La Grande Opera alchemica

gen 7, 2016 0 comments

Gesù disse: «Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato
 e quando troverà sarà commosso e si stupirà,
e così commosso contemplerà e regnerà sul Tutto»
 Il Vangelo di Tommaso, verso 2

Di Claudio Carli
L’Alchimia rivela nel simbolo della Grande Opera, il processo con cui l’Uomo può arrivare a Realizzarsi, ossia a divenire cosciente della propria vera Realtà Spirituale.
In questo lavoro spiegheremo le allegorie ed i simboli presenti nei testi alchemici, illustrandone l’insegnamento che essi velano.
Nel Medio Evo l’occidente puritano considerava un’eresia il solo pensare che l’essere umano potesse assurgere alla conoscenza della propria realtà divina. Per questo gli Iniziati di allora dovettero velare in simboli e allegorie i propri insegnamenti. Oggi questa necessità non sussiste più, ovviamente, ed è particolarmente interessante comprendere i paralleli che legano l’Insegnamento Iniziatico Occidentale a quelli espressi in Oriente sotto tutt’altre forme, ma con un’identica sostanza.





La Tradizione Iniziatica dai tempi più remoti tramanda la Conoscenza della realtà divina dell’uomo e lo fa in modi e maniere che si adattano nella forma ai diversi periodi storici ed alle caratteristiche della società dell’epoca. E’ compito dell’Iniziato decodificare e “aprire” le antiche forme e gli antichi simboli, portando così alla propria coscienza, l’unità degli Insegnamenti tramite i quali sarà in grado egli stesso di raggiungere la Meta alla quale è destinato: la Reintegrazione del Sé o, in altri termini, la Realizzazione.
Dice un antico motto che l’Iniziato è in grado di parlare mille lingue. Ciò non si realizza, naturalmente, studiando semplicemente gli idiomi antichi e moderni, quanto invece comprendendo quei principi che sono l’unica realtà, al di là del velo dell’Illusione, e sapendo riconoscerli nelle “mille lingue” ossia nei mille modi in cui sono stati trasmessi dalla Tradizione. Uno di questi modi è per l’appunto l’Alchimia. Altri possono essere l’Ermetismo, la Massoneria, le dottrine orientali, le religioni (anche le religioni hanno una componente esoterica, benché di solito misconosciuta dai più) e così via.
Vogliamo allora tentare di “aprire” i significati del linguaggio alchemico, così da dare perlomeno una prima chiave per comprenderne gli Insegnamenti.




1.1 Vitriolum
… e fin quando non avrai la saggezza,
muori per divenire,
sarai soltanto un triste ospite su questa terra oscura.
 Goethe

Colui che vuole entrare nel regno divino,
deve prima entrare nel corpo di sua madre,
e morirci.
 Paracelso

Carl Gustav Jung disse: "Chi guarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine. Chi guarda se stesso, rischia di incontrare se stesso. Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette, cioè quella faccia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro il personaggio, la maschera dell’attore. Questa è la prima prova di coraggio nel percorso interiore. Una prova che basta a spaventare la maggior parte delle persone, perché l’incontro con se stessi appartiene a quelle cose spiacevoli che si evitano fino a quando si può proiettare il negativo sull’ambiente."
L’acronimo V.I.T.R.I.O.L.U.M., che viene usato nella letteratura alchemica, è formato dall’espressione latina Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam, che significa “Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta che è la vera medicina”.
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L’alchimista scava la terra. Scavare o penetrare la terra è il primo passo del processo alchemico. La terra è il corpo, o se stessi. Penetrare la terra corrisponde a penetrare, conoscere, il proprio sé interiore.

Siamo quindi invitati a discendere nella terra, negli inferi, nell’inconscio. La terra è il simbolo dell’uomo fisico. L’uomo deve prendere coscienza del suo mondo interiore, di chi è, cosa sta facendo, quali sono le sue motivazioni eccetera. Una volta rivolta l’attenzione verso l’interno, si scoprirà un mondo nuovo: gli inferi dell’Ade, il regno oscuro delle ombre e dei mostri.

