Di Andrea Papi
A destra come a sinistra, tra
le forze sindacali come quelle partitiche, tra i commentatori
e gli opinion-maker, tra gli operatori sociali e quelli economici,
con sempre piรน frequenza tutti si richiamano con forza
e insistenza alla democrazia, invocando i suoi valori e i
suoi presupposti come garanzia di libertร . Continuamente
evocata รจ perรฒ sempre piรน lontana, irraggiungibile.
Ormai la democrazia รจ ridotta a una mera astrazione,
vanificata continuamente dalle procedure, dalle strutturazioni
e dalle modalitร d’intervento di questa cosiddetta
democrazia rappresentativa.
Cos’รจ successo alla democrazia? Niente di particolare,
semplicemente mentre la si afferma e la si invoca con vigore
si continua ad evitare di realizzarla. Non tanto perchรฉ
sia irrealizzabile, quanto perchรฉ chi ha usurpato il
potere in suo nome in veritร non ha mai avuto l’intenzione
nรฉ la volontร di provare seriamente a vederla
operante. Per caritร , non che personalmente sia convinto
che la democrazia sia una specie di panacea di tutti i mali
politici, come invece ipocritamente sostengono i suoi esaltatori.
Anzi! Solo che essendo fermamente convinto e consapevole di
tutti i suoi limiti, intrinseci e non, penso anche di sapere
che se venisse realmente applicata conterrebbe alcuni aspetti
politici che non possono non interessare i libertari.
Chiariamoci innanzitutto su che cosa s’intende quando
si parla di democrazia. Il concetto che esprime ci riporta
agli albori della politica occidentale, quando nella Grecia
antica fu pensata come un metodo di governo. Governo inteso
come funzione sociale, cioรจ la necessitร di
gestire ciรฒ che riguarda l’insieme sociale, non
come struttura di comando, come normalmente s’intende
oggi. Aristotele fu molto chiaro e la definisce come una delle
tre forme possibili di governo: la monarchia, governo di uno
solo (il monarca), l’oligarchia, governo di pochi (l’aristocrazia
รจ una variante dell’oligarchia), la democrazia,
governo di tutti, cioรจ del popolo (il demos). La definizione
originaria, che sostanzialmente si ferma qui, ne chiarisce
con semplice nettezza il senso lato e profondo insieme. Si
puรฒ cioรจ parlare di democrazia quando tutti
sono veramente coinvolti nella gestione della cosa pubblica,
che appunto riguarda tutti. Dal punto di vista teorico l’autogestione,
o autogoverno, รจ infatti uno dei modi di gestione sociale
che si riconduce ai presupposti della democrazia, proprio
perchรฉ tende a far si che la gestione della cosa pubblica
sia la risultante del coinvolgimento diretto di tutti, attraverso
metodologie, appunto, di democrazia diretta.
L’applicazione mistificata della rappresentativitร
Purtroppo rispetto al significato originario storicamente
si sono innestate una serie di concettualitร e di tecniche
gestionali che ne hanno snaturato completamente il senso,
fino a trasformarla in qualcosa di addirittura contrario,
anche se si continua strumentalmente a chiamarla nello stesso
modo. Con l’avvento della modernitร la democrazia
รจ stata subdolamente identificata con la libertร ,
quando spesso, proprio per come รจ stata impostata e
per come viene esercitata e funziona, รจ diventata un
mezzo per sopprimerla. Siccome sono il livello e il momento
decisionali che fanno comprendere la qualitร della
partecipazione effettiva, guardiamo come รจ stata realizzata.
Invece di sperimentare modalitร che permettessero un’effettuale
partecipazione di tutti al momento delle decisioni che riguardano
tutti, riuscendo ad estorcere il consenso popolare le oligarchie
al comando hanno messo in atto modalitร funzionali
ad un esercizio totalmente autoritario del potere. Di fatto
hanno volutamente escluso un’autentica partecipazione
popolare dal basso, mentre al contrario il senso originario
della democrazia la reclama e la rivendica.
