Venti di guerra sull’Asia: i 5 fronti caldi che rischiano di scatenare il caos globale

ago 6, 2022 0 comments


Di Federico Giuliani

Taiwan è soltanto la punta dell’iceberg. È la questione asiatica irrisolta più chiacchierata, a maggior ragione dopo la visita sull’isola della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi che ha scatenato le ire di Pechino, ma non certo l’unica.  Sull’affollatissimo tavolo orientale, infatti, non c’è soltanto il nodo taiwanese, nervo scoperto della Cina, nonché leva strategica statunitense, attivata a cadenza regolare da Washington proprio in chiave anti cinese. Troviamo almeno altri quattro fronti caldi che minacciano, a seconda degli eventi e degli scenari, di generare vere e proprie crisi globali.

Mentre la nuova Guerra Fredda del XXI secolo, quella che contrappone la Cina agli Stati Uniti, raggiunge il suo apice a Taiwan, più a est, all’altezza del 38esimo parallelo, nel cuore della penisola coreana le ombre dell’originale Guerra Fredda, retaggio del duello Usa-Urss, non sono mai rientrate. L’eredità della Guerra di Corea – una guerra sulla carta terminata ma di fatto semplicemente congelata – ha partorito due Coree, ognuna portatrice di istanze opposte: la Corea del Nord, un tempo supportata da Unione Sovietica e Cina, oggi soltanto da Pechino, e la Corea del Sud, sostenuta dagli americani e diventata una delle principali alleate di Washington nella regione.

Ci sono poi due storiche rivalità incrociate che coinvolgono tre Paesi in un complicato triangolo. Stiamo parlando del braccio di ferro perenne tra i due giganti asiatici, India e Cina, e dell’ancor più caldo testa a testa tra India e Pakistan. Negli ultimi anni, le tensioni tra Nuova Delhi e Pechino si sono localizzate per lo più lungo le frontiere che separano i due Paesi, nelle zone himalayane contese. L’oggetto della contesa? I circa 3.500 chilometri della Line of Actual Control, confine provvisorio e contestato. Diverso il discorso relativo alla rivalità che separa Nuova Delhi e Islamabad, retaggio dell’eredità coloniale britannica che include aspetti religiosi, politici (anche qui ci sono zone contese) e geopolitici (il Pakistan è alleato della Cina). Le autorità indiane e pakistane sono sul chi va là da ormai 70 anni, tra accuse reciproche e reciproche diffidenze.

Le acque che circondano la Cina formano il Mar Cinese Meridionale, a sud, e il Mar Cinese Orientale, a est. In quest’area, oltre alla già citata questione taiwanese, troviamo molteplici dispute territoriali che chiamano in causa Pechino e i suoi “vicini” (più o meno vicini), dal Vietnam alle Filippine, passando per il Giappone. Breve pillola storica. La radice delle attuali dispute marittime risale al 1947, quando cioè i nazionalisti cinesi guidati dal Kuomintang realizzarono una cartina del Mar Cinese Meridionale. Furono disegnate 11 linee tratteggiate, ovvero le rivendicazioni della Cina, che comprendevano anche le acque situate tra Vietnam, Malesia e Filippine. Pochi anni dopo i comunisti di Mao salirono al potere. Negli anni ’70, l’allora primo ministro cinese Zhou Enlai cancellò due delle linee tratteggiate, riducendole a nove. Il problema principale era però uno: i tratti rimanevano troppo vaghi, ma soprattutto non trovavano d’accordo i Paesi limitrofi. Oggi che la Cina non è più lo Stato povero e debole del periodo maoista, la Repubblica Popolare è tornata a rivendicare con forza la propria area, la stessa compresa dalle famose nove linee.


1 – La questione taiwanese

È difficile ipotizzare come finirà la questione taiwanese. Nelle intenzioni della Cina non c’era né la necessità di ottenere la cosiddetta “riunificazione” della “provincia ribelle” in tempi brevi (termini adottati dalle autorità cinesi), né la volontà di ricorrere alla violenza. Al contrario, Pechino era convinta al 100% di raggiungere l’obiettivo semplicemente aspettando il momento giusto, adottando la diplomazia e l’arma dell’economia. La visita della speaker della Camera Usa a Taipei ha pericolosamente messo in discussione i piani del Dragone. Che adesso, per non perdere la faccia di fronte alle istanze statunitensi, dovrà accelerare i ritmi. Certo, non significa che la Cina lancerà nell’immediato un’offensiva militare su Taiwan (l’opzione non è da scartare ma è altamente improbabile). È molto più probabile, invece, che Pechino possa progressivamente iniziare a stringere la sua presa silenziosa sull’isola. In che modo? Sfruttando a suo vantaggio l’economia. Potrebbe però non bastare. Ed è per questo motivo che il dossier Taiwan è uno dei più scottanti dell’Asia e del mondo intero.

