FED, storia di una truffa (III) – Macchina del debito

lug 29, 2012 0 comments
Parte 1 e 2

“E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina” - Henry Ford

 Di Andrea Salati 
Daily Storm.it
Come si crea la moneta? Nonostante sia usata quotidianamente da ciascuno di noi, l’emissione di denaro resta per molti un tabù. Tra occultazione mediatica e leggende, analizziamo la moderna macchina del debito perpetuo.
Credenza diffusa è che il Governo “stampi moneta”  a propria discrezione, ma lo faccia in base alla domanda di liquidità proveniente dal mercato e dai cittadini. Non è la credenza ad essere errata, sono i fatti che la smentiscono. I prestiti della Fed all’esecutivo statunitense non sono che una goccia in un oceano di menzogne create ad arte per controllare la politica monetaria.
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Un banale esempio per capirne di più. Ipotizziamo che il Governo americano necessiti di espandere l’offerta di moneta e voglia immettere nel sistema 100 dollari. Chiederà alla Fed 100 pezzi di carta con valore del tutto fiduciario, non esistendo alcun corrispettivo di valore detenuto nella cassaforte dell’istituto. Infatti, mentre l’Ordine Esecutivo 11110 di Kennedy mirava a stampare moneta nella stessa quantità dell’argento detenuto nelle casse del Tesoro, la moneta della Federal Reserve non ha un corrispettivo argenteo, aureo o di qualsiasi altro tipo. In cambio del denaro concesso, verranno offerti un mucchio di buoni del tesoro (debito)  per un valore pari a quello del prestito della banca. In aggiunta a queste obbligazioni, però, i cittadini dovranno caricarsi l’onere del costo degli interessi sul prestito della banca.
E qui avviene la truffa. Non essendo una banca nazionale a “stampare” moneta, ma una corporazione di istituti privati con scopo di lucro, quest’ultima, proprio come avviene in ogni banca commerciale, applicherà al prestito concesso un tasso di interesse che poi in qualche modo il Governo dovrà restituire.
Vi state chiedendo in che modo? State sprecando tempo, non c’è alcuna soluzione. Lo Stato non sarà mai in grado di ripagare il prestito insieme agli interessi e si vedrà costretto a chiederne di nuovi per onorare quelli precedenti. Insomma, una continua macchina del debito. Un debito perpetuo. La dimostrazione? Sono i dati a parlare chiaro: gli USA ad oggi hanno un debito pubblico 5000 volte più grande di quello del lontano 1913. La data non vi ricorda nulla? Neanche a dirlo, la nascita della Federal Reserve.
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Se questo non vi sembrasse abbastanza, sappiate che c’è dell’altro. Analizzando questa macchina del debito, scopriamo infatti  – come segnalato dai molti siti che si occupano di questo tema – che solo il 3% del denaro che circola negli Stati Uniti sarebbe realmente tangibile. Tutto il resto è soltanto virtuale. In parole povere, su 100 banconote esistenti, solo 3 sono realmente stampate; le altre navigano tra i pc delle banche commerciali.
Esiste infatti un altro modo con il quale “far nascere” il denaro nella nostra economia: la riserva frazionaria! Si tratta della percentuale dei depositi bancari che per legge la banca è tenuta a detenere sotto forma di contanti o di attività facilmente liquidabili. Quindi, tale riserva è l’insieme delle poste contabili che, in percentuale rispetto ai depositi, un istituto di credito non può erogare.
Facciamo un altro esempio. Se la riserva obbligatoria è del 10%, per esempio, significa che una banca che riceve un deposito di 100  può prestare 90 dollari di quel deposito. Se poi chi prende il prestito firma un assegno a qualcuno che poi deposita i 90 dollari, per le stesse ragioni, la banca che li riceve potrà prestare al massimo 81 dollari; in tal caso, infatti, la riserva del 10% corrisponde al 9 dollari. Mentre il processo continua, il sistema bancario, nel suo complesso, può espandere il deposito iniziale dei nostri 100 dollari, cumulando ciò che ogni ipotetica banca avrà trattenuto, fino ad un massimo di 1.000 dollari (100 $ + 90 $ + 81 $ + 72,90 $ + … = 1.000 $).
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La riserva frazionaria, quindi, permette alle banche commerciali e, in particolare, alla banca centrale di creare moneta dal nulla! Come? Non è altro che un artifizio contabile: in sostanza, mediante questo meccanismo, dopo il secondo deposito risulteranno in circolazione 190 dollari e via via sempre di più, quando in realtà la quantità iniziale era di soli 100 e rimarrà tale. Sarà la percentuale di denaro che dovrà essere trattenuto come riserva obbligatoria dagli istituti commerciali a definire quante volte il deposito iniziale potrà essere trasferito e creare denaro del tutto inesistente: maggiore sarà la riserva, minori saranno il numero di passaggi possibili e, quindi, la quantità di dollari virtuali. Il risultato – sconcertante – è che per ciascuna banconota da un dollaro realmente stampata, ne circolano virtualmente nove, che in realtà non esistono.
Potrebbe sembrare che la Fed, in qualche modo, tenga per sé le banconote stampate e lasci circolare quelle virtuali, ma non è così. Ogni volta che quest’ultima eroga un credito nei confronti di un’altra banca commerciale, conferisce realmente il denaro ad essa, e sarà proprio questo conferimento ad innescare il meccanismo moltiplicativo permesso dalla riserva frazionaria, che abbiamo visto.
Globalizzazione, industrializzazione e interrelazione dei mercati richiedono una costante e rapida circolazione di moneta. Ne occorre sempre di più, ma, ogni volta che un nuovo miliardo viene estratto dal cilindro, la moneta preesistente perde valore alimentando dinamiche inflazionistiche: aumento dei prezzi e diminuzione del potere d’acquisto. Basti pensare a quanto valevano 5.000 lire tent’anni fa: di certo non 2,50 euro, oggi appena sufficienti per un gelato al bar. In tal modo, appare chiaro come l’attuale sistema sia degenerato, dal momento che, essendo intrinsecamente inflazionistico – come abbiamo visto –, il debito è inestinguibile. Così, nonostante questo, tutti sono spinti ad accumulare moneta inesistente, dimostrando di essere prigionieri di un vero e proprio inganno.
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Dati questi presupposti, si capisce come la discrezionalità di una banca centrale, che governa la politica monetaria, possa con estrema facilità alterare l’andamento dei cicli economici. Nell’ultimo secolo abbiamo assistito a continue e mutevoli crisi valutarie, crisi creditizie e crisi debitorie. Tutte determinate dalla stessa ragione: l’uso improprio della moneta. Non vi sembra strano che oggi la soluzione più accreditata ed invocata, che si prospetta per la risoluzione della crisi dell’Eurozona, sia proprio una modifica dei trattati per rendere la Bce nient’altro che una sorella dell’americanissima Fed?
In un sistema socio-politico, come il nostro, che usa una moneta come mezzo di scambio per le merci, misurando la ricchezza con la quantità di denaro accumulata e col Prodotto Interno Lordo, si intuisce quali siano le declinazioni delle libertà. Chi ha la proprietà del denaro possiede tutto e, tristemente, siamo soltanto in grado di immaginare quale sia il potere della Fed, l’organo che possiede fino all’ultimo prezioso dollaro americano della prima economia mondiale, gli Stati Uniti. La violazione della sovranità monetaria, che in un mondo globalizzato tutti noi siamo costretti a subire, sancisce, di fatto, la morte della democrazia rappresentativa con il totale assoggettamento della politica ai poteri della finanza.

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