Questa discesa viene anche chiamata regressus ad uterum, “ritorno nell’utero”, un termine che viene spesso usato nei riti d’iniziazione. È un ritorno simbolico a un particolare stato primordiale dell’essere che accomuna ogni uomo nell’inconscio collettivo.
Nel profondo dell’uomo, nell’oscurità della sua psiche, risiedono i moventi delle sue azioni. Dunque il regressus ad uterum, il prendere coscienza di questi moventi profondi, è una condizione necessaria per entrare nella zona di morte illuminata dalla luna, e successivamente sperimentare la rinascita. Terra Mater, la Madre Terra, è sempre stata collegata alla nascita, con l’unione tra uomo e donna (conscio e inconscio); unione dalla quale la nuova vita sgorgherà dopo la morte.
I popoli primitivi svolgevano le loro iniziazioni al buio o sottoterra, ad esempio nelle grotte. In Egitto, le iniziazioni si svolgevano nelle piramidi o nelle cripte interrate dei templi. In Persia si usavano principalmente nelle grotte, mentre gli indiani d’America avevano apposite capanne. I misteri di Mitra venivano eseguiti in templi costruiti sottoterra. La stessa iniziazione era simboleggiata dalla penetrazione della pancia della Grande Madre, o del corpo di un mostro marino o animale selvatico.
Nella mitologia greca, Orfeo discese nell’Ade per cercare Euridice (il simbolo della sua anima perduta). Il Dio hindù Krishna discese negli inferi per cercare i suoi sei fratelli (i sei chakra, essendo Krishna il chakra della corona). Dice una leggenda che, dopo la sua morte, anche Gesù discese nel regno di Satana per salvare l’anima di Adamo (l’uomo puro).

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La porta della saggezza eterna (Heinrich Khunrath, Amphiteatrum Sapientiae, Hanau, 1604).

Nell’alchimia, l’entrata dell’inconscio è  spesso rappresentata dall’entrata delle grotte, da racconti di viaggi negli inferi o strani luoghi lugubri del mondo. Talvolta si trova negli scritti alchemici la rappresentazione del re che si fa il bagno. L’acqua, alchemicamente parlando, rappresenta proprio l’inconscio. Il Re, che è invece la nostra coscienza, vi si immerge proprio per venire a contatto con i suoi contenuti e così portarli alla luce, alla propria coscienza.

Un altro modo in cui questo contatto tra coscienza ed inconscio viene rappresentato è il simbolo della “coniunctio”(congiunzione) o “concepito” (concezione) tra il Re e la Regina, che avviene principalmente nell’acqua, in una sorgente o in una fontana. La Regina quindi rappresenta il femminile, l’acqua, l’inconscio.
La discesa nell’inconscio non è priva di pericoli. In senso psicologico può ad esempio sfociare nella schizofrenia. Nella mitologia, l’eroe penetra gli inferi per lottare contro mostri e demoni. La Grande Madre gli appare sotto forma di un essere terribile, spesso il Signore della Morte. Per il suo coraggio e la sua audacia, la Grande Madre, Dea della fertilità, gli offre grande conoscenza e grande saggezza.
Quando nell’alchimia si lavora con i metalli (così vengono chiamate le passioni e le emozioni dell’uomo), il piombo viene usato come materiale iniziale. Gli alchimisti dicono che nel piombo vi è un demone che può causare la pazzia. Il piombo è sotto il dominio di Saturno, il Dio della malinconia, che causa disturbi e visioni demoniache.
Il piombo, il più impuro dei metalli, deve essere trasformato nel metallo puro, l’Oro, simbolo dello Spirito. In generale, il piombo rappresenta le passioni inferiori e più terrene dell’uomo. E’ su di loro che l’alchimista opera, rettificandole (rectificando) e sublimandole sempre più. Cosa significa questo? Ce lo spiega un testo del Taoismo moderno: “Ecco perché Buddha Jou-lai (Tathagata), nella sua grande misericordia, ha rivelato il metodo, il lavoro alchemico del Fuoco, e ha insegnato al popolo a rettificare la propria vera natura e pienezza”.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.esonet.org/index.php/articoli/32-articoli-alchimia/1064-la-grande-opera

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