La chiave di volta c’รจ stata con l’applicazione
mistificata della rappresentativitร . Concepita nel
medioevo per trovare modalitร applicative in grado
di superare l’impasse dei grandi numeri di masse partecipanti,
la rappresentanza fu pensata come delega con mandato. Ogni
singola comunitร affidava ad uno o piรน rappresentanti
il compito di portare ad entitร sociali piรน
vaste le decisioni prese al suo interno. Era un mandato preciso
che decadeva automaticamente se non veniva rispettato. La
rappresentanza รจ perciรฒ sorta per trovare un
efficace e coerente strumento funzionale a portare avanti
istanze decise collettivamente. In questa pratica emerge la
visione che รจ indispensabile garantire di controllare
dal basso chi รจ fornito di una delega, in quanto tale
provvisoria. Esattamente all’opposto di come funziona
ora, dove emerge la preoccupazione dei vertici di controllare
dall’alto l’accettazione di decisioni alle quali
il basso รจ estraneo.
Questa preoccupazione autoritaria dell’esercizio del
potere รจ stata rafforzata con la scelta strutturale
di dar sempre ragione alla maggioranza, al punto che di norma
ormai la democrazia รจ identificata con la decisione
a maggioranza. Eppure รจ solo una convenzione procedurale,
una delle possibili tecniche decisionali, seppur di grande
importanza. A ben riflettere ci si accorge che รจ una
forzatura pensarla come intrinsecamente necessaria al funzionamento
democratico. Oggi le decisioni che riguardano tutti vengono
prese dagli eletti senza consultare gli elettori e sono imposte
dalle strutture autoritarie di governo. Cosรฌ abbiamo
che, mentre si dichiara che le decisioni vengono prese dalla
maggioranza della popolazione, solo una ristrettissima minoranza
di delegati senza alcun mandato decidono, con una maggioranza
tutta interna a loro, ciรฒ che riguarda l’intera
societร . ร un accorpamento quantitativo di individui
considerati numeri indifferenziati, che contrasta col principio
democratico e umanista secondo cui ogni essere umano ha valore.
Sta proprio in questo inghippo, cioรจ nella condizione
strutturale di una finta rappresentanza, la contraddizione
piรน stridente che fa si che le vigenti democrazie siano
diventate in realtร delle non/democrazie, dove la democrazia
di forma รจ completamente deprivata di senso nell’atto
procedurale, nel momento fondamentale dell’applicazione.
La democrazia applicata annulla ogni potenzialitร democratica.
La delega che oggi viene data attraverso il voto รจ
dichiaratamente senza alcun mandato, mentre รจ solo
una delega di potere.
Democrazia autoritaria? Non รจ una novitร
Oggi si vota per eleggere chi dovrร decidere per
noi su di noi. Col voto si eleggono gli oligarchi che esercitano
un potere incontrollato sugli elettori, perchรฉ prenderanno
delle decisioni che verranno imposte a tutti (sia chi li ha
eletti sia chi non li vorrebbe) senza consultare nessuno.
Come tutti i governi autoritari esercitano perciรฒ un
potere d’imposizione. Una volta il re riceveva la legittimitร
di governare da dio e, incensato dalla casta dei sacerdoti,
esercitava un potere assoluto a sua discrezione. Oggi il popolo
elegge un apparato governativo che, non avendo nessun reale
mandato, una volta eletto esercita il suo potere senza nessun
controllo dal basso. Infatti non deve rendere conto che a
se stesso e alle leggi che emana e rende esecutive in quanto
apparato. Tra il re e il parlamento nella sostanza c’รจ
solo la differenza che il parlamento รจ eletto e il
re no. Ma rispetto al piano del comando e del potere decisionale
la sostanza varia di pochissimo, con solo qualche differenza
formale nelle norme di procedura.
Oggi piรน che mai la democrazia vigente รจ a tutti
gli effetti una non/democrazia, perchรฉ รจ tutta
improntata sulla tensione a governare e comandare (la famosa
governabilitร ) dall’alto, avendo messo completamente
da parte la partecipazione popolare alle decisioni. Ha avuto
completamente ragione Schumpeter, che nella prima metร
del secolo scorso previde la “democrazia dei leader”
come sbocco inevitabile delle democrazie nelle societร
attuali. Egli era convinto, non a caso, che la complessitร
delle societร contemporanee rendesse impossibile, ma
anche inutile, una concreta partecipazione popolare alle decisioni.
