Il caso:ragazzo di origine senegalese si candida con Casa Pound e Salvini e viene fortemente insultato, minacciato di morte e etichettato come un "traditore della razza"

mag 23, 2015 0 comments


Di Salvatore Santoru

A Macerata il 27enne Paolo Diop, noto per essere anche il primo arbitro di colore nell'area, ha deciso recentemente di candidarsi con "Sovranità", la lista politica che unisce Casa Pound e la Lega di Salvini.
Indubbiamente questa notizia, per chi è abituato ai discorsi politici da bar, è risultata alquanto sorprendente, ma non bisogna dimenticare che già in passato Casa Pound voleva candidare il giornalista Fidel Mbanga-Bauna e che il Caroccio ha tra le sue fila anche il nigeriano Tony Iwobi(foto 1) come responsabile per l'immigrazione e il primo sindaco di colore eletto in Italia è stata la leghista di origini afroamericane Sandy Cane(foto 2).


 Indubbiamente, la scelta di Diop di per sé dovrebbe essere considerata legittima in quanto una persona, di qualunque colore sia, ha diritto di pensarla come vuole, e se deve essere criticata, dovrebbe esserlo politicamente e non di per sé, come invece è successo.

Difatti, su Facebook e non Diop è stato bersaglio di diversi insulti, sia di connazionali ma anche di qualche italiano, che lo accusavano di essere un "traditore della razza", un "negro da cortile", nonché a quanto pare ci sono state anche minacce di morte, sia sui social che tramite lettere private.


Ora, che venga criticata la lista o politicamente lo stesso Diop che ha deciso di sostenerla è cosa che dovrebbe essere più che legittima ( e da criticare ce ne sarebbe tanto ), ma che si attacchi Diop solo per il fatto di essere un ragazzo di colore che ha effettuato una scelta diversa rispetto a ciò che si aspettava da lui, è oggettivamente troppo.
Difatti, sembra che per certi un migrante, se integrato, debba sempre e comunque stare dalla parte di una certa sinistra perché teoricamente ne rappresenterebbe i diritti, o, se non integrato bene, che debba restare fedele a una mentalità conformista,dogmatica e "tribale" piuttosto chiusa e purtroppo a volte non rara in certe comunità di migranti, invece che pensare con la propria testa e decidere di agire secondo la sua volontà, dimostrando in tal modo una mentalità molto più aperta rispetto a chi lo ha criticato così ferocemente.

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