Il nuovo "mito identitario" delle destre radicali europee

mag 15, 2016 1 comments


Di Gianfranco Sabattini

Un nuovo “spettro si aggira per l’Europa”: è il mito identitario che si sta diffondendo in tutto il Vecchio Continente e che ha in Germania e in Francia (ma non solo) le manifestazioni più eclatanti sul piano politico, e in parte anche su quello ideologico. Sul piano politico, il mito si è affermato da tempo in Francia, con il Front National di Jean-Marie Le Pen, oggi sostituito alla presidenza del partito dalla figlia Marine; in Germania, invece, il mito identitario, inizialmente appannaggio di piccoli gruppi movimentisti, è stato poi ereditato da “Alternative für Deutschland”, il partito politico fondato nel 2011, che nelle elezioni europee del 2014 ha conseguito il 7,04 dei suffragi e conquistato 7 seggi all’Europarlamento. Sul piano ideologico, invece, l’epicentro dell’elaborazione teorica è la Germania, ma gli apporti provengono anche da altri Paesi: Francia e Russia, in particolare.
Il n. 3/2016 di “Micromega” ospita un articolo, “Il pensiero vecchio delle nuove destre: Heidegger ed Evola contro la società aperta”, di Micha Brumlik, pedagogista e giornalista svizzero; secondo questo autore, le formazioni populiste di destra nate e diffusesi in Europa non sono una reazione emotiva alle conseguenze della Grande Recessione scoppiata nel 2007/2008, ma il portato, sul piano organizzativo e politico, di un programma teorico iniziato ben prima del 2007, come reazione all’esito dell’impatto del capitalismo globalizzato sul ruolo e la funzione dei vecchi Stati nazionali.
Brumlik narra della pubblicazione, nel 2015, del libro “L’ultima ora della verità. Perché destra e sinistra non sono più alternative e perché la società deve essere descritta molto diversamente”, di Armin Nassehi, docente di sociologia all’Università Ludwig Maximilian di Monaco; il libro del sociologo tedesco è volto, non solo a dimostrare come il pensiero universalista di sinistra abbia smarrito l’intenzione di cambiare il mondo, ma anche e soprattutto come esso abbia cessato di fornire una descrizione critica del pensiero della nuova destra; questo pensiero, secondo Nassehi, si caratterizzerebbe “per il fatto di considerare l’esistenza umana solo ineluttabilmente come esistenza di gruppo, con tutte le conseguenze teorico-normative e anche politiche che questa idea ha. Gli uomini sono innanzitutto membri di comunità più grandi e la soluzione dei problemi sociali sta in ultima analisi nell’omogeneità o, più precisamente, nella coesione interna del gruppo. L’idea di sovranità popolare (un’idea di sinistra) ha rappresentato la precondizione dell’idea di solidarietà (un’idea di destra). Entrambe hanno la stessa origine”.
L’omogeneità culturale, tuttavia, secondo Brumlik, non è il solo elemento che caratterizza il pensiero della nuova destra; ad esso vanno aggiunti l’elemento della “politicizzazione dello spazio”, sul quale i singoli popoli insistono, e quello della “sacralizzazione” dell’autorità: tutti questi elementi, definiti identitari, sono presenti nell’elaborazione ideologica della “nouvelle droite” del filosofo francese Alain de Benoist. Questi, a partire dagli anni Sessanta, ha elaborato un pensiero fortemente critico contro la globalizzazione, in favore di un liberalismo in pro delle piccole patrie e delle identità culturali. De Benoist, inoltre, considera la democrazia rappresentativa come un limite per poter promuovere un più esteso coinvolgimento dei popoli nella vita politica dei loro Paesi. Anche se critico nei confronti dell’Unione Europea, De Benoist crede in un’Europa unita e federale, nella quale il concetto di nazione sia sostituito da quello di “identità regionali”, unite da un comune senso di appartenenza continentale. Il suo pensiero, a tutela di queste identità culturali assume alcuni dei concetti che sono propri del marxismo, dell’ecologismo, del multiculturalismo, del socialismo e del federalismo.
La sintesi del pensiero di De Benoist, che ripropone in sostanza l’idea dell’”Europa delle patrie” di Charles de Gaulle, è assunta “in toto” dai nuovi partiti della destra europea; in particolare, sono accolte le sue idee etnopluraliste, secondo le quali ogni etnia deve avere il diritto di esistere nello spazio che le spetta, dove poter autorealizzarsi, avvalendosi della propria cultura; è sulla base di questa pretesa che la nuova destra europea può sostenere che l’omogeneità culturale di ogni etnia è scevra da qualsiasi problema razziale, nel senso che essa (l’omogeneità colturale) contiene “lo 0 per cento di razzismo”.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.avantionline.it/2016/05/il-mito-identitario-delle-nuove-destre-europee/

TITOLO ORIGINALE:"Il nuovo mito identitario delle destre europee"

FOTO:murales di "Generazione Identitaria", http://mordorstyle.tumblr.com

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