Migranti, la lettera della bambina sopravvissuta al naufragio: "Cari fratelli, vi prego non attraversate il mare. C'è solo morte"

apr 29, 2015 0 comments
"Vengo dalla Gambia e ho attraversato il mare per venire in Italia. Molte persone sono morte, i miei migliori amici, mia sorella e mio fratello sono morti tra le onde per venire in Italia... Per favore, lo dico alle persone che stanno per venire in questo posto chiamato Italia... il mare è molto molto pericoloso. Vi prego, fratelli e sorelle, basta arrivare in questo modo. Vi prego, vi prego, vi prego... vi dico questo perché so cosa ho visto ".
Danno i brividi le parole di questa lettera, pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Soprattutto se si pensa che a scriverla è stata una bambina di 11 anni, unica sopravvissuta della sua famiglia a uno dei tanti naufragi che stanno trasformando il Mediterraneo in un cimitero. La piccola è arrivata il 14 aprile a Reggio Calabria. Sola. I genitori, il fratellino e sua sorella maggiore non ce l'hanno fatta.
A salvarla è stata proprio sua sorella, che con un ultimo disperato sforzo è riuscita a tenerla a galla il più possibile. Per gli altri non c'è stato scampo: il padre, infatti, aveva pagato un prezzo più alto agli scafisti per due posti più in alto sul barcone, posti "riservati" alle due donnine di casa. Il resto della famiglia stava giù, nella stiva, insieme ad altre 400 persone. Si soffocava là sotto, i migranti si sono mossi tutti insieme verso la porta sbarrata e la carretta del mare si è rovesciata. Un copione tristemente comune.
Ora la bambina si trova in una casa di accoglienza per minori gestita dal Servizio immigrazione della Comunità Papa Giovanni XXIII a Reggio Calabria. Gli operatori del centro hanno spiegato che la piccola si è messa a scrivere di sua spontanea volontà. Ha preso un foglio bianco e ha affidato i suoi pensieri all'inchiostro. Per mettere nero su bianco l'unica cosa che la può salvare: il fatto di mettere in guardia "i fratelli e le sorelle" che dall'Africa vorrebbero tentare la traversata.
"Attraversare il mare è molto, molto pericoloso. Vi prego, basta", scrive la piccola, partita dalla Libia insieme a tanti altri. È stata la miseria a spingere la sua famiglia a intraprendere il viaggio. Il padre sperava di poter ricominciare in Europa, di offrire una vita più dignitosa a sua moglie e ai tre figli. Ora la bambina è seguita dagli psicologi, a cui ha detto poco più che una frase: "in mare c'è soltanto morte". "I suoi occhi raccontano una sofferenza infinita", ha detto al Corriere il responsabile del Servizio immigrazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Foto:http://archivio.internazionale.it

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