L’intervento dell’FMI in Argentina è stato agevolato da HAARP?

feb 5, 2019 0 comments

Di Peter Koenig

HAARP – High Frequency Active Auroral Research Program – è un’installazione militare, nata come programma di ricerca ionosferico, nata nel 1993 a Gakona, in Alaska, e gestito dall’Università dell’Alaska Fairbanks. Era ed è finanziato dall’Aeronautica e dalla Marina statunitense, dall’Università di Alaska Fairbanks e da DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency). Il suo presunto scopo era quello di “analizzare la ionosfera e studiare il potenziale per lo sviluppo di una tecnologia di potenziamento ionosferico per comunicazioni radio e di sorveglianza. HAARP è un trasmettitore ad alta frequenza e ad alta potenza, utilizzato per lo studio della ionosfera”.
Questa la versione ufficiale. Il progetto avrebbe dovuto chiudere nel maggio 2014, ma in séguito è stato deciso che la struttura sarebbe stata trasferita nell’università dell’Alaska. In realtà, questo sofisticato progetto di ricerca, di proprietà dei militari, e con molto probabilmente lo zampino della CIA sopra, continua in qualche luogo segreto, al lavoro su “tecnologie di miglioramento ionosferico”, per poter influenzare i modelli meteorologici – in pratica, per rendere il meteo un’arma.
Il primo caso conosciuto di uso di trasmettitori ad alta frequenza e ad alta potenza da parte della US Navy risale alla guerra del Vietnam. Doveva influenzare la durata e l’intensità dei monsoni. L’idea era quella di rendere ancor più ardua, tramite le fitte piogge, la transizione dei Vietcong dal nord al sud del paese, che avveniva lungo sentieri forestali. In che misura questo tentativo abbia avuto successo non è noto.
Da allora, la ricerca si è notevolmente evoluta. Ora in tutto il mondo è possibile influenzare i modelli meteorologici. In altre parole, creare inondazioni, siccità, tempeste, uragani – ovunque tali fenomeni siano convenienti ai fini dell’impero e dei propri vassalli. Cambiamenti climatici provocati dall’uomo, quindi. Immaginate la quantità di denaro generabile da tali insospettabili modifiche del tempo – per non parlare della quantità di carestia, disperazione, sofferenza umana. Interi segmenti di popolazione potrebbero essere facilmente spazzati via. E tutti i fenomeni sarebbero attribuibili ai “cambiamenti climatici” causati dalle eccessive emissioni di CO₂ della nostra civiltà.
Cambiamenti estesi e prolungati nei modelli meteorologici possono avere effetti economici devastanti. La Pampa, che si estende per circa 750.000 km², è una delle regioni più fertili del Sud America. Copre la parte nord dell’Argentina, dall’Atlantico alle Ande, nonché l’Uruguay e parte del Brasile meridionale. L’area è stata colpita nel 2017/2018 da una delle siccità più dure degli ultimi 10 anni, che ha fortemente penalizzato i principali prodotti del paese: carne bovina, grano, mais e soia. È il terzo esportatore mondiale di mais e soia.
L’Argentina contava di avere rendimenti agricoli record, che avrebbero contribuito in modo significativo alla prevista crescita del PIL del 3,5% nel 2018. Le esportazioni agricole del 2018 dovrebbero invece essersi ridotte di circa 3,5 miliardi di dollari. Si prevede che ciò comporterà un calo della crescita del PIL di almeno l’1-1,5%. Senza contare le perdite che subiranno le industrie legate all’agricoltura, molte delle quali potrebbero dover chiudere, causando quindi anche un aumento della disoccupazione.
Il neoliberista Mauricio Macri, giunto al potere a dicembre 2015 da pupazzo di Washington, ha già devastato il paese con drastici programmi di austerità, combinati con severi aumenti tariffari per servizi pubblici e sociali, come approvvigionamento idrico, elettricità, trasporto, nonché istruzione e salute. Il paese è in balia di un tasso di disoccupazione che ufficialmente si aggira attorno al 10%, ma che verosimilmente è più vicino al 20% o 25%. Il tasso di povertà è aumentato a circa il 35%, da circa il 15% di novembre 2015. Proteste e scioperi abbondano. Non passa settimana senza disordini sociali – il che spinge il paese ancor più a fondo. Come i gilet gialli in Francia vogliono cacciare Macron, così gli argentini vogliono sbarazzarsi di Macri.
E qui entra in scena il FMI. Il Fondo ha di recente pubblicato un devastante report sullo stato dell’economia argentina. Prevede un cupo scenario, con aumento dei tassi di interesse sul debito, per lo più denominato in dollari. La cosa innescherebbe un’eccessiva produzione di moneta locale ed un’inflazione prevista del 40% – una continua perdita di potere d’acquisto, a scapito soprattutto di ceti medio e povero.
Nel giugno 2018, il FMI, invitato in soccorso da Macri, ha impostato la solita ricetta di più austerità e più debito. Lo scenario sembra molto simile a quello visto dal 2010/2011 in Grecia, solo su scala molto più ampia, almeno di un fattore 5 su un periodo di 3 anni. In Argentina, il FMI “ha accettato” un credito di riserva di 50 miliardi di dollari – il più grande nella storia del Fondo – con una quota di 15 miliardi di dollari da prelevare immediatamente. Nel settembre 2018, la moneta locale si è tuttavia schiantato sotto il peso del debito e dell’inflazione, ed il paese ha dovuto affrontare l’insolvenza. Nessun problema. Il FMI è venuto in soccorso con ulteriori 13,4 miliardi di dollari, portando il totale per il 2018 a 28,3 miliardi di dollari (la prima tranche di salvataggio della Grecia nel 2010 era stata di 20 miliardi di euro, ossia 22,6 miliardi di dollari all’odierno tasso di cambio).
Che il FMI ripeta l’errore “greco” in Argentina, è, ovviamente, una barzelletta. Non è un errore. È avidità calcolata, amministrata alla popolazione con la peggiore delle usurpazioni. L’Argentina è molto più grande e ricca della Grecia. Si può sottrarre molto di più dalla sua economia. Ed il paese è stato incastrato prima da un presidente compiacente, poi dai soliti oligarchi finanziari.
Sarebbe quindi fuori del mondo pensare che il disastro economico argentino, e di conseguenza l'”intervento di soccorso” dell’FMI, sia stato un po’ spinto dal “cambiamento climatico” à la HAARP?

TRADUZIONE per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

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