L’Oms chiede la verità sul Covid a Cina e Stati Uniti

mar 22, 2023 0 comments


Di Marco Pizzorno

L’Organizzazione Mondiale della Sanità convoca l’intelligence di Stati Uniti e Cina chiedendo di rilasciare informazioni sulle origini della pandemia di Covid-19. Dal quartier generale delle Nazioni Unite ora si spalanca, infatti, l’inquietante scenario di un nuovo “conflitto asimmetrico” tra i servizi segreti delle due superpotenze, peraltro già fortemente in tensione tra di loro per la questione di Taiwan e l’Indo-Pacifico.

Il depistaggio dei servizi segreti cinesi

È stato il direttore generale dell’Oms in persona, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a richiedere fortemente le informative di entrambe le agenzie d’intelligence. La decisione, secondo quanto si evince dalle analisi delle risorse aperte, sarebbe stata presa dopo un’intervista rilasciata, a Fox News, dal direttore dell’Fbi, il quale avrebbe fatto intendere che la pandemia avrebbe avuto origine da un laboratorio del governo cinese. Secondo quanto si rileva, il Bureau avrebbe raccolto da tempo rapporti sull’incidente di Wuhan. Questa cittadina, situata nella Cina centrale, era infatti già sotto la lente di Washington, perché sede di un’Istituto di virologia molto importante che, a sua volta, congloberebbe altri laboratori specializzati in bio-sicurezza e malattie infettive.

Le narrative raccontano che il lavoro investigativo degli Stati Uniti sul territorio ha avuto non pochi problemi a causa dei tentativi di depistaggio dei servizi segreti di Pechino, che, secondo gli Usa, avrebbero fatto di tutto per offuscare le prove e bloccare le indagini della stessa agenzia.

Inoltre, si apprende che le informazioni dell’intelligence americana sarebbero state raccolte in un “dossier riservato” e realizzato direttamente dallo staff della direttrice dell’intelligence nazionale Avril Haines. Nel caso di specie, le notizie ufficializzate da tale rapporto delineano che la propagazione del virus non sarebbe stata causata da una trasmissione naturale avvenuta tramite un animale infetto ed inoltre che Il Covid non sembrerebbe, però, neanche un programma di armi biologiche da parte di Pechino.

“Fog” dell’intelligence sulla trasparenza dei dati

Controversie interne al mondo dell’intelligence da tempo hanno argomentato sulla questione trovando, sin dall’origine della pandemia, teorie discordanti. Un articolo pubblicato da Science, infatti, riporta che la Camera dei Rappresentanti ha presentato nel 2021 ben due rapporti completamente diversi. Uno riguardava la gestione delle fasi iniziali del contagio ed un altro verteva sulle cause della sua origine. Il contenuto del primo dossier si soffermava a delineare la pericolosità del virus stesso e di come la Comunità d’Intelligence abbia elogiato gli sforzi profusi dai sanitari in quei momenti. L’altro rapporto, invece, portava avanti l’idea che il virus avesse avuto origine in un laboratorio di Wuhan e che la Sars-Cov-19 fosse stata addirittura “bioingegnerizzata”.

Anche dalla documentazione desecretata dal Governo statunitense risultano numerosi punti di nebbia. Testualmente il rapporto, infatti, cita che: “La maggior parte delle agenzie valuta con scarsa sicurezza che la Sars-Cov-2 non sia stato geneticamente modificato. Sebbene i dossier di altre due agenzie d’intelligence ritenevano che non vi fossero prove sufficienti per effettuare una piena valutazione. Un’altra riflessione della comunità d’intelligence, invece, ha valutato, “con moderata sicurezza”, che la prima infezione umana da Sars-Cov, sia stata, molto probabilmente, il risultato di un incidente associato al laboratorio, che ha coinvolto la sperimentazione, la manipolazione degli animali o il campionamento da parte del Wuhan Institute of Virology. Di qui, sebbene l’analisi degli Stati Uniti risulti essere logicamente molto prudente, l’unica cosa ad essere chiara in questa vicenda è che gli Usa soffrirebbero della mancata collaborazione cinese per poter arrivare ad una certezza dei fatti. Pechino, secondo quanto si apprende dalle fonti, “continua ad ostacolare l’indagine globale”, assumendo un atteggiamento di resistenza nel voler condividere informazioni.

La risposta del dragone, proprio su questo punto, non si è fatta attendere. Infatti la Cina ha contestato aspramente le parole del direttore dell’Fbi, tanto che il ministro degli Esteri cinese ha additato queste considerazioni come una vera e propria politica di disinformazione, che ha il fine di fare pressioni sulle politiche interne. Quest’ultimo ha inoltre rigettato le accuse alzando l’attenzione, invece, su eventuali laboratori finanziati dagli americani che, secondo le sue parole, sarebbero collocati in ogni parte del globo.

Proprio nel bel mezzo di tutto questo, l’Oms sta cercando di stemperare le tensioni, sforzandosi di chiarire il concetto sul fatto che la condivisione dei dati raccolti dall’intelligence di entrambe i Paesi abbia, al momento, solo il fine di scongiurare pandemie nel futuro senza addossare delle colpe. Al contempo, però, l’Organizzazione invita chiaramente la Cina alla trasparenza e a fornire alla comunità scientifica internazionale tutti i suoi dati in possesso.

FONTE: https://it.insideover.com/politica/oms-verita-covid-cina-usa.html

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