Venezuela, la fallita invasione anti-Maduro tra contractors e strani ribelli

mag 9, 2020 0 comments

Di Giovanni Giacalone

Continua a far discutere la fallita offensiva anti-Maduro messa in atto nella notte di domenica 3 maggio sulle coste del Venezuela e bloccata dall’esercito di Caracas ancor prima di iniziare. Un’offensiva dalle dinamiche talmente assurde che si fa fatica persino a definirla “operazione” e che ha visto coinvolti controversi ex militari bolivariani rifugiatisi in Colombia  ma anche ex militari statunitensi reinventatisi contractors e alla cui regia delle operazioni spicca il nome di Jordan Goudreau, ex Berretto Verde veterano pluridecorato di Iraq e Afghanistan, ben noto in Florida dove ha sede la sua società di sicurezza privata “Silvercorp”.
Intanto la televisione venezuelana di regime mostrava come trofeo le immagini dei passaporti e delle patenti di guida di Luke Alexander Denman e Airan Berry, i due contractors statunitensi catturati a Chuao assieme a una ventina di altri ribelli. In molti si sono ovviamente chiesti perchè i due ex militari abbiano deciso di mettere in atto un’infiltrazione clandestina in territorio nemico portandosi dietro i documenti. Come se non bastasse, a rendere ancor più assurda la faccenda c’è il fucile M4 da softair sequestrato dalle autorità venezuelane e mostrato assieme ad ulteriore equipaggiamento ritrovato a bordo del motoscafo.
Goudreau e soci venezuelani hanno accusato il leader dell’opposizione, Juan Guaido, di non aver rispettato i patti e come conseguenza di ciò l’ufficio della Procura Generale di Caracas ha emanato un mandato di arresto contro l’esponente politico che nel frattempo sarebbe scappato presso l’ambasciata di un Paese europeo non meglio precisato. Intanto Maduro punta il dito contro la Colombia e contro Trump che rimanda però le accuse al mittente: “Noi non c’entriamo. Se fossimo stati noi, le cose sarebbero andate diversamente”.

Lo sbarco mal riuscito e gli obiettivi incerti

Uno dei due contractors statunitensi ha dichiarato alle autorità venezuelane che l’obiettivo principale doveva essere quello di arrestare il Presidente venezuelano Nicolas Maduro per poi trasferirlo all’aeroporto di Caracas e metterlo su un aereo diretto negli Stati Uniti. Per far ciò, uno dei gruppi d’assalto avrebbe dovuto in qualche modo raggiungere l’aeroporto senza farsi individuare per poi prenderne il controllo.
Fonti governative venezuelane avanzano però ipotesi differenti, spiegando che il gruppo guidato da Robert Colina “Pantera” avrebbe dovuto inserirsi a Macuto per poi avanzare su Caracas con l’obiettivo di arrestare Maduro; i gruppi fermati tra Chuao e Puerto Cruz avrebbero invece dovuto coprire una distanza di circa 30 chilometri in direzione sud verso la città di Maracay per impossessarsi della base della 4a Divisione Blindata dell’esercito bolivariano.
E’ veramente difficile concepire come una sessantina di uomini male armati e senza l’adeguato addestramento possano mettere in atto un piano del genere, come già illustrato all’emittente statunitense Nbc da Ephraim Mattos, un ex Navy Seal che aveva visitato tempo prima uno dei campi di addestramento in territorio colombiano per fare un corso di medicina militare ad alcuni uomini poi rivelatisi del gruppo di Goudreau.
Uomini che avevano descritto il contractor come “membro della Delta Force e guardia del corpo di Donald Trump”. A quel punto Mattos (che non aveva mai sentito parlare di Goudreau), dopo aver visitato il sito della Silvercorp ed aver realizzato che si trattava di un “private contractor” e non un membro attuale di alcun corpo militare, lo aveva contattato via Instagram per avere chiarimenti, ma la conversazione non aveva avuto seguito.
Il resto della storia è ben nota, con Goudreau e l’ex ufficiale venezuelano Nieto Quintero che, ben lontani dal campo di battaglia, diffondevano un video ad operazione ancora in corso, denominandola “Gideon” e illustrandone gli obiettivi: “rovesciare il regime di narcotrafficanti e liberare i prigionieri politici”. In aggiunta, Goudreau rivendicava incursioni anche nell’est e nel sud del Paese. L’epilogo è però quello che il mondo intero ha potuto vedere, con otto ribelli uccisi a Macuto e gli altri umiliati davanti alle telecamere.

Chi è Jordan Goudreau?

Con il passare delle ore inizia ad emergere un quadro sempre più chiaro sul regista dell’operazione, il canadese Jordan Goudreau, tre medaglie di bronzo da veterano di Iraq e Afghanistan, indicato da chi lo ha conosciuto sul campo come ottimo tiratore; un ex Berretto Verde con in passato anche un’esperienza nell’esercito canadese. Dopo il ritorno alla vita da civile, nel 2018 aveva deciso di aprire la Silvercorp, azienda di sicurezza privata, per focalizzarsi sulla prevenzione delle stragi nelle scuole, problema particolarmente sentito oltre-Oceano.
Il business della sicurezza privata è però piuttosto inflazionato negli Usa e Goudreau, a detta del suo ex socio Drew White, aveva obiettivi ben più lungimiranti ed orientati all’estero: “voleva fare una società di contractors in stile BlackWater”. Nel febbraio del 2019, durante un concerto a Cucuta, città colombiana vicino il confine col Venezuela, l’ex Berretto Verde abbracciava l’idea di guidare un gruppo di ribelli per scardinare il regime di Maduro. Se l’iniziativa fosse riuscita, sarebbe stato un “colpaccio” per l’azienda di Goudreau, sia dal punto di vista finanziario che della fama. Su Maduro c’è una taglia di Washington e inoltre il contractor avrebbe potuto contare sui finanziamenti di facoltosi oppositori con i quali era entrato in contatto (o per lo meno, così credeva), oltre che su eventuali vantaggi legati al business una volta instauratosi il nuovo governo.
Non risulta ancora pienamente chiaro in che modo Goudreau si sia realmente presentato ai ribelli, se come membro delle forze speciali Usa, della Delta Force, guardia del corpo del Presidente Trump, agente della Cia. Vero è che lo US Secret Service e la Cia hanno entrambi dichiarato di non aver mai contrattato Goudreau; successivamente arrivava poi la comunicazione di un portavoce del Bojangles’ Coliseum di Charlotte che illustrava come Goudreau non fosse mai stato contrattato come guardia di sicurezza al convegno di Trump del 28 ottobre 2018. Ciò in seguito a una foto pubblicata sul profilo Instagram della Silvercorp dove Goudreau appariva vestito da “bodyguard” proprio in quell’occasione.

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