La vera storia di Daniela Carrasco, la “Mimo” simbolo dei manifestanti cileni

nov 26, 2019 0 comments

Di David Puente

Era una storia troppo strana quella diffusa a fine novembre tra i social e i media italiani, e non solo. Daniela Carrasco, la “Mimo” diventata simbolo dei manifestanti cileni, secondo molti sarebbe stata trattenuta dai Carabineros il 19 ottobre 2019 e trovata impiccata e senza vita il giorno successivo dopo essere stata stuprata e percossa dagli agenti fino alla morte.
La versione ufficiale riporta, al contrario, che l’autopsia non ha riscontrato segni di violenze e che Daniela sia morta suicida. Nel frattempo, in Italia, durante il corteo di ieri a Roma di “Non una di meno” si sono visti manifesti e alcune manifestanti truccate in viso come Daniela.
Ciò che rende la storia più strana è come sia giunta in Europa e in Italia a distanza di un mese dalla sua morte, come mai in Cile se ne sia parlato fino a un certo punto – liberamente anche tramite dibattiti televisivi dove accusavano i Carabineros – e come ci sia la totale mancanza di una dichiarazione o accuse da parte della famiglia della ragazza.
Ho contattato via Twitter l’account dell’associazione delle avocatesse femministe del Cile (“Abogadas Feministas Chile” – @Abofemcl) per saperne di più, soprattutto dopo un loro thread pubblicato il 22 novembre. Ho avuto modo di parlare direttamente con Daniela Watson Ferrer, responsabile delle comunicazioni dell’associazione che si occupa pro bono del caso per la famiglia della ragazza trovata senza vita in Cile.



Il tweet di Daniela Watson Ferrer dove chiede ai media e ai cittadini di smettere di condividere notizie false su Daniela Carrasco “la Mimo”.

L’intervista

Quale è il ruolo dell’associazione in questa vicenda?
«Non appena siamo venute a conoscenza della vicenda, occupandoci con maggior attenzione di donne vittime di violenza, abbiamo raggiunto la famiglia e ci siamo offerte di lavorare per loro pro bono. Si tratta di una famiglia povera che ha affrontato e sta affrontando molte difficoltà».
Su Twitter la vostra associazione ha parlato del ritrovamento di una lettera della ragazza legata al suicidio. Confermi?
«Si, la lettera esiste ed è stata lei a lasciarla».
Quindi la famiglia pensa che sia stato un suicidio?
«La famiglia prosegue la tesi del suicidio che, viste le prove in mano, risulta quella plausibile. Comunque non scartiamo eventuali novità».
Voi e la famiglia non avete riscontrato qualche elemento che porti a pensare a violenze e percosse subite sul corpo della ragazza?
«No. In ogni caso abbiamo fatto fare delle perizie da parte di terzi sul corpo e sulla lettera, ma i risultati potrebbero tardare e forse dovremmo aspettare un anno prima di consultarli».
Online si sostiene che la ragazza fosse stata trattenuta dai Carabineros la sera prima di essere trovata senza vita. Vi risulta?
«No, si trovava insieme alla sua famiglia. Capisci quanti rumors ci sono in questa storia?».



In questa foto non c’è Daniela Carrasco. La ragazza ritratta è una studentessa che ha voluto fare un omaggio a Daniela.
A proposito di rumors, dai tweet della vostra associazione mi sembra di capire che ci sono delle accuse verso la famiglia di guadagnare denaro grazie alla morte della ragazza. Cosa ci racconti a riguardo?
«No, non hanno accusato la famiglia. Pare che ci siano delle persone che avrebbero fatto delle illustrazioni o prodotti su Daniela alludendo alla sua causa. Pensiamo che questi siano altri rumors perché non abbiamo prove che qualcuno lo stia facendo davvero, ma ci teniamo a precisare che in ogni caso la famiglia non è coinvolta».
Mi hai detto che la famiglia è povera e che vive diverse difficoltà. C’è qualche forma di aiuto, anche economico con un crowdfunding, che gli utenti possono dare?
«No, al contrario. Vogliono essere lasciati in pace anche nel poter piangere la loro perdita in santa pace».
Da una parte il dubitare nella versione del suicidio e dell’autopsia, dall’altra il timore che qualcuno usasse la morte della ragazza per dare forza alle manifestazioni. In questi casi chi ha diffuso le notizie non verificate doveva essere più cauto. Cosa ne pensi?
«È esattamente quello che abbiamo voluto comunicare nei nostri comunicati diffusi nei nostri account social».



Una delle immagini diffuse da parte di chi sostiene che sia stata maltrattata.

Conclusioni

Due erano le tesi diffuse, quella ufficiale dell’autopsia e quella della denuncia di violenza da parte dei manifestanti e attivisti cileni. I dubbi erano tanti, così come le ombre. Le risposte fornite dall’associazione ci mostrano un quadro più chiaro di come stanno le cose, di quanto non si debbano diffondere notizie infondate – la tesi delle violenze – e soprattutto di quanto la famiglia di Daniela Carrasco voglia essere lasciata in pace.

Commenti

Related Posts

{{posts[0].title}}

{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[1].title}}

{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[2].title}}

{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[3].title}}

{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}

Search

tags

Modulo di contatto