Commemorazione vittime dell'incidente ferroviario tra Andria e Corato- COMUNICATO CNDDU

lug 11, 2020 0 comments

Comunicato stampa - 12 luglio. Commemorazione vittime dell'incidente ferroviario tra Andria e Corato

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani in occasione del IV anniversario
del disastro ferroviario della Vecchia Bari Nord-Andria-Corato in cui persero la vita 23 persone intende
ripercorrere quei giorni di dolore che hanno distrutto la vita di 23 famiglie e che hanno segnato
profondamente il Nostro Paese e la storia delle ferrovie italiane. Si tratta di uno dei più gravi incidenti mai
avvenuti in Puglia e uno dei più gravi che ha colpito il Nostro Paese.

Arrivi, partenze, attese, ritardi, saluti, batticuori. Quando pensiamo a un treno pensiamo a questo. Forse i più
romantici pensano ai paesaggi che guarderanno dal finestrino e una volta lì dentro, chissà, guarderanno i loro
vicini, scruteranno il vagone: troppo pieno, troppo vuoto, spesso sporco. Ma nessun viaggiatore assocerà,
mai, al più bel mezzo pubblico che esista l’idea della morte che ti strappa alla vita, quando la vita la stai
vivendo in pieno. E quella mattina le vittime dell’incidente ferroviario in Puglia, quasi tutte giovani, la vita la
stavano omaggiando nel migliore dei modi. Tonio aveva appena 15 anni. Alessandra e Rossella iniziavano ad
apprezzare la bellezza della loro età. E così altri loro coetanei. Poi tutto a un tratto l’apocalisse.
Nella tratta Andria-Corato, quella maledettissima mattina di luglio, qualcosa andò storto nel sistema delle
comunicazioni, e due treni ricevettero il via libera per partire in direzione opposta sul binario unico dove
impattarono. L’incidente avvenne in un tratto in cui la natura verdeggiante e gli alberi d’ulivo riducevano la
visibilità ai macchinisti. Così la curva fu fatale e i due treni, autorizzati a procedere dai due capistazione di
Andria e di Corato, si scontrarono frontalmente. L’impatto fu devastante, delle quattro carrozze, tre furono
completamente disintegrate. Le indagini successive confermarono quello che fin da subito fu chiaro, la causa
dell’incidente fu un errore umano, fu una cattiva gestione nel sistema delle telefonate che per prassi
avvenivano regolarmente prima della partenza dei treni.

Erano 80 le persone a bordo, 23 persero la vita, 51 riportarono ferite più o meno gravi. Inoltre, le operazioni
di soccorso non furono semplici per la mancanza di una strada che conducesse al luogo della tragedia. Tutta
la comunità animata da buoni sentimenti e solidarietà partecipò al dolore, fornendo acqua, provviste,
raccogliendo i corpi dei propri fratelli. I soccorritori scavarono senza sosta, a mani nude, tra le lamiere, senza
mai smettere di sperare di sentire un lamento, una voce. In poche ore si riempì sempre più di feriti
l’ospedale da campo costruito repentinamente per far fronte all’emergenza.
Il processo successivamente è stato lungo, doloroso e complicato. Numerosissimi sono stati i testimoni, 18 in
tutto le persone sotto processo coinvolte in gravissime accuse tra le quali: violazione delle norme di
sicurezza sul lavoro, mancanza di corsi di aggiornamento professionale, inadeguatezza nel sistema del blocco
telefonico e soprattutto omicidio colposo e lesioni gravi colpose. Inoltre, in sede processuale è emersa
un’altra informazione allarmante da valutare seriamente, negli ultimi anni l’aumento del numero dei
convogli sul tratto in cui è avvenuto il disastro ferroviario era passato da 40, degli anni ’80, ai 180, del 2016.
Come spesso succede in ogni tragedia, ci sono troppi numeri, troppi dati, troppa lentezza che offende ed
esaspera i familiari delle vittime i quali aspettano pazienti, da anni, solo verità e giustizia.
Il CNDDU, alla vigilia di una giornata così straziante per la memoria collettiva, intende essere accanto alle
famiglie delle vittime per sostenerle in questa battaglia per la giustizia e la verità. Intende, inoltre, come
sempre non fermarsi a un numero, ma ricordare nome per nome le 23 persone che hanno perso la loro vita
nella tragedia ferroviaria. Chiediamo, quindi, un pensiero per: Albino, Enrico, Fulvio, Tonio, Donata,
Luciano, Alessandra, Giuseppe, Pasquale, Serafina, Rossella, Jolanda, Maurizi, Gabriele, Pasqua, Maria,
Francesco, Salvatore, Michele, Gabriele, Giulia, Nicola, Giovanni.
Siamo convinti che ogni tragedia per quanto ingiusta, orribile e, talvolta, evitabile ci consegni sempre un
insegnamento onde evitare il ripetersi dell’orrore. Sta a noi fare in modo che non si ripeta più il disastro. Sta
nella nostra capacità di imparare dagli errori commessi, nella nostra coscienza che deve guidarci come il faro
del bene civile, nel nostro operato che deve essere orientato verso obiettivi costruttivi. L’Italia è la nostra
casa e ha bisogno di attenzione, di cure, di tutela e di manutenzione. Tutto questo è amore per il proprio
Paese. Solo abbandonando le strade infruttuose e fuorvianti delle omissioni, delle distrazioni, dei profitti
ingiusti e dei ritardi nelle decisioni possiamo, forse, commemorare ogni anno i nostri fratelli con una
coscienza restaurata.

Prof.ssa Rosa Manco

CNDDU

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