11
gennaio 2013 (LD) – Un diluvio di articoli è stato rapidamente
messo in circolazione per difendere l’intervento militare della
Francia nella nazione africana del Mali. L’articolo del Time,“La
crisi in Mali: l’intervento francese fermerà l’avanzata
islamista?”
decide
che i vecchi trucchi sono i migliori trucchi, ed sceglie la noiosa
narrativa della “Guerra al Terrore”. Time sostiene
che l’intervento cerca di impedire ai terroristi “islamisti” di
impadronirsi dell’Africa e dell’Europa. Nello specifico,
l’articolo afferma: “…è
una (probabilmente ben fondata) paura della Francia che un Mali
islamista radicale minacci la Francia soprattutto, dal momento che la
maggior parte degli islamisti sono francofoni ed hanno parenti in
Francia. (Fonti dell’intelligence di Parigi hanno detto a Time di
aver identificato degli aspiranti jihadisti in partenza dalla Francia
per il nord del Mali, per addestrarsi e combattere.) Al-Qaida nel
Maghreb Islamico (AQIM), uno dei tre gruppi che compongono l’alleanza
islamista del Mali e che ne costituisce gran parte della leadership,
ha anche designato la Francia, la potenza rappresentante l’occidente
nella regione, come obiettivo primario degli attacchi“.
Ciò
che Time evita
di raccontare ai lettori è che al-Qaida nel
Maghreb Islamico (AQIM) è strettamente collegata al Gruppo
combattente islamico libico (LIFG, che la Francia ha supportato
durante l’invasione per procura della NATO della Libia, nel 2011,
fornendo armi, addestramento, forze speciali e anche aerei per
sostenerlo nel rovesciamento del governo della Libia. Già
nell’agosto del 2011, Bruce Riedel, del think-tank della grande
finanzaBrookings
Institution,
ha scritto “L’Algeria
sarà la prossima a cadere“,
dove aveva allegramente predetto che il successo in Libia avrebbe
incoraggiato gli elementi radicali in Algeria, AQIM in particolare.
Tra le violenze estremiste e la prospettiva di attacchi aerei
francesi, Riedel sperava di vedere la caduta del governo algerino.
Ironia della sorte, Riedel osservava: “L’Algeria
ha espresso particolare preoccupazione che i disordini in Libia
possano portare alla creazione di un rifugio sicuro e importante
santuario per al-Qaida e altri estremisti jihadisti.”
E grazie alla NATO che la Libia è diventata esattamente ciò, un
santuario per al-Qaida sponsorizzata
dall’occidente. Con l’avanzata di AQIM nel nord del Mali e il
coinvolgimento francese, ora si vedrà il conflitto sconfinare
inevitabilmente in Algeria.
Va
notato che Riedel è co-autore di “Quale
percorso verso la Persia?”,
che cospira apertamente ad armare un’altra organizzazione definita
terroristica dal Dipartimento di Stato degli USA, (il numero 28 della
lista), la Mujahidin-e
Khalq (MEK),
per causare caos in Iran e contribuire a far pressione sul governo
locale, illustrando chiaramente l’impiego delle organizzazioni
terroristiche, anche quelle elencati tali dal Dipartimento di Stato
statunitense, nell’eseguire la politica estera degli Stati Uniti.
L’analista
geopolitico Pepe Escobar ha notato un collegamento più diretto tra
LIFG e AQIM, in un articolo di Asia
Times dal
titolo “Come
al-Qaida ha potuto dominare Tripoli”:
“Soprattutto,
ancora nel 2007, il numero due di al-Qaida, Zawahiri, ha annunciato
ufficialmente la fusione tra LIFG e al-Qaida nel Maghreb islamico
(AQIM). Quindi, a tutti gli effetti, da allora LIFG/AQIM sono la
stessa cosa, e Belhaj ne era/è il suo emiro“.
