SUBIRE IL RAZZISMO FA MALE ALLA SALUTE

mar 19, 2016 0 comments
Di Walter La Gatta
Il razzismo può essere definito come un sistema organizzato all’interno della società, che causa disuguaglianze evitabili e ingiuste al potere, alle risorse, alle capacità e alle opportunità di alcuni gruppi etnici. Il razzismo può manifestarsi attraverso credenze, stereotipi, pregiudizi e discriminazioni. Il concetto comprende tutto: dalle minacce aperte agli insulti, ai fenomeni profondamente radicati nei sistemi e nelle strutture sociali [Berman G, Paradies Y. 2010].
Il razzismo può manifestarsi a più livelli e può essere:
– interiorizzato (assimilazione di atteggiamenti, ideologie o convincimenti razzisti nella propria visione del mondo),
– interpersonale (nelle interazioni tra individui)
– sistemico (per esempio, controllo razzista sull’accesso al lavoro, sulle risorse materiali e simboliche all’interno di una società)
[Paradies Y., 2006; Hamilton C, Carmichael S. 1967].
Il razzismo esiste come causa di esclusione, conflitto e svantaggio su scala globale [ONU 2009], e i dati esistenti suggeriscono che il razzismo sia in aumento in molti contesti nazionali  [Brika J, Lemaine G, Jackson J. 1997; Semyonov M, Raijman R, Gorodzeisky A., 2006; Gallup Poll, 2014, The Guardian. Racism on the rise in Britain, 2014; Markus A. 2014]
Il comportamento razzista può avere un impatto sulla salute di chi lo subisce attraverso diversi percorsi riconosciuti:
(1) riduce l’accesso al lavoro, la possibilità di trovare un alloggio o di accedere all’istruzione e / o comporta una maggiore esposizione a fattori di rischio (ad esempio, il contatto altrimenti evitabile con la polizia);
(2) sperimentazione di processi emozionali e cognitivi associati alla psicopatologia;
(3) carico allostatico e processi fisiopatologici concomitanti;
(4) partecipazione diminuita a comportamenti sani (ad esempio, sonno e esercizio fisico) e / o maggiore coinvolgimento in comportamenti non salutari (ad esempio, consumo di alcol);
(5) danno fisico a causa della violenza razzista
[Paradies Y. 2006; Brondolo E, Brady N, Libby D, Pencille M. 2011; Harrell CP, Burford TI, Cage BN, McNair Nelson T, Shearon S, Thompson A, et al. 2011; Pascoe EA, Richman LS. 2009; Priest N, Paradies Y, Trenerry B, Truong M, Karlsen S, Kelly Y.  2013; Gee GC, Ro A, Shriff-Marco S, Chae D. 2009]
I primi studi che mettono in relazione razzismo e salute, fisica e mentale, sono stati condotti a partire dalla metà degli anni novanta negli Stati Uniti [Krieger N, Rowley D, Hermann AA, Avery B, Phillips MT. 1993; Williams DR, Lavizzo-Mourey R, Warren RC. 1994]. Questi studi hanno fornito una prima indicazione sugli impatti negativi del razzismo per la salute di chi lo subisce e hanno dato il via a ulteriori ricerche sull’argomento.
Due grandi revisioni sistematiche sono state pubblicate nel 2006 e nel 2009, per un totale di 253 studi empirici, pubblicati tra il 1984 e il 2007. Queste recensioni si sono focalizzate sul razzismo fornendo una pletora di risultati sulla salute, e hanno scoperto associazioni molto consistenti tra razzismo e cattiva salute mentale. Più di recente, due meta-analisi condotte su larga scala hanno scoperto significativi impatti negativi sulla salute mentale e associazioni un po’ più deboli, ma comunque significative, con la salute fisica [Pascoe EA, Richman LS., 2009,Schmitt MT, Branscombe NR, Postmes T, Garcia A. 2014]. Per quanto riguarda la salute mentale (intesa come benessere) vi sono problemi nell’area dell’autostima e del disagio psicologico, e risultati simili per soddisfazione di vita, ansia e depressione . I loro risultati per quanto riguarda l’associazione cattiva salute mentale e razzismo e discriminazione sono stati confermati anche da una più piccola meta-analisi e da un’altra recensione [Goto JB, Couto PFM, Bastos JL. 2013; Conklin HD.  2011].
I soggetti studiati sono stati in particolare i bambini e gli adolescenti,  vari gruppi etnici, tra cui asiatici americani, afro-americani e Latino americani.  Per quanto riguarda gli aspetti fisici sono stati osservati in particolare dei cattivi valori per la pressione sanguigna, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari scoprendo che vi sono dati allarmanti soprattutto per quanto riguarda la pressione arteriosa, una misura che evidenzia lo stato di stress [Dolezsar CM, McGrath JJ, Herzig AJM, Miller SB. 2014; Brondolo E., Love E. E., Pencille M., Schoenthaler A., & Ogedegbe G. (2011)].].
In sintesi, le recensioni e le meta-analisi finora prodotte hanno evidenziato che la discriminazione subita per motivi razziali è costantemente legata ad una cattiva salute mentale e, meno costantemente, alla cattiva salute fisica.
Ci si è chiesto quali siano i meccanismi attraverso i quali il razzismo colpisce la salute. L’esposizione cronica al razzismo può essere implicata nella disregolazione del sistema ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) che, a sua volta, può danneggiare altri sistemi corporei e portare a risultati fisici, come problemi cardiocircolatori e obesità. L’impatto del razzismo sulla disregolazione delle regioni cognitivo-affettive, come la corteccia prefrontale, la corteccia cingolata anteriore, l’amigdala e il talamo può portare ad ansia, depressione e psicosi [Berger M, Sarnyai Z. 2015]. Gli studi di neuroimaging hanno identificato l’attivazione di queste regioni, in risposta al rifiuto sociale, che sono correlate a sensazioni personali di disagio e sono analoghe alla attivazione delle regioni coinvolte nel dolore fisico.
I dati longitudinali a lungo termine (più di un anno tra l’esposizione al razzismo e l’esito) hanno mostrato associazioni più deboli, anche se ancora significative, tra razzismo e salute.  Questa scoperta suggerisce che l’impatto negativo del razzismo può attenuarsi nel corso del tempo, forse a causa della dissolvenza dei ricordi quando l’esposizione è stata breve, o perché ci si abitua al razzismo nel corso del tempo, diventando più forti.
[Clark R, Anderson NB, Bulatao RA, Cohen B. 2004; Gee GC, Walsemann KM, Brondolo E. 2012]. 
Gee, Walsemann e Brondolo [2012] hanno sostenuto che occorre fare attenzione alla tempistica:
(1) la durata dell’ esposizione agli eventi discriminatori;
(2) la tempistica di questi eventi nel corso della vita;
(3) il periodo tra esposizione e insorgenza della malattia.
E’ altamente plausibile che i bambini siano più vulnerabili agli effetti nocivi del razzismo, e che le esperienze di razzismo vissute nei primi anni di vita abbiano più gravi e persistenti conseguenze .
Dr. Walter La Gatta
Fonte:
Paradies Y, Ben J, Denson N, et al. Racism as a Determinant of Health: A Systematic Review and Meta-Analysis. Hills RK, ed. PLoS ONE. 2015;10(9):e0138511. doi:10.1371/journal.pone.0138511.

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