Per Schumpeter la democrazia possibile ed auspicabile deve
limitarsi a designare chi decide e, nell’epoca della
contemporaneitร , si riduce ad una competizione tra
leader, il cui vincitore, una volta ottenuto il consenso necessario,
eserciterร il governo, concepito in tal modo come vera
funzione di comando politico.
Questa descrizione stigmatizza in modo efficacissimo il divenire
degenerativo in atto della democrazia vigente, che da un punto
di vista libertario corrisponde ad un annichilimento quasi
totale degli assunti originari. Egemonizzata culturalmente
da una visione della politica spostata completamente sul versante
autoritario, la democrazia contemporanea applicata si รจ
talmente deprivata di senso da essersi trasformata in un’integrale
non/democrazia, autoreferenziale ed autogiustificativa.
C’รจ chi l’ha chiamata “democrazia
autoritaria”, perchรฉ vi prevale l’elemento
d’autoritร rispetto a quello popolare. Ma รจ
una critica insufficiente. L’aspetto piรน pregnante
infatti รจ che l’unico momento di partecipazione
dal basso rimasto in vigore รจ quello delle elezioni.
Ma anche questo รจ stato reso del tutto funzionale a
non partecipare ai momenti decisionali, bensรฌ a scegliere
chi deve decidere per tutti. La struttura procedurale in vigore
รจ un atto di esproprio della decisionalitร popolare,
pensata per permettere all’elite di governare d’autoritร
escludendo il demos.
A Spezzano Albanese, per esempio
ร il trionfo dell’assenza di democrazia. Gli
effetti sono devastanti, soprattutto sul piano di una coscienza
e una consapevolezza civili. La coscienza piรน diffusa,
divenuto il lemma prevalente, รจ che in democrazia “decidiamo
noi chi ci deve comandare”. Per sentir parlare di un’effettiva
partecipazione si รจ dovuto inventare una modalitร
inusuale, considerata innovativa, cui si รจ dato il
nome di “democrazia partecipativa”, ammettendo
cosรฌ implicitamente che nelle “normali”
democrazie la partecipazione non รจ di casa. Ma anche
in questa modalitร , nata e sperimentata a Porto Allegre
in Brasile, la partecipazione non รจ strutturale. ร
un optional. I comitati popolari infatti sono consultabili
dalle istituzioni (ma non sono tenute a farlo) le quali, a
loro volta e a loro discrezione, decideranno se tener conto
del parere dei comitati. Del resto le istituzioni autoritarie
non riescono a ragionare in termini di autentica democrazia
e non avrebbero mai accettato organismi che potrebbero mettere
in discussione le loro decisioni.
Guardiamo per esempio lo scontro tra popolazione e istituzioni
statali che si sta consumando in Val di Susa da piรน
di vent’anni. La popolazione ha documentato ampiamente,
molto piรน delle istituzioni, le ragioni del suo diniego
alla costruzione del TAV. Ma lo stato pone un problema politico
di legittimitร di comando che dev’essere rispettato,
per cui si ritiene autorizzato ad usare la forza. Le ragioni
per cui si vuol costruire quella tratta ferroviaria, che deturperร
l’equilibrio ecoambientale dell’intera valle,
sono sostanzialmente di business e di egemonia politica. Solo
che in questo caso la popolazione ha deciso, praticamente
compatta, di non essere espropriata della sua volontร .
Nella non/democrazia lo stato non puรฒ permetterlo e
si sta sfiorando la guerra civile.
Al contrario a Spezzano Albanese, in provincia di Cosenza,
da decenni si sta consumando un’esperienza di democrazia
diretta efficace e funzionante, che le istituzioni locali
sono state costrette ad accettare in modo informale senza
riconoscerla ufficialmente. Qui รจ riuscita a prevalere
la forza della volontร popolare, sopportata e subita
dalla non/democrazia. La Federazione Municipale di Base (FMB)
interviene su tutte le questioni dell’amministrazione
comunale basandosi sul principio della democrazia diretta
in piena autonomia dall’amministrazione stessa e da
ogni formazione politica e partitica. Controlla ogni decisione
comunale presa e interviene in modo deciso per contrastarle
quando non le condivide. ร uno strumento d’intervento
diretto e di lotta per far trionfare dal basso la volontร
popolare. ร un’applicazione creativa e autentica
dei presupposti dell’autogestione nell’era della
non/democrazia trionfante.
Da A-Rivista Anarchica
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