EastMed e Igi-Poseidon rilanceranno la presenza italiana nella geopolitica dei gasdotti del Mediterraneo? Secondo quanto il governo Draghi e il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani si apprestano a promuovere, sembra che proprio nel Grande Mare Roma guarderà per promuovere la sua agenda di distacco dalla Russia sul fronte energetico. E dalla finestra rientrano dunque due progetti di cui si parla da oltre un decennio ma che soprattutto negli ultimi anni erano stati messi da parte: la ripresa dell’interesse italiano per il gasdotto EastMed destinato a connettere l’offshore energetico dell’Egitto con Israele e, da lì, raggiungere la Grecia attraverso Cipro, con il naturale complemento di Igi-Poseidon, il tratto che collegherebbe la penisola ellenica al nostro Paese.
“L’altro gasdotto (rispetto al Tap) è autorizzato da un decennio“, nota Il Messaggero, “ma il cantiere non è stato mai avviato”, pur restando nel quadro dei progetti di interesse comunitario. Ma ora “la fame di gas dell’Europa e dell’Italia, la necessità di diversificare le fonti d’approvvigionamento e i nuovi intrecci internazionali impongono di battere qualsiasi strada”, soprattutto sullo sponda Sud. A tal punto da far tornare in ballo il progetto, che ha volumi importanti: “oltre 1.900 chilometri, gas pescato dal Bacino Levantino nel Mediterraneo orientale (tra Israele, Egitto e Cipro), 10-12 miliardi di metri cubi di gas all’anno con possibilità di raddoppiare la capacità , approdo italiano a Otranto”.
Il progetto aveva conosciuto diverse battute d’arresto anche in relazione al ruolo che l’Italia avrebbe potuto giocare al suo interno. Tra il 2019 e il 2020, infatti, il consorzio EastMed aveva stimato costi complessivi per l’infrastruttura lievitati fino a 7 miliardi di euro e per l’Italia un quantitativo aggiuntivo di gas (fino a 8 miliardi di metri cubi l’anno) sbloccabili piuttosto rilanciando l’estrazione offshore nazionale. Inoltre, il fatto che i giacimenti di proprietà Eni nell’offshore egiziano (Zohr e Noor) si trovano in posizione tale da potersi solo difficilmente connettere a EastMed a costi accessibili hanno fatto desistere i governi di Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e GIuseppe Conte dal dare un avvallo definitivo.
A questo si aggiungeva il fatto che l’assertività della Turchia di Recep Tayyip Erdogan ha più volte messo sotto scacco il gasdotto, di fronte all’ipotesi che un surriscaldamento delle tensioni regionali tra Ankara, Nicosia e Atene ponesse EastMed a rischio di continuo interruzioni, e il ruolo ambiguo degli Stati Uniti. Desiderosi di veder ridimensionata la Russia nel grande gioco euromediterraneo del gas ma ambigui nell’indicare EastMed come il progetto giusto per consolidare tale contrasto.
Ora il quadro strategico è notevolmente mutato. Di fronte alla necessità di sopperire al rischio di uno shock nelle forniture dalla Russia e ai costi crescenti dell’oro blu, l’agenda energetica del Paese è totalmente stravolta. Aggiungiamo a ciò il fatto che la sospensione del gasdotto Nord Stream 2 impone alla Germania, a Nord, di ripensare il suo ruolo di hub energetico europeo, lasciando dunque spazio all’Italia se avrà voglia e forza politica di inserirsi. Poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina abbiamo perorato la necessità per l’Italia di pensare in grande la partita energetica e, soprattutto, di guardare al Mediterraneo.
Gli appalti a società come Saipem e Snam su EastMed, che gode inoltre della “bollinatura” della Commissione Europea ed è dunque molto attenzionato da Bruxelles, si aggiungono alla presenza di una terza società italiana, Edison, nel consorzio per il tratto Igi-Poseidon tra la Puglia e la Grecia. Il game-changer geopolitico, ricorda Il Messaggero, è al contempo rappresentato sul quadro regionale dal riavvicinamento tra Israele e Turchia, Paesi pontieri (assieme al Vaticano) della pace tra Kiev e Mosca: “Israele intanto si ritaglia un ruolo cruciale e smussa i rapporti con la Turchia, per spianare la strada al progetto, nell’ambito di un sistema mediterraneo di gasdotti interconnessi”. Per l’Italia prende piede, se sfruttata con attenzione, l’ipotesi che su Inside Over abbiamo pensato come strategicamente fattibile nei giorni scorsi: bilanciando le nuove importazioni via Gnl e l’aumento della capacità produttiva, le nuove importazioni via gasdotto (con al centro il potenziamento del Tap) e il rilancio dell’offshore nazionale regalate, a lungo, ai Paesi della sponda Est dell’Adriatico si può far sì che l’Italia sia il perno del sistema euromediterraneo dell’oro blu e possa ambire a una strategia di respiro europeo. E per un’eterogenesi dei fini anche lo snobbato Igi-Poseidon/EastMed può giocare un ruolo strategico non indifferente. Diventando il contraltare di un Nord Stream temporaneamente congelato dalle sanzioni.
FONTE: https://it.insideover.com/energia/eastmed-e-igi-poseidon-litalia-si-rilancia-sul-gas.html
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