“La parola clandestini utilizzata in riferimento ai profughi è denigratoria”, condannata la Lega Nord

feb 23, 2017 2 comments
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Di Chiara Baldi

La parola “clandestini” è discriminatoria. È quanto ha stabilito ieri una sentenza della prima sezione civile del Tribunale di Milano, che ha condannato la Lega Nord al pagamento di diecimila euro (5mila per il partito nazionale e altrettanti per quello cittadino di Saronno, in provincia di Varese).  
Lo scorso aprile, infatti, il partito del sindaco Alessandro Fagioli - che è alla guida della città varesotta dal giugno 2015 - aveva tappezzato le strade di Saronno di manifesti su cui campeggiavano frasi contro i profughi: nel comune di Fagioli, secondo una richiesta della Caritas, sarebbero infatti dovuti arrivare 32 migranti, che sarebbero stati alloggiati nella ex sede distaccata del liceo G.B Grassi, in via Bruno Buozzi. Ma poiché lo stesso Fagioli si era detto contrario - dichiarando che «non voleva africani maschi vicino alle scuole» - i profughi in città non sono mai arrivati.  

La sentenza del giudice Martina sottolinea «il carattere discriminatorio e denigratorio dell’espressione clandestini». Ma ancora più importante è il fatto che questa sentenza potrebbe creare un precedente importante, dal momento che nel partito di Matteo Salvini non manca l’abitudine a chiamare “clandestini” i profughi. A partire proprio dal segretario del Carroccio.  

Il processo era stato intentato dall’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e dal Naga, che da 30 anni a Milano si occupa di difendere i diritti degli stranieri. Come spiegano gli avvocati dell’Asgi in una nota - pubblicata anche sul loro sito - «l’associazione dei termini clandestini (ossia di coloro che entrano/permangono irregolarmente nel territorio contravvenendo alle regole sull’ingresso e il soggiorno) e richiedenti asilo (ossia di coloro esercitano un diritto fondamentale ovvero quello di chiedere asilo in quanto nel loro paese “temono, a ragione, di essere perseguitati) oltre ad essere erronea ha una valenza denigratoria e crea un clima intimidatorio e ostile». 

Secondo il tribunale di Milano a nulla vale invocare l’articolo 21 della Costituzione in materia di libertà di pensiero poiché «nel bilanciamento delle contrapposte esigenze – entrambe di rango costituzionale – di tutela della pari dignità, nonchè dell’eguaglianza delle persone, e di libera manifestazione del pensiero, deve ritenersi prevalente la prima in quanto principio fondante la stessa Repubblica».  

Commenti

  1. Come fa a essere denigratoria una parola, quando è accertato che ogni 100 che si dichiarano profughi poi si riscontra che sono 00 clandestini e un solo profugo?

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  2. Come fa a essere denigratoria la parola clandestino, quando è accertato che ogni 100 che si dichiarano profughi poi si riscontra che sono 99 clandestini e un solo profugo?

    RispondiElimina

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