La miglior politica estera è la non interferenza

ago 24, 2014 1 comments


Di Salvatore Santoru

Nelle relazioni interpersonali la scelta considerata migliore e più saggia, è quella di rispettare gli altri se c'è rispetto dall'altra parte e non interferire troppo nella vita altrui.
Questo concetto è ben riassunto nella celebre massima di Arthur Schopenhauer: " Vivi e lascia vivere ".




In politica, le relazioni internazionali dovrebbero essere improntate più o meno nello stesso modo, ma purtroppo invece non è così.
Infatti, al giorno d'oggi, questo concetto pare decisamente divergente rispetto a certe direzioni assunte nella politica estera dagli USA e della NATO (e non solo ovviamente).

Tali relazioni improntate spesso sull'aggressione dell'altro, anche se mascherate tramite appelli "umanitaristici" di facciata, sono la base del moderno imperialismo e dell'attuale processo di globalizzazione, che si basano sull'imposizione di un determinato sistema tramite la coercizione.



Nella storia recente, di esempi di tali atteggiamenti aggressivi ce ne sono a iosa.

Basti pensare all'aggressione che la NATO, con il beneplacito dell'ONU, ha lanciato contro la Libia nel marzo del 2011, aggressione che è stata giustificata con intenti "umanitari", con l'uso di una forte strategia di diffamazione basata sulla diffusione ossessiva di notizie non verificate, tra cui alcune completamente inventate ( come quella delle fosse comuni ), tese a screditare all'occhio dell'opinione pubblica la nazione designata come vittima, fatta passare per carnefice, in modo da giustificare le azioni di guerra.




Si potrebbe continuare all'infinito elencando i tanti episodi di politica estera aggressiva, ma quello che più importa ora è far vedere quanto tale tipo di relazione sia distruttiva e disfunzionale, e offrire un'alternativa, specificamente quella di una politica estera basata sulla non interferenza, e sul principio di non aggressione.

Tale concezione di politica estera, è notoriamente portata avanti negli States dai politici Ron Rand Paul.

Questi hanno da sempre denunciato i fallimenti provocati dall'atteggiamento aggressivo degli USA, proponendo una politica estera basata sul rispetto della propria e dell'altrui indipendenza e sovranità, senza inutili interferenze tese a squilibrare i rapporti internazionali, ed è per questo che sono sempre stati contrastati dall'establishment democratico e repubblicano, entrambi basati su una forte politica guerrafondaia.

Quindi, non più politiche tese a rafforzare la dipendenza dai paesi più forti, non più una concezione totalitaria e omologante dei rapporti internazionali come portata avanti da certi gruppi di potere considerati di matrice "mondialista".


Quindi rispetto della propria e dell'altrui diversità, dove ogni paese faccia la sua parte e pensi al proprio miglioramento, senza interferire negli affari esteri per meri scopi di controllo e potere.

Bisogna chiarire che naturalmente tutto questo non significa assolutamente tollerare situazioni intollerabili dal punto di vista politico e umanitario, così come rispettare gli altri e farsi gli affari propri non significa necessariamente essere totalmente indifferenti a ciò che succede nella società.



Se ipoteticamente si verificassero situazioni intollerabili dal punto di vista politico e internazionale ( guerre,regimi sanguinari ecc ), sicuramente  si tenterebbe di risolvere in maniera comune tali problemi, iniziando dalla diplomazia, e naturalmente ciò non avrebbe niente a che vedere con certe politiche di oggi considerate "globaliste", politiche tese a creare una concezione omologante e totalitaria del mondo, e in fin dei conti basate sempre sugli interessi egoistici dei paesi più forti (USA, paesi del Golfo, etc).


Inoltre, sicuramente in tale ottica verrebbero messi in discussione i rapporti internazionali basati su una "gerarchia artificiale", come lo sono ora, e l'ipotetica leadership di una nazione rispetto ad un'altra non verrebbe certo da quanto riesca ad ingannare e ad aggredire militarmente più paesi possibili, come avviene tutt'ora.

Molto probabilmente, tale concezione sarebbe una seria e fruttuosa alternativa, in quanto prima di tutto basata sul buonsenso e sul rispetto dell'altro.

Come vediamo ogni giorno, l'impostazione interventista della politica estera attuale non porta niente di buono, se non a continue guerre e conflitti, visto che guerra chiama guerra e l'odio porta ad altro odio, e se non c'è un serio cambio di paradigma tale situazione difficilmente muterà.


Mentre tale nuova concezione della politica estera si renderebbe migliore e maggiormente armonica, in quanto tesa alla costruzione politica di rapporti internazionali basati sull'equilibrio.

Già Mahatma Gandhi proponeva una posizione molto simile, basata sull'autodeterminazione, sia a livello individuale, che popolare e nazionale.

Il suo sogno era quello della costruzione di un mondo in cui l'arroganza imperialista e/o mondialista non avrebbe avuto più senso di esserci, dove ogni individuo, ogni comunità e ogni popolo potessero essere liberi di vivere felici, liberi, fieri di sé stessi e della terra in cui avevano avuto origine.



Da parte sua, aveva contribuito alla nascita di un'India libera e sovrana, fondata sull'indipendenza e il bilanciamento degli aspetti sociali, nazionali ed internazionali, in aperta opposizione ai progetti di omologazione totalitaria del mondo e delle diverse identità da cui è composto.



Difatti, la vera unità e la vera pace si realizzano solo con il rispetto e la salvaguardia delle diversità, e non con la cancellazione di esse nel nome di un'ideologia totalitaria che non accetti altro da sé, e il cui fine sia quello di omologare, anche con la coercizione e con la più brutale violenza, il mondo e la Terra, che da che mondo è mondo sono fondati sulla varietà e la diversità.



Quindi, è ora più che mai necessaria una rottura con l'attuale ideologia dominante di matrice mondialista, un'ideologia che tolti gli aspetti suadenti con cui viene propagandata, si sta rivelando essere attualmente una mera ideologia dedita al raggiungimento dell'omologazione totalitaria.

Commenti

  1. Non sono d'accordo su quanto si dice sulla Siria. La "protezione" della Russia sarebbe quella di fornire armi all'esercito siriano? Alla faccia della non interferenza... Sono i siriani a dover decidere, invece sta decidendo la Russia per loro

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