Migranti, la sfida dei preti e delle suore di strada: digiuno e presidio di 10 giorni a Montecitorio contro le politiche di Salvini

lug 10, 2018 0 comments
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preti, le suore e i vescovi di frontiera ora scendono in piazza con un “digiuno contro le politiche migratorie del Governo”: martedì a mezzogiorno sotto le finestre del Vaticano e poi per dieci giorni sotto quelle di Montecitorio dalle 8 alle 14 ci saranno padre Alex Zanotelli, il vescovo emerito di Caserta monsignor Raffaele Nogarodon Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge di Firenzesuor Rita Giaretta di “Casa Ruth” e padre Giorgio Ghezzi. Dopo aver indossato la maglietta rossa lo scorso sabato raccogliendo l’appello di don Luigi Ciotti, di ArciAnpi e Legambiente, padre Zanotelli – che dopo anni di vita a Korogocho ha scelto di abitare nel rione Sanità di Napoli – ha deciso con altri di continuare a schierarsi in solidarietà ai migranti.
Un digiuno che suona come un appello alla Cei, alle singole comunità parrocchiali ma anche al Terzo Settore. “Proponiamo – scrivono nell’appello il gruppo di preti e suore – un piccolo segno visibile, pubblico: un digiuno a staffetta con un presidio davanti al Parlamento italiano per dire che non possiamo accettare questa politica delle porte chiuse che provoca la morte nel deserto e nel Mediterraneo di migliaia di migranti”.
Il vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro
Tra i firmatari anche un nome di spicco come quello di monsignor Nogaro ma anche l’adesione della Comunità del Sacro Convento di Assisi: “Quanto sta accadendo è il naufragio dei migranti, dei poveri, dei disperati, ma è anche il naufragio dell’Europa, e dei suoi ideali di essere la “patria dei diritti umani”. È un crimine contro un’umanità impoverita e disperata, perpetrato dall’opulenta Europa che rifiuta chi bussa alla sua porta. Un rifiuto che è diventato ancora più brutale con lo scorso vertice dell’Ue dove i capi di governo hanno deciso una politica di non accoglienza. Anche l’Italia, ha deciso  di non accogliere, di chiudere i porti alle navi delle Ong e di affidare tale compito alla Guardia Costiera libica, che se salverà i migranti, li riporterà nell’inferno che è la Libia”.

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