L’Olanda e lo spettro dell’alleanza tra Iran e Mocro Maffia

ago 14, 2023 0 comments


Di Emanuel Pietrobon

Dicono i saggi che gli opposti si attraggono. Ma se nelle relazioni umane accade perché al cuor non si comanda, nelle relazioni internazionali succede perché talvolta il leone ha bisogno del topo. È il caso, quest’ultimo, della legge dell’attrazione che, più frequentemente di quanto si pensi, spinge stati e anti-stati a collaborare, a siglare empie alleanze nel nome di interessi comuni e a diventare, non di rado, un tutt’uno indistinto e indistinguibile.

La storia è ricca di esempi di improbabili love story tra gli opposti più incompatibili che esistano, le istituzioni e le organizzazioni criminali, che fanno dell’Italia, dove il dibattito sulle presunte trattative Stato-mafia è particolarmente acceso, più una regola che un’eccezione. È il caso di Stati Uniti e Cosa nostra americana contro Cuba negli anni Sessanta. È il caso della triangolazione Turchia-Lupi grigi-mafia turca durante la Guerra fredda. Ed è il caso di Cina e cartelli della droga messicani contro gli Stati Uniti nell’epidemia degli oppioidi.

Gli Stati si servono degli anti-Stati perché possono condurre operazioni di spionaggio, commettere omicidi, compiere sabotaggi, interferire nei processi elettorali. La loro intesa può durare il tempo di un crimine oppure può essere strutturata all’interno di una strategia della tensione o di una guerra ibrida. Molto, se non tutto, dipende dal livello di amoralità dello Stato, dall’efficienza dell’anti-Stato e dalla posta in gioco.

Totale amoralità dello Stato ed elevata efficienza dell’anti-Stato sembrano essere i motivi del patto di sangue che, secondo i servizi segreti olandesi, avrebbero siglato l’Iran e la Mocro Maffia. Obiettivo: caccia senza confini agli oppositori della Rivoluzione.

Sangue lungo la Amsterdam-Teheran

La corsa di Ridouan Taghi, il re della Mafia marocchina, o Mocro Maffia, sembra essere finita. È stato arrestato a Dubai il 16 dicembre 2019 e si trova attualmente detenuto nel penitenziario di Vught, dove è sorvegliato a vista per impedire comunicazioni con l’esterno e possibili fughe.

Taghi è dietro le sbarre, accusato di essere il mandante o l’esecutore di una scia di reati in quella che è la versione olandese del Maxiprocesso di Palermo, il cosiddetto Processo Marengo, ma la saga della Mocro Maffia non è ancora terminata: la prima generazione di mafiosi marocchini continua a operare nonostante la cattura di Taghi e una seconda generazione, più liquida dal punto di vista organizzativo e maggiormente propensa a creare cartelli multietnici, si sta facendo largo mentre i membri della precedente invecchiano, vengono arrestati o cadono sotto i colpi di pistola.

Taghi è caduto, ma la Mafia marocchina è ancora in piedi. E sembra che tale resterà ancora a lungo: ha accesso privilegiato alle sconfinate coltivazioni di cannabis del Rif, ha legami di sangue coi clan magrebini operanti in Spagna e coi narco-banditi francesi, ha messo piede in Latinoamerica e sembra che abbia stretto delle amicizie potenti. Sembra che abbia fatto amicizia con l’Iran.

Non è soltanto per la protezione che gli Emirati Arabi Uniti offrono ai grandi criminali che Taghi avrebbe scelto Dubai come nascondiglio. Secondo il Servizio di Sicurezza e di Intelligence Generale, gli 007 dei Paesi Bassi, Taghi si sarebbe rifugiato lì su suggerimento dell’Iran, suo presunto committente, effettuando vari viaggi di lavoro su yacht.

