La svolta nella crisi: una Nato « intelligente»

mag 20, 2012 0 comments
Di Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco
 Si tiene il 20-21 maggio a Chicago il Summit dei capi di stato e di governo della Nato. Tra le diverse questioni all’ordine del giorno, dall’Afghanistan allo «scudo anti-missili», ce n’รจ una nodale: la capacitร  dell’Alleanza di mantenere, in una fase di profonda crisi economica, una «spesa per la difesa» che continui ad assicurarle una netta superioritร  militare.

Con incosciente ottimismo, il socialista del Pasok Yiannis Ragoussis, che fa le veci di ministro greco della difesa, ha scritto sulla Nato Review, alla vigilia del Summit, che la partecipazione all’Alleanza ha dato alla Grecia «la necessaria stabilitร  e sicurezza per lo sviluppo nel settore politico, finanziario e civile». Se ne vedono i risultati. Non nasconde invece la sua preoccupazione sull’impatto della crisi il segretario generale dell’Alleanza, Anders Rasmussen. In preparazione del Summit, ha avvertito che, se i membri europei della Nato taglieranno troppo le spese militari, «non saremo in grado di difendere la sicurezza da cui dipendono le nostre societร  democratiche e le nostre prospere economie».
Quanto spende la Nato? Secondo i dati ufficiali aggiornati al 2011, le «spese per la difesa» dei 28 stati membri ammontano a 1.038 miliardi di dollari annui. Una cifra equivalente a circa il 60% della spesa militare mondiale. Aggiungendo altre voci di carattere militare, essa sale a circa i due terzi della spesa militare mondiale. Il tutto pagato con denaro pubblico, sottratto alle spese sociali.

C’รจ perรฒ un crescente squilibrio, all’interno della Nato, tra la spesa statunitense, salita in dieci anni dal 50% a oltre il 70% della spesa complessiva, e quella europea che รจ proporzionalemte calata. Rasmussen preme quindi perchรฉ gli alleati europei si impegnino di piรน: se il divario di capacitร  militari tra le due sponde dell’Atlantico continuerร  a crescere, «rischiamo di avere, a oltre vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, un’Europa debole e divisa».

Tace perรฒ sul fatto che sulle spalle dei paesi europei gravano altre spese, derivanti dalla partecipazione alla Nato. C’รจ il «Budget civile della Nato» per il mantenimento del quartier generale di Bruxelles e dello staff civile: ammonta a circa mezzo miliardo di dollari annui, di cui l’80% pagato dagli alleati europei. C’รจ il «Budget militare della Nato» per il mantenimento dei quartieri generali subordinati e del personale militare internazionale: ammonta a quasi 2 miliardi annui, per il 75% pagati dagli europei. C’รจ il «Programma d’investimento per la sicurezza della Nato», destinato al mantenimento di basi militari e altre infrastrutture per la «mobilitร  e flessibilitร  delle forze di spiegamento rapido della Nato»: ammonta a circa un miliardo e mezzo di dollari annui, il 78% dei quali pagati dagli europei. Come specifica un rapporto sui fondi comuni Nato, presentato al Congresso Usa lo scorso febbraio, dal 1993 sono stati eliminati i contributi per le basi militari degli alleati europei, mentre sono stati mantenuti quelli per le basi militari Usa in Europa. Ciรฒ significa, ad esempio, che la Nato non ha sborsato un centesimo per l’uso delle sette basi italiane messe a disposizione per la guerra alla Libia, mentre l’Italia contribuisce alle spese per il mantenimento delle basi Usa in Italia.

Ulteriori spese, che si aggiungono ai bilanci della difesa degli alleati europei, sono quelle relative all’allargamento della Nato ad est, stimate tra 10 e oltre 100 miliardi di dollari. Vi sono quelle per l’estensione all’Europa dello «scudo anti-missili» Usa, che Rasmussen quantifica in 260 milioni di dollari, ben sapendo che la spesa reale sarร  molto piรน alta, e che vi si aggiunge quella per il potenziamento dell’attuale sistema Altbmd, il cui costo รจ previsto in circa un miliardo di dollari. Vi sono le spese per il sistema Ags che, integrato dai droni Global Hawk made in Usa, permetterร  alla Nato di «sorvegliare» da Sigonella i territori da attaccare: l’Italia si รจ accollata il 12% del costo del programma, stimato in almeno 3,5 miliardi di dollari, pagando inoltre 300 milioni per le infrastrutture. Vi sono le spese per le «missioni internazionali», tra cui almeno 4 miliardi di dollari annui per addestrare e armare le «forze di sicurezza» afghane.

Come possono i governi europei, pressati dalla crisi, affrontare queste e altre spese? Il segretario generale della Nato ha la formula magica: poichรฉ gli alleati europei «non possono permettersi di uscire dal business della sicurezza», devono «rivitalizzare il loro ruolo» adottando, secondo l’esempio degli Stati uniti, la «difesa intelligente». Essa «fornirร  piรน sicurezza, per meno denaro, lavorando insieme». La formula, inventata a Washington, prevede una serie di programmi comuni per le esercitazioni, la logistica, l’acquisto di armamenti (a partire dal caccia Usa F-35). Strutturati in modo da rafforzare la leadership statunitense sugli alleati europei. Una sorta di «gruppi di acquisto solidale», almeno per dare l’impressione di risparmiare sulla spesa della guerra.

Fonte:il Manifesto del 20/5/2012

Da Marx 21

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