L’Europa schiacciata nella guerra dei chip fra Usa e Cina

ago 28, 2020 0 comments

Di Roberto Vivaldelli

Nella sfida tecnologica fra Stati Uniti e Cina, l’Europa è rimasta al palo. Schiacciata nel mezzo di una competizione serrata fra le due superpotenze, che rischia – ulteriormente – di emarginare il Vecchio Continente, incapace di apparire competitivo. Come riporta Il Foglio, l’ultima sfida fra Washington e Pechino riguarda i “chip”, mattoni fondamentali dei nostri dispositivi, che grazie a materiali semiconduttori permettono processare e elaborare segnali elettrici. Ora questi piccoli ma essenziali componenti sono al centro dell’ultima battaglia della guerra fredda tecnologica sino-statunitense – che sta già creando non pochi problemi per l’Europa.
La scorsa settimana Donald Trump, come riportato dall’Agi, hanno annunciato di voler inasprire le sanzioni contro il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei, estendendole a 38 delle sue filiali, al fine di limitare il loro accesso alla tecnologia americana. L’amministrazione di Donald Trump ha criticato Huawei e le sue consociate per “aver intensificato gli sforzi per ottenere semiconduttori avanzati sviluppati o prodotti utilizzando software e tecnologie statunitensi per raggiungere gli obiettivi politici del Partito Comunista Cinese”, ha dichiarato il Segretario al Commercio, Wilbur Ross. A questo si aggiunge il fatto che Trump ha deciso di bloccare le forniture di chip con tecnologia americana alla cinese Huawei.

La guerra dei chip che colpisce l’Europa

Gli Stati Uniti, come spiega Il Foglio, vogliono colpire la Cina poiché Pechino non è attualmente in grado di produrre chip di fascia alta, al momento prodotti da aziende statunitense come Intel, Samsung e la taiwanese Tsmc. Per Huawei si traduce in un danno enorme. Richard Yu, Ceo della business unit consumer di Huawei, ha ammesso che a partire dal prossimo mese di settembre, la società non sarà più in grado di produrre i propri chipset Kirin a causa della continua pressione economica degli Stati Uniti. “Sfortunatamente – ha sottolineato Yu durante una conferenza stampa – nel secondo round di sanzioni statunitensi, i nostri produttori di chip hanno accettato ordini solo fino al 15 maggio. La produzione terminerà il 15 settembre. Quest’anno potrebbe essere l’ultima generazione di chip di fascia alta Huawei Kirin”. E così, sottolinea IlSole24Ore, il prossimo telefono in uscita (il Mate 40) – rilascio previsto a settembre – potrebbe essere l’ultimo telefono con un chip Kirin.
La mossa di Donald Trump spacca l’Europa, con i Paesi di Visegrad che stanno seguendo la linea statunitense dettata da Mike Pompeo. Come riporta the Diplomat, il recente tour europeo del Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha segnato un altro passo nella campagna statunitense che spinge i Paesi alleati a tagliare i legami con Huawei. La Polonia, dove Huawei opera dal 2004, è la sede principale dell’azienda per l’Europa centrale e orientale e la regione nordica. Sebbene Varsavia non abbia ancora detto la sua parola finale sui fornitori di apparecchiature 5G, Pompeo si sta impegnando affinché gli alleati degli Stati Uniti parlino con una sola voce, con l’Europa centrale e orientale che gioca un ruolo vitale nei suoi sforzi. Altri Paesi, come Spagna e Germania, cercano un compromesso, mentre l’Italia ha posto degli importanti paletti con il Dpcm varato il 7 agosto. Prima di acquistare beni, sistemi e servizi informatici e di telecomunicazione, amministrazione e società che operano nei settori definiti strategici dal nostro Paese saranno sottoposte a un lungo iter di test e verifiche.

Un chip europeo?

Per non rimanere schiacciati nella competizione serrata fra Washington e Pechino sui chip, la Commissione europea ha manifestato l’intenzione di investire fra i 20 e i 30 miliardi di euro di fondi privati e pubblici in questo settore. Purtroppo, come sottolinea anche Il Foglio, la strada per competere con le due superpotenze è lunga, e potrebbero richiedere investimenti di scala molto maggiore rispetto a quelli proposti dalla Commissione europea. E il tempo stringe.

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