Il “Russiagate” estone colpisce il governo: il contrappasso del falco anti-Mosca

ago 30, 2023 0 comments


Di Andrea Muratore

Imbarazzo per la premier estone Kaja Kallas, leader del Partito Riformatore Estone recentemente confermata a marzo per un secondo mandato alla guida del Paese: il Primo ministro, tra i “falchi” nel campo euroatlantico per quanto riguarda il sostegno all’Ucraina e il contrasto alla Russia, rischia di inciampare rovinosamente in uno scandalo che riguarda i rapporti tra il marito e il Paese di Vladimir Putin.

Tutto è iniziato la scorsa settimana, su iniziativa di un’inchiesta condotta dall’emittente pubblica estone Err, sulle attività del banchiere Arvo Hallik, secondo marito del capo del governo estone. Hallik era Chief Financial Officer e deteneva una partecipazione in un’azienda estone di trasporti, la Stark Logistics che ha continuato a operare nei sempre più ridotti commerci tra il suo Paese e la Russia anche dopo il via libera all’invasione dell’Ucraina deciso da Vladimir Putin.

Nulla di grave o di potenzialmente in grado di danneggiare la sicurezza nazionale estone: Kristjan Kraag, amministratore delegato dell’azienda, ha parlato di rapporti che riguardavano la fornitura di una fabbrica di aerosol e prodotti ad essi legati poco oltre il confine con la Federazione russa, rifornita settimanalmente da Stark Logistics. Kraag ha tenuto a precisare parlando con Eer che l’azienda si è comportata in ottemperanza alle limitazioni imposte dai pacchetti europei di sanzioni. “Non posso assumermi la responsabilità per il mio cliente e il mio partner commerciale più di quanto qualsiasi azienda possa sapere tutto del suo cliente. In queste circostanze, è meglio per me ritirarmi da Stark Logistics”, ha scritto Hallik in un comunicato all’azienda e rilanciato da Eer in cui annunciava la sua volontà di uscire dall’azienda. Ma oramai per Kallas il danno era fatto.

La Kallas, nomen omen, è stata una delle voci più forti nell’ensemble di Paesi esteuropei che prima dell’invasione dell’Ucraina hanno fatto del contrasto alla Russia una ragione di potenziamento delle loro prospettive strategiche e dopo l’attacco di Putin hanno dedicato vaste risorse al sostegno di Kiev. Già prima del conflitto, l’Estonia ha donato obici e armi leggere a Kiev.

Nel primo anno di guerra si stima che l’Estonia abbia devoluto tra lo 0,8% e l’1% del suo intero Pil al sostegno all’Ucraina. Il New Statesman ha definito la Kallas “la nuova Lady di Ferro” d’Europa paragonando la sua postura russofoba all’anticomunismo di Margaret Thatcher. Parlando con Le Grand Continent, Kallas ha definito la Russia “un nemico comune per l’Europa” ed è arrivata a chiedere ai leader Ue e Nato di non telefonare più a Vladimir Putin per aumentare la pressione diplomatica su Mosca. A marzo ha paventato l’ipotesi di un attacco russo al suo Paese senza che ci fossero prove evidenti di preparativi di Mosca alla mossa contro un Paese Nato.

Le Nazioni Unite hanno poi messo sott’occhio le mosse del governo Kallas per restringere l’educazione linguistica per le minoranze interne all’Estonia, inclusi i russi che rappresentano il 22% della popolazione, come potenzialmente lesive della società e dei diritti di un’ampia fetta della popolazione. Kallas ha sempre tirato dritto, facendo della russofobia un mantra e il cavallo di battaglia per la sua netta rielezione nella scorsa primavera. Ma ora proprio su questo fatto, senza che grandi scandali siano emersi, la contraddizione tra la posizione politica della premier e gli affari del marito rischiano di creare un cortocircuito e un contrappasso.

Parimenti, un’opinione pubblica e politica nutrita da anni di antipatia per la Russia e da timori, sicuramente non del tutto infondati, della vicinanza all’Orso del piccolo Paese baltico ha subito messo alla gogna Kallas e Hallik, anche dopo che è emerso che la premier non sapeva nulla delle attività – non illecite – dell’azienda del marito. La linea pro-Kallas del ministro della Difesa, Hanno Pevkur, secondo cui “le opinioni di Kaja non sono cambiate in alcun modo, né per quanto riguarda la Russia in generale né per ritenere la Russia responsabile della guerra in Ucraina”, si è scontrata con il fragoroso monito del presidente della Repubblica, il socialdemocratico Alar Karis. “Molti imprenditori impegnati in attività commerciali con la Russia si sono ritirati da questo business per motivi morali. Si sono comportati correttamente in modo da non essere collegati con lo stato aggressore e la sua circolazione economica”, ha detto Karis, aggiungendo che “i governanti hanno il dovere di rispondere alle richieste di chiarimenti nel momento in cui esse si presentano” e non basta la volontà della Kallas di non dimettersi a calmare le acque.

La situazione si fa dunque esplosiva e per Kallas il rischio di una bruciatura politica è ben più che concreto: la sensazione è che la 46enne premier, da tempo ritenuta un astro nascente del mondo liberale europeo, si trovi di fronte a una sfida politica durissima. Se fino a poche settimane fa Kallas era data come una papabile candidata a succedere a Jens Stoltenberg alla guida della Nato in virtù dei suoi galloni russofobi, ora è la Russia stessa che può essere un crocevia decisivo per la sua stessa permanenza al governo. Sic transit gloria mundi: di fronte a posizioni nette, che ibridano politiche liberali e pulsioni nazionalistiche a fini elettorali e di valorizzazione dell’interesse del Paese nel suo sistema di alleanze, l’agenda Kallas può andare in testacoda per un vizio di forma, un errore d’ingenuità, una piccolezza del marito. Senza che sussista reato nemmeno per le stringenti leggi estoni sul commercio con Mosca. Ma nell’Europa della russofobia contemporanea ogni sospetto può diventare, da un momento all’altro, una condanna senza appello.

FONTE: https://it.insideover.com/politica/il-russiagate-estone-colpisce-il-governo-il-contrappasso-del-falco-anti-mosca.html

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