Intervista a Brainstorming Magazine

set 9, 2020 0 comments

Intervista di Salvatore Santoru a Camilla Ortolani, fondatrice di Brainstorming Magazine

1- “Brainstorming Magazine” è un interessante progetto musicale attivo da diversi anni
in Rete. Quali sono state le principali motivazioni e le finalità che stanno dietro la
sua creazione e crescita ?

Brainstorming nasce dalla passione per la musica. Giravamo i concerti, cresceva
questa passione per il mondo della musica e volevamo dare il nostro contributo. E’
nato un po’ come gioco, per poi diventare un vero e proprio punto di riferimento per
musicisti e fan. Brainstorming vuole essere una guida per tutti coloro che hanno
una passione per la musica. Una guida per i fan con piccoli suggerimenti per
incontrare gli artisti o non farsi fregare la prima; e una guida per chi vuole lavorare
in questo settore. Collaboriamo con tante professioniste della musica che
condividono la loro esperienza e i loro suggerimenti.

2- Lavorare nel mondo della promozione musicale indipendente è allo stesso tempo
appagante e difficoltoso per svariati motivi. Come descrivi la tua esperienza in tal
campo e, inoltre, come reputi l’operato del magazine in questi anni ?

Non è facile entrare in questo mondo. Si devono sopportare tanti rifiuti e ci vuole
molta passione e determinazione. Il nostro magazine è cresciuto tanto negli ultimi
anni e il successo lo dobbiamo alle rete di conoscenze che abbiamo costruito nel
corso degli anni. La cosa più importante in questo settore è conoscere più persone
possibili: dal facchino all’organizzatore del concerto.

3- “Brainstorming” possiede delle sezioni specializzate su diversi generi musicali, tra
cui il punk. Negli ultimi anni tale genere ha subito una forte crisi, sia nelle sue
ramificazioni più commerciali (pop-punk, melodic hardcore etc) che underground
(hardcore e sottogeneri correlati). Come giudichi tale situazione e quali sono i tuoi
gruppi ‘classici’ preferiti e, al contempo, quali reputi essere le band migliori del
momento sia a livello nazionale che internazionale ?

Più che il punk, direi che la nostra specializzazione è proprio il punk rock. Tutti i
generi musicali hanno un “ciclo vitale” , quindi non direi che il punk ha avuto una
crisi. Ha fatto il suo percorso da sconosciuto a mainstream per poi tornare a essere
un genere più di nicchia. Un po’ come tutti quanti. A livello di punk non mi sento
così esperta da consigliare qualcuno, mentre per quanto riguarda il punk rock
sicuramente tra i miei preferiti ci sono i Sum 41. Negli ultimi anni hanno saputo
anche rinnovarsi senza perdere la loro essenza, ma aumentando comunque la
propria popolarità. Tra i gruppi più giovani terrei d’occhio gli State Champs che
promettono bene.

4- Oltre al punk, il magazine si occupa molto di rock e indie rock, ma anche elettronica
e pop.
Quali sono, a tuo avviso, le migliori novità e i classici che consideri intramontabili ?

Riceviamo tantissimi dischi ogni giorno e tra le band emergenti ce ne sono molte valide.
Tra quelle a cui siamo più legate nel panorama emergente troviamo WakeUpCall, I Gattini
di Salem, I Maska e i Cane Maggiore. Se ci spostiamo tra gli artisti mainstream una delle

poche band che mi ha colpito sono i Pinguini Tattici Nucleari. Mentre se ci spostiamo sui
classici andrei proprio indietro ai tempi dei Rolling Stones.

5- Quanto ritieni importante la trasversalità musicale all’interno del progetto e, oltre a
ciò, pensi possano esistere dei punti di contatto e incontro tra diverse espressioni
artistiche indipendenti, dalla musica al cinema passando all’arte e così via ?

Certo! Musica e cinema si sono abbracciate più di una volta creando dei lavori
stupendi, lo stesso vale per la pittura per esempio. Tutte queste forme sono arte e
si intrecciano alla perfezione. Non ritengo necessario che per fare musica ci sia
trasversalità, ma chi lo fa deve davvero farlo bene.

6- Su “Brainstorming Magazine” vengono condotte regolarmente molteplici interviste,
anche ad artisti molto noti o a personalità importanti dell’industria musicale
nazionale. Quali sono state le interviste migliori e maggiormente interessanti che
hai/avete realizzato e, oltre a ciò, quanto ritieni fondamentale il ruolo dell’intervista
per una testata ?

Penso che l’intervista non sia necessaria alla testata, ma più ai fan. Se un’intervista
è ben fatta con domande davvero profonde, permettono al fan di conoscere l’artista
e vederlo sotto una luce diversa. Tra le interviste che più ci hanno dato
soddisfazione ne citerei quattro. Una ai Finley nel 2016 per i dieci anni del loro
primo disco. Una ai Simple Plan nel 2017 dove grazie a domande mirate siamo
riuscite davvero a scoprire i significati più nascosti del loro ultimo album. La terza è
quella fatta l’anno scorso a Dave dei Sum 41. In quell’occasione abbiamo preparato
delle domande diverse dal solito e abbiamo scoperto un lato tutti diverso della
band. Infine tra le più importanti c’è una vecchia intervista a Red Ronnie. In questo
caso le sue risposte sono state uno stimolo a fare sempre meglio il nostro lavoro.
Non è un caso che gli artisti che ti ho citato sono i nostri preferiti. Quando conosci
bene chi hai di fronte riesci a fare un’intervista migliore, più profonda delle altre.

7- Una sezione molto importante del vostro sito è quella “On The Road”, dedicata
esclusivamente ai concerti. Qual è il live migliore che avete visto e raccontato e, al
contempo, qual è stato quello più emozionante e curioso ?

Più che “On the road” direi che la sezione importante sono i tips che diamo ai fan
che vogliono viaggiare per concerti. Il nostro magazine vuole essere uno stimolo
per il pubblico a investire più soldi nel viaggiare per la musica. A parte questo,
scegliere un solo live è davvero difficile. Tra i più particolari sicuramente c’è stato il
Warped Tour in America. Un’esperienza molto diversa dall’Italia, era quasi come
fare un tuffo agli inizi degli anni 2000. Un altro live che ho nel cuore è quello dei
Sum 41 a Milano proprio quest’anno. Uno dei concerti più belli della band. Pubblico
partecipe, tante sorprese e bis davvero improvvisati.

8- Come hai/avete vissuto durante il lockdown e, più specificatamente, quanto ha
inciso questo delicato periodo sul lavoro e l’andamento del sito ?

Non è stato facile. La musica ancora non è tornata alla normalità e questo pesa
molto. Il magazine ha comunque ricevuto molte visite anche se abbiamo dovuto
rivedere un attimo la programmazione. Era prevista un’estate di festival, ma visto la
situazione abbiamo optato più per consigli per il futuro, suggerimenti per artisti e
nuove recensioni.

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