Larry’s Emotion – "Blackness"- RECENSIONE

mag 11, 2020 0 comments

Di Salvatore Santoru

"Blackness" è il nuovo album dei Larry’s Emotion, una band nata nel 2017 da un'idea di Jimmy Burrow (Ex Helia) e Simone Quadrio(ex Once Upon A Time).
Tale album rappresenta una decisa evoluzione del sound del gruppo livornese, originariamente dedito al pop punk e all'hardcore punk screziato di metal.

In "Blackness", invece, i Larry’s Emotion si sono orientati ad un sound basato su un metalcore molto aggressivo e melodico allo stesso tempo, contraddistinto anche dalla presenza importante del breakdown.
Entrando più nello specifico, si notano decise influenze dello stesso metalcore ed emotional/melodic metalcore moderno così come non mancano influssi derivanti dal melodic death metal e sonorità con richiami pop e melodic hardcore punk, alternative e industrial metal nonché elettroniche/electronicore e spunti symphonic.

L'album inizia con "My Thought, My Feeling, My Blessing", un intro decisamente atmosferico contraddistinto da un riff cadenzato e dai 'richiami apocalittici' evocati dal synth.
Si prosegue con "Watch You Burn", un brano che parte con un sound caratterizzato da un brevissimo riff malinconico e, in seguito, si trasforma in aggressive sonorità a metà strada tra il metalcore e l'industrial con influenze djent e death metal. 

Vocalmente, il brano è caratterizzato da un veloce e potente cantato a metà tra quello tipico hardcore e il growl nonché da certi passaggi screaming, mentre il ritornello vede la comparsa della voce pulita e melodica. 
L'impostazione tipicamente melodic metalcore del primo pezzo viene lasciata da parte per il terzo brano dell'album, "Waiting".

Tale canzone è caratterizzata da un cantato e dalle sonorità ispirate al pop punk influenzato dall'emo e dal post-hardcore e, inoltre, da influssi alternative metal.

Il quarto brano, "Blackness", invece è contraddistinto da un sound djent con influssi groove e industrial metal e, oltre a ciò, dall'utilizzo di un cantato inizialmente rap/rapcore unito al growl e al melodico del ritornello.

Si prosegue con "You'd Be Here Again", un brano veloce e decisamente hardcore che, tra l'altro, si caratterizza anche per l'interessante assolo melodico eseguito dal synth durante il ritornello.

Con "Hollow and Empty" ritornano le sonorità prettamente djent e si sente anche un richiamo a certo deathcore, mentre il ritornello è caratterizzato da un ritmo industrial e 'dance'.

Il brano seguente, "Destroy Em'All", si rifà invece alle sonorità del metalcore moderno e "vecchia scuola" e, allo stesso tempo, non disdegna un sound decisamente ispirato ad influssi industrial e alternative metal.

"Get Away" è contraddistinta da un buon mix di potenza e melodia, un pezzo melodic/emotional metalcore che risente anche di influssi symphonic e melodic HC-post hardcore.

"Dont'Lose Your Way" è il brano più esplicitamente alternative metal, caratterizzato anche da forti passaggi djent e dalle particolari vocalità durante il ritornello.

Con "Deceiving Me" si ha il ritorno di un sound che guarda al deathcore, unito a richiami djent e alternative metal e con il cantato che passa dal growl al melodico come in diversi altri brani.

L'album si conclude con "Lies on Lies", dove ritorna invece l'approccio e le sonorità hardcore e punk/metal con influssi moshcore, con ottimi passaggi più melodici e sinfonici specialmente verso la fine del pezzo.

In linea di massima, si tratta di un gran bell'album ricco di interessanti spunti e particolarmente consigliato per gli amanti delle sonorità di bands come i Parkway Drive, gli Slipknot, i Lamb of God, gli All That Remains, i Trivium, gli In Flames, i Killswitch Engage, i Fear Factory e tante altre.

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