La “mappa della discordia” della Cina (che si prende un pezzo di Russia)

ago 31, 2023 0 comments


Di Federico Giuliani

India, Filippine, Indonesia, Brunei, Malesia, Vietnam e persino Russia. L’ultima mappa pubblicata dalla Cina potrebbe presto provocare la piccata reazione di numerosi dei suoi vicini. Il Dragone ha infatti incluso aree e mari contesi (o oggetto di rivendicazione reciproca con nemici e partner), come parti integranti del proprio spazio territoriale.

Nuova Delhi ha presentato una forte protesta all’indirizzo di Pechino, visto che la cartina in questione mostra l’Arunachal Pradesh e l’altopiano dell’Aksai Chin come territori ufficiali della Repubblica Popolare Cinese.

“Abbiamo presentato una forte protesta attraverso i canali diplomatici alla parte cinese sulla cosiddetta ‘mappa standard’ della Cina del 2023, che rivendica il territorio dell’India”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri indiano. “Respingiamo queste affermazioni perché non hanno fondamento. Tali passi da parte cinese complicano solo la risoluzione della questione dei confini”, ha aggiunto Delhi. “Fare affermazioni assurde sul territorio dell’India non significa che esso diventi territorio della Cina”, ha rincarato la dose il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar al canale Ndtv.

Il governo cinese sostiene che l’Arunachal Pradesh, nell’Himalaya orientale, faccia parte del Tibet meridionale, tanto da aver pubblicato, lo scorso aprile, una mappa che rinominava 11 luoghi dello suddetto stato come all’interno di “Zangnan”, o Tibet meridionale in cinese. L’Aksai Chin è invece un altopiano conteso nell’Himalaya occidentale, rivendicato dall’India ma controllato dalla Cina.

La protesta dell’India

Come ha sottolineato Reuters, le relazioni tra Cina e India, due vicini dotati di armi nucleari, sono crollate dopo che i soldati di entrambe le parti si sono scontrati sull’Himalaya nel giugno 2020, provocando la morte di 20 soldati indiani e quattro soldati cinesi.

Da quel momento in poi la situazione sulla frontiera, lunga quasi 3.000 chilometri, si è sostanzialmente calmata, anche se in alcune sacche il confronto reciproco va avanti, con decine di migliaia di soldati ammassati su entrambi i lati dei confini contesi.

La “mappa della discordia” è stata pubblicata sul sito web del servizio cartografico standard del Ministero cinese delle risorse naturali cinese, peraltro pochi giorni dopo che le due nazioni avevano concordato di lavorare per allentare le tensioni sul confine conteso. Il rilascio della cartina arriva anche prima del vertice del G20, che sarà ospitato dall’India, a Nuova Delhi, il 9 e 10 settembre, e al quale dovrebbero partecipare Xi Jinping e altri leader globali.

La mappa della discordia

Oltre alla frontiera con l’India, la mappa cinese ha acceso i riflettori su altri due topic rilevanti: il Mar Cinese Meridionale e il confine con la Russia.

Per quanto riguarda il primo punto, Pechino continua a considerare i suoi diritti estesi su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale. La cartina cinese presenta infatti una linea di 10 trattini – una linea che presumibilmente indica la portata del suo territorio – che rivendica l’intero Mar Cinese Meridionale, e che si sovrappone sostanzialmente alla zona economica esclusiva (Zee) delle Filippine, dove si trova il Mar delle Filippine occidentali, nonché alle Zee di Malesia, Brunei, Vietnam e Indonesia. In tutto questo, l’isola di Taiwan viene considerata parte integrante della Cina.

Arriviamo così al secondo punto degno di nota. Il sito Voa ha fatto presente che Pechino ha contrassegnato parte della Russia come proprio territorio nazionale. Nello specifico, il riferimento è all’isola Bolshoy Ussuriysky, nell’Amur, oggetto di contesa sino-russa dal 1964.

Nel 2008, Mosca e Pechino avevano stipulato un accordo in base al quale l’isola sarebbe stata divisa tra i due Paesi. Bolshoi Ussuriysky occupa circa 340 chilometri quadrati, dimensioni paragonabili a quelle di Vladivostok o Khanty-Mansiysk, e si trova vicino a Khabarovsk e si trova nella pianura alluvionale dell’Amur di fronte alla foce del fiume Ussuri. La disputa tra Russia e Cina sulla proprietà dell’isola iniziò nel 1800, mentre negli anni Venti e Trenta del 1900 l’isola fu “presa sotto protezione” dalle truppe sovietiche.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, l’isola è rimasta sotto la giurisdizione della Russia. La Cina contesta lo status dell’isola dal 1964, ma dopo il trattato del 2008 non ci sono stati accordi formali tra russi e cinesi sulla proprietà dell’isola.

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