Gli altri esseri senzienti

gen 4, 2012 0 comments
Di Guido Dalla Casa
 L’ottimo articolo di Francesco Lamendola
Siamo proprio sicuri che gli animali siano soltanto i nostri “fratelli minori”?
( www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41625 ) merita qualche considerazione.
  Infatti gli altri animali non sono “fratelli minori”: anzi, non dovremmo più fare distinzioni fra umani e animali. Per secoli, nella cultura occidentale, l’idea di “umanità” è stata vista in contrapposizione con quella di “animalità”: questa opposizione oggi è insostenibile da tutti i punti di vista, soprattutto da quello scientifico-filosofico. Ora sappiamo che l’uomo è a tutti gli effetti un animale, anche facilmente classificabile.
  Non c’è alcuna discontinuità nel complesso della Vita.
  Per un cambio di mentalità su questo tema, sarebbe molto utile cominciare anche a modificare il linguaggio, attraverso il quale viene tramandato il sottofondo culturale: dovremmo dire “gli altri animali” e indicare gli altri animali, le piante, gli esseri collettivi e gli ecosistemi con la locuzione “gli altri esseri senzienti”.
  Poiché non c’è alcuna  separazione, non possiamo parlare di “fratelli minori”: tutti gli esseri senzienti hanno un valore in sé e il diritto di vivere in modo soddisfacente. Ogni ottica antropocentrica deve scomparire, non c’è alcuna “eccellenza ontologica” nel contesto della Natura.
  Come affermato nell’articolo, i comportamenti intelligenti e finalizzati sono propri di tutti gli esseri senzienti: lo dimostrano ampiamente gli studi di Konrad Lorenz,  Irene Pepperberg, Jane Goodall, Frans de Waal, Geza Teleki e tanti altri scienziati, etologi e filosofi.
   Quanto poi all’idea che gli altri animali agiscono solo “per istinto”, sarebbe ora che si smettesse di raccontare simili amenità. Aggiungo qualche notizia in proposito.
- Da un’intervista a Konrad Lorenz:
… Dinanzi al commovente episodio del gorilla che accarezza il bambino caduto nella sua gabbia non si sa fare altro che parlare di istinto, come se le scimmie fossero degli automatismi per la salvaguardia dei ragazzini sbadati. E se nella gabbia fosse caduto un adulto, per esempio un teologo o un filosofo dell’istinto, il gorilla si sarebbe comportato in maniera altrettanto gentile?
Ho conversato a lungo, su questi argomenti, con Konrad Lorenz, padre dell’etologia moderna. Alla domanda se anche gli animali siano consapevoli, con il tono passionale e affascinante che lo distingue, risponde: “Nessuna persona seria dovrebbe dubitare di questo. Sono pienamente convinto, dico pienamente, che gli animali hanno una coscienza. L’uomo non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva”. E aggiunge che l’uomo è troppo presuntuoso, troppo preso di sé. Naturalmente, dice ancora il grande scienziato, il fatto che gli animali abbiano una coscienza “solleva dei problemi”. Forse l’uomo ha paura di fare altri passi in questa logica: riconoscendo una vita interiore agli animali, sarebbe costretto a inorridire per il modo con cui li tratta.
    Lorenz mi ha parlato anche dell’infallibilità con cui gli animali conoscono subito le intenzioni di chi sta loro di fronte. Ma non c’è bisogno di scomodare tanta autorità, per commentare l’episodio del gorilla in questione. Solo una mente rozza o malata di dogmatismi, potrebbe dubitare delle buone intenzioni dell’animale. E i cani di Vienna, compresi quelli di Lorenz, non sono mai minacciosi per istinto o perché capiscono che la gente li ama e non farebbe loro mai del male?.......
    Sarebbe pura cecità considerare l’uomo come qualche cosa di completamente avulso dal resto del regno animale. La scoperta che gli animali mentono - per esempio i gracchi alpini e corallini, ma Lorenz mi ha parlato anche di altri animali - e quindi sono capaci di astrazione ha fatto cadere perfino il dogma che solo l’uomo avesse la facoltà di riflettere in abstracto. …
                                                 (Anacleto Verrecchia, La Stampa, 8 settembre 1986)
 -  Sui trent’anni di studi di Irene Pepperberg è interessante l’articolo di Virginia Morell pubblicato sul National Geographic del marzo 2008; ne riporto qualche brano:
…  La Pepperberg iniziò il suo progetto nel 1977: si portò in laboratorio un pappagallo africano di nome Alex con l’intento di insegnargli la lingua inglese.
  “Quando la Pepperberg cominciò a dialogare con Alex, che è morto a 31 anni lo scorso settembre, erano molti gli scienziati che credevano che gli animali non fossero in grado di pensare. Gli animali erano macchine, robot, programmati per reagire in modo elementare a stimoli esterni, ma non erano in grado di pensare né di provare emozioni”.
  Ancora trent’anni fa, dopo quasi due secoli che conoscevamo l’Unità della Vita e  sapevamo qual’è la posizione della nostra specie nel mondo naturale, erano diffuse idee simili! Ma leggiamo qualche brano dell’articolo:
  “Alex contava, riconosceva colori, forme e dimensioni, aveva un’elementare nozione del concetto di zero”.
 “Gli scimpanzè, i bonobo e i gorilla sono capaci di apprendere il linguaggio dei segni e di utilizzare simboli per comunicare con noi. Il bonobo Kanzi porta con sé una lavagna piena di simboli che gli permette di “parlare” ai ricercatori, e ha inventato, per esprimersi, nuove combinazioni simboliche”.
“Azy (un orango) ha una ricca vita interiore. Cognitivamente gli oranghi sono sullo stesso piano delle scimmie africane, e in certi compiti le superano. Oltre a comunicare i suoi pensieri con i simboli di una tastiera, Azy mostra anche una “teoria della mente” (cioè comprende il punto di vista di un altro), e fa scelte logiche che dimostrano una notevole flessibilità mentale”
 “Non siamo i soli a saper inventare, a pianificare le nostre azioni, ad avere un’immagine di noi stessi; e neppure i soli a mentire e ingannare”.
 “Dotati di un grosso cervello e agili tentacoli, i polpi sanno bloccare le loro tane con delle rocce, e si divertono sparando acqua a bersagli come bottiglie di plastica o ai ricercatori”.
 “Le ghiandaie sanno ragionare: sapendo di essere ladre, spostano le provviste di cibo se un’altra ghiandaia le osserva; pianificano i pasti futuri, e nel fare provviste tengono conto dei bisogni futuri piuttosto che della fame del momento”.
“I delfini hanno ottima memoria, estro creativo e capacità linguistiche; sono versatili, sia dal punto di vista cognitivo che comportamentale. Hanno un grande cervello generalista, proprio come noi. Modificano il proprio mondo per rendere possibili nuove cose”.


Fonte:Ecologia Profonda


Da Arianna Editrice

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