“Belhaj”, ovvero Abdul Hakim Belhaj, leader del LIFG in Libia, ha
ottenuto sostegno, armi, finanziamenti e riconoscimento diplomatico
dalla NATO per il rovesciamento di Muammar Gheddafi, e ora ha gettato
la nazione in una perenne guerra intestina genocida razzista e
tribale. Questo intervento ha visto anche l’epicentro della
rivolta, Bengasi, staccarsi da Tripoli come semi-autonomo “emirato
del terrorismo”. L’ultima campagna di Belhaj si svolge in Siria,
dove è stato certamente al confine siriano-turco ad inviare armi,
denaro e combattenti al cosiddetto “Esercito libero siriano”,
ancora una volta sotto gli auspici della NATO.
L’intervento
della NATO in Libia ha fatto risorgere l’organizzazione
terroristica affiliata ad al-Qaida,
LIFG. Aveva già combattuto in Iraq e in Afghanistan, e ora invia
combattenti, denaro e armi, il tutto grazie alla NATO, dal Mali in
occidente alla Siria in oriente. Il temuto “califfato globale”
con cui i neo-con hanno spaventato i bimbi occidentali per un
decennio, sta prendendo forma attraverso le macchinazioni di USA,
Arabia Saudita, Israele e Qatar e non grazie all”Islam’. In
realtà, i veri musulmani pagano il prezzo più alto nella lotta
contro questa vera e propria “guerra contro il terrorismo
finanziato dall’occidente.”
Il
LIFG, che con armi, contanti e supporto diplomatico francesi, sta
invadendo il nord della Siria per conto di un cambiamento di regime
tentato dalla NATO, ufficialmente si è fuso con al-Qaidanel
2007, secondo il Centro di lotta al terrorismo (CTC) di West Point
dell’esercito degli Stati Uniti. Secondo CTC, AQIM e LIFG non solo
hanno obiettivi ideologici, ma anche strategici e tattici. Le armi
che il LIFG ha ricevuto, certamente sono finite nelle mani di AQIM
passando attraverso i confini porosi del deserto del Sahara e del
nord del Mali. In realtà, ABC
News ha
riferito, nell’articolo “Il
gruppo terroristico di al-Qaida: ‘riceviamo le armi libiche“,
che: “un
esponente di spicco di un gruppo terrorista affiliato ad al-Qaida, ha
indicato che l’organizzazione può aver acquisito alcune migliaia
di potenti armi scomparse nel caos della rivolta libica, alimentando
i timori dei funzionari occidentali. Siamo uno dei principali
beneficiari delle rivoluzioni nel mondo arabo,”
ha detto alla agenzia di stampa mauritana ANI Moqtar Belmoqtar, un
leader nordafricano di al-Qaida nel
Maghreb islamico [AQIM]. “Per
quanto riguarda il nostro beneficiare delle [libiche] armi, è una
cosa naturale in questo tipo di circostanze.”
Non
è un caso che mentre il conflitto libico si avvicinava alla
conclusione, un altro conflitto scoppiava nel nord del Mali. Fa parte
di un premeditato riordinamento geopolitico che ha avuto inizio con
la caduta la Libia, da allora usata come trampolino di lancio per
invadere altre nazioni prese di mira, tra cui Mali, Algeria e Siria,
usando terroristi armati fino ai denti, finanziati e aiutati dalla
NATO. Il coinvolgimento francese può scacciare AQIM ed i suoi
affiliati dal nord del Mali, ma sono quasi sicuri di finire in
Algeria, molto probabilmente in base a un piano preciso. L’Algeria
è stata in grado di sventare la sovversione, durante le prime fasi
della “primavera araba” ideata dagli USA nel 2011, ma sicuramente
non è sfuggita all’attenzione dell’occidente, che si trova a
trasformare una regione che si estende dall’Africa al pianerottolo
di Pechino e di Mosca, usando, con un impeto di schizofrenia
geopolitica, i terroristi sia come come casus belli per invadere e
sia come inesauribile forza mercenaria da impiegarvi.
Traduzione
di Alessandro Lattanzio - SitoAurora
Ah ecco a cosa serve l'aumento delle tasse in Francia!X riconquistare l'Africa!Tanto a pagare è sempre il popolo!
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