segnaliamo il pericolo: guardate che lì si è già costruita tutta la simbologia che serve alla separazione. E finirebbe l'Italia, sarebbe un'altra cosa!

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