Altro che Russiagate: ora l’Ucraina inguaia Joe Biden

mag 10, 2019 0 comments

Di Francesco Boezi

Joe Biden vola sulle ali dell’entusiasmo. I sondaggi raccontano di un esito scontato. Le primarie, stando ai numeri che stanno circolando, si limiteranno a certificare una situazione de facto: l’ex vicepresidente di Barack Obama affronterà Donald Trump alle presidenziali del novembre 2020. Si parla di un 37% dei consensi totali su più di venti candidati scesi in campo e secondo, separato da più dieci punti percentuali, arriverebbe Bernie Sanders, ma andrà davvero così? La logica e le previsioni dicono di sì. Quello che è accaduto in passato a quegli esponenti che avrebbero dovuto vincere di sicuro, chiedete a Hillary Clinton, rammenta la natura ineluttabile dell’attesa. 
L’orologio segna le ore e i minuti, ma il trascorrere del tempo consente pure ai processi di verificarsi. Se le accuse di “comportamenti inappropriati” sollevate da alcune donne subito prima che Biden sciogliesse la riserva per la Casa bianca non sembrano aver prodotto conseguenze sulla capacità di “performare” dell’esponente dei Dem, cosa accadrebbe se arrivassero altre segnalazioni, magari relative a un presunto conflitto d’interessi riguardante una “campagna di pressione” – così la chiama il New York Times – che il numero due di Obama avrebbe portato avanti in Ucraina? Nessuno può averne contezza oggi. Mentre scriviamo sappiamo solo che i Repubblicani, per parte loro, stanno sgomitando parecchio affinché questa ipotesi venga accertata con tutti i crismi del caso. 
Proviamo ad approfondire. La storia è questa: Biden, quando la presidenza di Obama era ormai agli sgoccioli, ha fatto tappa in Ucraina. Lo scopo, secondo pure quanto si legge su Tvsvizzera.it, era quello di far sì che l’esecutivo ucraino desse il benservito a un procuratore generale, chiamato in causa per presunta corruzione. Che Joe Biden abbia (e abbia mantenuto) delle forti influenze in campo estero è risaputo: costituisce uno dei motivi per cui molti progressisti, nel mondo occidentale, guardano con favore a una sua vittoria.
Che l’azione di Biden sia stata tesa a favorire il figlio Hunter, che lavorava presso un’azienda non particolarmente vicina, per usare un eufemismo, al procuratore ucraino di cui le istituzioni di Kiev si sarebbero dovuto liberare, è tutto da dimostrare. Ma è questa la fattispecie ventilata. Si sta per abbattere uno scandalo sulla candidatura del democratico favorito? É davvero troppo presto per giungere a conclusioni che potrebbero essere affrettate.
Conosciamo come le campagne elettorali statunitensi siano state spesso accompagnate da accuse di tutti i tipi. Non possiamo dare per scontato che Biden stia per finire nei guai. Possiamo pronosticare, invece, come da questo momento al novembre del 2020 ascolteremo molte storie. Certo è che se il “caso Ucraina” dovesse rivelarsi fondato, la candidatura di Biden subirebbe un forte contraccolpo in termini di credibilità. A chiedere che venga aperta una vera e propria indagine, intanto, è stato Rudolph GiulianiLo si apprende sull’Ansa. La mossa non deriva direttamente da Trump, ma l’ex sindaco di New York rimane uno degli uomini più vicini al presidente degli Stati Uniti d’America. 

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