Taghi era un agente di Teheran, o meglio: un prestatore di servizi, nello specifico gli omicidi su commissione. Una conclusione alla quale gli 007 olandesi sono giunti quasi per caso, nel 2019, scoprendo la verità dietro un omicidio della Mocro Maffia di quattro anni prima che, fino a quel momento, era rimasto insoluto. Ali Motamed, un elettricista ucciso da due sicari il 15 dicembre 2015, non era stato ucciso per errore, a causa di uno scambio di persona, ma perché il suo vero nome era Mohammad Reza Kolahi Samadi.

La Mafia marocchina aveva colpito Ali sapendo chi lui fosse in realtà: un membro di spicco dei Mojahedin del popolo iraniano che era fuggito da Teheran, chiedendo e ottenendo asilo ad Amsterdam sotto falso nome, per fuggire a una sicura condanna a morte. Kolahi era stato accusato, infatti, di aver partecipato all’attentato al quartier generale del Partito Islamico Repubblicano del 26 giugno 1981, uno dei più gravi della storia dell’Iran khomeinista, causa di settantaquattro morti.

Andato a segno il primo colpo, secondo quanto ricostruito dagli 007 olandesi a posteriori, Teheran avrebbe affidato ai sicari della Mocro Maffia un nuovo incarico: la ricerca e la neutralizzazione di un altro latitante, Ahmad Mola Nissi, stavolta appartenente ai separatisti del Movimento di lotta araba per la liberazione di Ahwaz.

Gli assassini della Mocro Maffia sarebbero riusciti a eseguire con successo anche la seconda missione, scovando e uccidendo l’uomo all’Aia l’8 novembre 2017. Un anno dopo l’omicidio di Nissi, a seguito dell’emergere dei primi collegamenti tra Mafia marocchina e intelligence di Teheran, il governo olandese decideva di espellere alcuni diplomatici dall’ambasciata iraniana ad Amsterdam.

La mafia marocchina, una panoramica

Mocro Maffia, che letteralmente significa Mafia marocchina, è il termine col quale il giornalismo e gli investigatori dei Paesi Bassi fanno riferimento all’insieme delle organizzazioni criminali che, operanti nell’ambiente criminale nazionale, sono composte prevalentemente da cittadini di origine marocchina o nordafricana.

Le origini della Mocro Maffia risalgono agli Ottanta, con l’ingresso nel panorama criminale olandese dei primi membri della crescente diaspora marocchina nei Paesi Bassi, ma il salto di qualità avviene con l’ascesa di Ridouan Taghi, brillante universitario prestato al narcotraffico, la cui sete di potere lo porterà dalle periferie di Utrecht ai porti di Amsterdam e Rotterdam nei primi anni Dieci.

Morto dopo morto, a partire dall’assassinio del sovrano del crimine amsterdamiano, l’antillano Gwenette Martha, Taghi ha costruito un narco-impero transnazionale, con ramificazioni in Belgio, Francia e Spagna, trovando in due mafie italiane, ‘Ndrangheta e Camorra, dei punti di riferimento, dei modelli da emulare e degli alleati su cui fare affidamento per compiere omicidi, acquistare carichi di cocaina dal Sudamerica e riciclare denaro sporco.

Dei colleghi italiani Taghi ha replicato il codice di condotta e la struttura organizzativa, rendendo la Mocro Maffia un’organizzazione parcellizzata, semi-orizzontale e caratterizzata dalla consanguineità, ritenuta un deterrente contro il pentitismo. Elementi che, sommati al ricorso sistematico alla violenza, gli hanno permesso di protagonizzare rapidamente la scena criminale olandese.

Taghi non è né il fondatore né il capo dei capi della Mafia marocchina: clan marocchino-olandesi esistevano prima di lui, clan marocchino-olandesi continuano a operare in maniera indipendente dalla sua famiglia. Taghi è colui che ha permesso ai connazionali di fare il salto di qualità, da criminali di piccola taglia a narcotrafficanti rispettati, e che ha trasformato la propria banda in una famiglia mafiosa all’italiana, inglobando alcune bande e plasmandone altre, finendo con l’attirare l’attenzione dei servizi segreti iraniani.

FONTE: https://it.insideover.com/criminalita/olanda-lo-spettro-dellalleanza-tra-iran-e-mocro-maffia.html

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