Il lavoro deve servire la vita, non il contrario

nov 28, 2013 2 comments

Di Alberico Cecchini

Perché il lavoro è diventato un problema così grave? C’è chi si deprime o si ammala perché non ce l’ha. Ma troppi si ammalano o si deprimono proprio a causa del lavoro che fanno. Perché temono di perderlo. Compresi dirigenti e datori di lavoro. Oppure perché il lavoro è sempre più duro, inumano e gli ambienti di lavoro sono tossici per anima e salute. Qui allora occorre riscoprire completamente il senso del lavoro. Partendo dalla persona: il lavoro deve servire le persone, non il contrario. Il lavoro è necessario e fa anche bene, ma ci sono un sacco di lavori che invece fanno male ed è meglio non fare. Il primo lavoro da fare è su stessi. Smettere di lamentarsi e dare la colpa agli altri, colpa che, per quanto vera, ci inquina. Basta con l’inganno che il lavoro è qualcosa che ci spetta di diritto da qualcun altro. La forza del lavoro è una cosa molto personale che dobbiamo conquistare e sviluppare ogni giorno, mai prostituire. Dico che conta la persona più del contesto e la capacità di vedere le nostre potenzialità che liberiamo impegnandoci ogni giorno ad essere più indipendenti. Occorre trovare un atteggiamento interiore di umiltà che ci spinga a migliorare, capire, innovare, ascoltare, prendersi cura di sé e di chi ci è vicino. Poi occorre imparare a fare qualcosa molto bene; anche se i risultati non arrivano subito, sbagliamo, ma ci correggiamo, cadiamo, ma ci rialziamo, soffriamo, ma miglioriamo e avremo sempre il necessario.“Ruba con gli occhi” mi dicevano quando facevo il manovale. Se hai gli occhi aperti impari anche da solo. E poi “scopri le tue potenzialità”. Lo sto facendo e oggi sono io che dò  lavoro a 57 persone fra interni e collaboratori esterni. Certe persone il lavoro ce l’hanno sempre perché sono elastiche e seminano continuamente, anche solo il loro modo di essere. è finito il lavoro fisso. Forse è meglio così. So bene quanto costa cara l’indipendenza, ma anche quanto vale. Ci impedisce di dormire sulle certezze e ci spinge a smuoverci per provare a raccogliere quanto meritiamo.


Commenti

  1. Penso che l' uomo è nato e si è evoluto sino al mondo moderno proprio perché non è monotono. Il posto fisso è monotono, ma diviene indispensabile se, nel momento in cui lasci un lavoro ( o vieni costretto da volontà non tue ), non ce ne sono altri.
    Rimanere senza lavoro è deprimente, ti uccide psicologicamente. Ti fa sentire uno zombie, un individuo che vive alle spalle della società nonostante cerchi in tutti i modi di essere indipendente.

    I grandi imperatori e uomini del passato sono diventati tali proprio perché non esisteva, per loro, la monotonia. La vita, di per sè, non è una linea piatta, ma un elettrocardiogramma che cambia stati e ne assume anche d' improvvisi diversi.

    Un saggio diceva che il lavoro deve essere un' opera utile alla gente, un qualcosa che produce o che serve qualcosa o qualcuno. Qualcosa di utile.
    Così tu non servi il il lavoro, ma è il lavoro che serve chi ha bisogno di quel bene o di quel servizio.

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    1. Grazie per il bel commento , concordo praticamente su tutto ciò che hai scritto . Ciao :)

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