I capitali cinesi e il saccheggio neocolonialistico delle cascate Vittoria

mag 13, 2013 1 comments

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Un’ “aerotropoli” finanziata da Bank of China sorgerà alla base delle famose cascate Vittoria. L’invasione dei capitali cinesi minaccia un altro polmone del nostro pianeta.

Di Andrea Salati
http://dailystorm.it

L’AEROTROPOLI - Quando nel lontano 1855 l’esploratore britannico David Livingstone diede il nome della Regina d’Inghilterra a queste cascate non poteva certo pensare che un giorno, in nome del denaro, qualcuno avrebbe potuto minacciare una simile meraviglia. Ma allora quello del “capitale” era un concetto emergente e non ancora affermato. Oggi invece le cascate Mosi-oa-Tunya, ovvero “fumo che tuona“ nella lingua delle popolazioni locali, rischiano seriamente di essere violentate dalla costruzione di un’aerotropoli.
Per chi non lo sapesse, si tratta di un centro urbano le cui attività economiche e le sue infrastrutture ruotano e si sviluppano attorno ad un aeroporto, una città ad orientamento soprattutto turistico, congressuale e commerciale. Insomma, un centro divertimenti ricco di ristoranti, cinema, negozi ed un immancabile zoo per la felicità dei visitatori lampo che così potranno alleviare la loro giornata osservando bufali, ippopotami e giraffe dentro le gabbie. Le popolazioni locali e le organizzazioni ambientaliste sono ovviamente sul piede di guerra e minacciano ritorsioni per impedire questo sfacelo ambientale “made in china”. Lo scalo, rientrante nei confini dello Zimbabwe,  sarebbe infatti il più grande dell’Africa meridionale, verrebbe costruito in un luogo patrimonio dell’UNESCO e potrebbe ospitare oltre un milione di curiosi all’anno. Quali sono tuttavia le ragioni che stanno spingendo lo Zimbabwe a svendere un simile patrimonio senza opporre resistenza?

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IL CAPITALE ROSSO - A detta di Pechino, sarebbe stato proprio Robert Mugabe, sanguinario dittatore per l’occidente ed eroe nazionale per le popolazioni locali ad aver proposto un affare al colosso orientale. Da tempo, infatti, lo Zimbabwe versa in  gravi condizioni economiche a causa di un’elevata disoccupazione ed un erronea allocazione delle risorse di cui gode. A detta di molti questa crisi sarebbe dovuta al disprezzo che il leader proverebbe nei confronti dell’uomo bianco, impedendo fino ad oggi investimenti che permetterebbero un surplus della bilancia dei pagamenti del Paese, un problema puramente economico che nulla toglie all’ampio consenso di cui sembra godere tra i suoi cittadini.
Sta di fatto che secondo le fonti cinesi, il dittatore avrebbe chiesto al Paese del dragone di collaborare alla realizzazione delle grandi opere del suo paese in cambio della possibilità di realizzare il mega-aereoporto. La Cina ringrazia e si appresta a contribuire in maniera decisa alla ristrutturazione dello Zimbabwe con la costruzione di superstrade e autostrade dirette nei luoghi turistici. L’aerotropoli costerà alla Bank of China oltre 200 milioni di dollari, soldi che dovranno bastare per costruire un intero centro urbano, hangar, piazzole di sosta per gli aerei e 20.000 metri quadri di terminal. Lo Zimbabwe non spenderà un euro, si fa per dire, mentre i finanziatori cinesi rientreranno delle spese grazie a concessioni aeroportuali, licenze e l’approvvigionamento di materie prime. Impossibile non riflettere poi su quello che sarà il fabbisogno energetico dell’aerotropoli, qualcuno teme infatti che si riveli necessaria la costruzione di ulteriori dighe per la produzione di energia elettrica compromettendo il naturale flusso d’acqua delle cascate, ma per ora nulla di certo è stato ancora comunicato.
A pagare il saldo per conto della scarsa lungimiranza di Mugabe sarà quindi l’ambiente con la sua biodiversità animale e vegetale a causa di un progetto di deforestazione a livelli massicci. Infine toccherà alla popolazione locale, del tutto inconsapevole del fatto che la loro unica fonte di reddito, l’esportazione di materie prime, sarà gravemente compromessa dai favoritismi e dai legami che Mugabe stringerà con i cinesi.

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IL SACCHEGGIO NEOCOLONIALISTICO - Non c’è solo la preoccupazione per la devastazione ambientale e la perdita di un patrimonio inestimabile nei pensieri delle popolazioni locali. Ad allarmare è infatti il timore che si stia progressivamente tornando ad una nuova forma coloniale sotto mentite spoglie. Non più eserciti e fucili, ma denaro e favoritismi in pieno stile ultra-capitalista. Quello che si sta per concretizzare in Zimbabwe appare come un vero e proprio saccheggio neocolonialista: il capitale cinese in cambio delle risorse che potrebbero far la fortuna dello Zimbabwe. D’altra parte è ormai del tutto evidente come questa prassi sia ben radicata in ogni Paese africano.
Si pensi alla Nigeria, dove le grandi multinazionali sfruttano le ricchezze del terreno in cambio di minuscoli investimenti o al Kenya, dove i grandi laghi sono ormai sfruttati da tempo da pescicolture cinesi. Da un punto di vista meramente economico a strappare una risata amara è l’idea che il colosso asiatico possa comprare le materie prime in Africa a prezzi di favore per poi lavorarli in Cina e rivendere ad un prezzo maggiorato il semi-lavorato proprio ai cittadini africani. Intanto la priorità va alle cascate Vittoria, alla loro salvaguardia e alle loro ricchezze nascoste, sperando che un giorno non troppo lontano i cittadini dello Zimbabwe, guardando anche alle popolazioni del Kenya e della Nigeria, possano rendersi conto dell’errore che stanno per commettere…

Fonte:http://dailystorm.it/2013/05/06/i-capitali-cinesi-e-il-saccheggio-neocolonialistico-delle-cascate-vittoria/

Commenti

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