Netanyahu “mi sta f*tt*ndo”. Così Trump ai suoi collaboratori dopo il bombardamento israeliano del Qatar. Lo riporta il Wall Street Journal, secondo il quale il presidente, pur frustrato per l’ennesima volta dall’iniziativa del premier israeliano, non può rompere pubblicamente.
Secondo il WSJ si spiega con la sua stima per gli uomini forti. Una seconda spiegazione, più convincente, è per “l‘influenza del leader israeliano sul Congresso e sui media repubblicani“…
Altra spiegazione, che potrebbe sommarsi a quest’ultima, l’ha data l’ex funzionario dell’intelligence israeliana Ben-Menashe: “Il governo americano è intrappolato dagli israeliani. Jeffrey Epstein era uno dei loro strumenti per intrappolarli. Hanno intrappolato diversi presidenti degli Stati Uniti usando Jeffrey Epstein. Non era solo una questione di sesso, ma anche di soldi” .
“Trump può porre fine al genocidio a Gaza subito se smette di avere paura degli israeliani”, ha aggiunto. Infatti: “Cosa diranno di lui? Quante ragazze ha abusato? Quanti miliardi di dollari ha preso? Lasciateli dire quello che vogliono. Dovrebbe fermare il genocidio e lasciare che Israele reagisca come vuole, la moralità dovrebbe prevalere”.
La dichiarazioni di Ben-Menashe dal web sono approdate a un media mainstream, il Daily Telegraph NZ, che aggiunge l’ovvio, cioè che Ben-Menashe non ha provato le sue dichiarazioni e che, se dovessero diventare qualcosa di più di un’intervista, attirerebbero smentite incrociate da Israele e Stati Uniti (immaginare che la Casa Bianca o Tel Aviv possano confermare è sciocco).
Resta che ciò che ha detto potrebbe aiutare a spiegare perché il ritratto di Bill Clinton vestito con un abito della moglie Hillary campeggiasse all’entrata di una delle dimore del miliardario pedofilo. E forse potrebbe spiegare perché, ogni volta che Trump osa discostarsi dai desiderata di Netanyahu torna a ruggire la querelle sulla lista Epstein, l’ultima volta poco prima degli attacchi israeliani a Doha.
Da parte loro, Netanyahu e il variegato ambito che lo sostiene, in Israele e negli States, sbandierano a ogni piè sospinto il gemellaggio tra i due, non ultimo riferito anche nell’articolo del WSJ (d’altronde proprietario del media è Rupert Murdoch, legato al premier israeliano).
Singolare, a tale proposito, che ieri Netanyahu abbia annunciato l’invito alla Casa Bianca per il 29 settembre senza che però tale annuncio abbia avuto conferma, né in via ufficiale né dell’interessato. Dati i presupposti, è difficile che non giunga, ma il silenzio tenuto finora interpella.
Trump è in evidente confusione, gongola per gli attacchi al Venezuela, schiaccia il pedale sulla repressione interna, in particolare contro immigrati, sostenitori della Palestina e i cosiddetti antifa (che vuole classificare come terroristi), ma sui dossier importanti, guerra ucraina e soprattutto Medio oriente, non riesce a far nulla di quanto sperava.
Confusione acuita dall’assassinio di Charlie Kirk, che considerava “un figlio” e da certa sfortuna che sembra perseguitarlo: ieri l’Air force one che lo portava in Gran Bretagna ha vissuto momenti drammatici quando un altro aereo, lo Spirit 1300, ha incrociato pericolosamente la sua rotta.
Una criticità per nulla banale, nonostante sia stata poco rilevata, se si sta alle sollecitazioni rivolte dal controllore di volo al pilota del velivolo intruso: “Attenzione, Spirit 1300, virare di 20 gradi a destra. Spirit 1300, virare di 20 gradi subito. Spirit Wings 1300, virare di 20 gradi a destra immediatamente”. Non ricevendo risposta, ha reiterato l’allarme in tono “esasperato”, facendo presente che l’aereo che stava volando a sole otto miglia di distanza era quello presidenziale.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.piccolenote.it/mondo/linfluenza-di-netanyahu-negli-usa-trump-e-incastrato



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