2 – La questione coreana

Kim Jong Un è tornato a lanciare missili ed effettuare test militari. Le capacità balistiche della Corea del Nord adesso semberebbero essere in grado di spaventare, o quanto meno mettere in apprensione, gli Stati Uniti. Al netto della retorica bellicista, a condizioni normali è difficile che Pyongyang decida di attaccare Washington o uno degli alleati Usa in Asia. Attenzione però all’evolversi della situazione asiatica. Il nuovo presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, ha dato l’impressione di voler rispondere colpo su colpo ad eventuali minacce provenienti dal Nord. Per adesso le repliche della nuova amministrazione sudcoreana al Nord sono state verbali, ma il futuro è avvolto nella nebbia. Allo stesso tempo, la morte di Abe Shinzo potrebbe accelerare il riarmo del Giappone, al quale la costituzione pacifista sta ormai strettissima. Se Tokyo dovesse trasformare le sue forze di autodifesa, Pyongyang e Pechino non staranno certo a guardare.

3 – India-Cina

Secondo lo studio delle Nazioni Unite, The World Population Prospects 2022, curato dal Dipartimento degli Affari Sociali ed Economici, l’India supererà la Cina nel 2023, diventando il Paese più popoloso del mondo. La storia recente ha però dimostrato che non basta avere una nutrita popolazione per poter prosperare in campo economico e geopolitico. Al di là delle questioni economiche, India e Cina sono separate da una vecchia contesa territoriale che, di tanto in tanto, genera pericolose scintille ad alta quota. Nel maggio 2020, ad esempio, lungo la frontiera che separa i due Paesi scoppiarono violenti scontri tra soldati indiani e cinesi, che provocarono la morte di oltre 20 persone. La situazione è in stallo, anche se Pechino ha da poco testato un nuovo sistema di lanciarazzi, proprio vicino al confine con Nuova Delhi. Si tratta del PCL191, un’arma temibile che potrebbe essere schierata in Himalaya, tra l’altro capace di sparare i missili balistici Fire Dragon, in grado di colpire fino a 500 chilometri di distanza. Tradotto: in questo modo la Cina può teoricamente colpire qualsiasi base militare indiana.

Himalaya conteso, una vecchia disputa territoriale tra India e Cina è diventata violentaHimalaya conteso, una vecchia disputa territoriale tra India e Cina (La Presse)

4 – India-Pakistan

Sulla rivalità tra India e Pakistan ci sarebbe da scrivere un libro. L’aspetto più pericoloso sta nel fatto che entrambi i Paesi sono in possesso del nucleare e che, nel caso in cui dovesse scoppiare un conflitto tra Islamabad e Nuova Delhi, non è da escludere che i rispettivi governi possano ricorrervi. Altro focus rilevante: il Pakistan ha aderito alla Nuova Via della Seta cinese ed è un partner di Pechino. Il Dragone, come scritto in precedenza, ha diversi conti aperti con l’Elefante indiano. Ecco perché il triangolo India-Cina-Pakistan non dovrebbe essere sottovalutato.

 

5 – Il mosaico del Mar Cinese Meridionale

Controllare il Mar Cinese Meridionale non è soltanto una rivendicazione storica. C’entra, eccome, anche l’economia. Per la Cina è infatti fondamentale controllare questa regione, perché è da qui che le sue imbarcazioni cariche di merci approdano nell’Oceano Indiano attraverso il “collo” dello Stretto di Malacca. Ed è sempre da qui che transitano ogni anno merci per un valore complessivo di 5 miliardi di dollari, un quarto delle quali di proprietà americana. Dal punto di vista territoriale, le isole nel mirino di Pechino sono molteplici: l’arcipelago delle isole Paracelso (con il Vietnam), le Spratly (contese da Vietnam, Taiwan, Malesia, Filippine e Brunei), il banco di Scarborough (con le Filippine), e le Senkaku con il Giappone (per i cinesi isole Diaoyu).

 FONTE: https://it.insideover.com/politica/venti-di-guerra-sullasia-i-5-fronti-caldi-che-rischiano-di-scatenare-il-caos-globale.html

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