Mes, verso la dittatura europea

giu 12, 2012 0 comments
Intervista di Enrico Piovesana a Lidia Undiemi
Il salvataggio delle banche spagnole – 100 miliardi di euro – potrebbe essere la prima operazione gestita dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes): il nascente direttorio finanziario europeo che cancellerà ogni traccia residua di sovranità politica nazionale e condannerà gli Stati aderenti a un indebitamento forzoso senza limiti. Il nuovo organo sovranazionale, dotato di poteri quasi senza limiti e di totale immunità giuridica, dovrebbe diventare operativo a luglio, dopo la ratifica dei parlamenti dell’Eurozona. Composto dai ministri delle Finanze dei diciassette Paesi della zona euro, gestirà un fondo permanente che elargirà prestiti agli Stati in difficoltà imponendo rigidi piani di ristrutturazione economica. A foraggiare le casse del Mes saranno gli Stati stessi attraverso quote nazionali obbligatorie coperte da nuove emissione di debito.
E-il Mensile ha intervistato Lidia Undiemi, studiosa di economia dell’Università di Palermo che ha denunciato i rischi di questo organismo, rompendo la complicità di tutte le forze politiche parlamentari fino a lasciare il partito di cui faceva parte, l’Idv.
Dottoressa Undiemi, cosa c’è che non va nel Mes?
Il Meccanismo europeo di stabilità, evoluzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria, non serve a salvare le economie europee in difficoltà, che anzi verranno solo gravate da nuovo enorme debito. Il Mes serve a instaurare un direttorio finanziario europeo attraverso il trasferimento definitivo di ogni sovranità politica dagli Stati a un organismo sovranazionale dai poteri assoluti.
In che modo?
Questo direttorio, i cui membri, fondi, documenti e sedi godranno di totale immunità giudiziaria, vincola gli Stati in maniera “incondizionata e irrevocabile” a versare le quote attuali e future richieste dal Mes, impone ai Paesi sottoposti a salvataggio “rigide condizioni” di politica economiche, ovvero misure di austerità a danno delle classi sociali più deboli, e punisce gli Stati che sgarrano con “sanzioni finanziarie” e “rigide procedure di sorveglianza multilaterale”.
Quanto deve pagare l’Italia al Mes?
Il fondo iniziale comune è stato stabilito in 700 miliardi di euro. L’Italia ne dovrà inizialmente versare 125, di cui 15 subito: i primi 6 miliardi già quest’anno. Miliardi che verranno recuperati emettendo nuovi titoli di debito. Non stupisce che la commissione Bilancio del Senato abbia sollevato una questione di reperibilità dei fondi…
Il parlamento italiano è pronto a ratificare?
Tutte le forze politiche che stanno in parlamento sono coalizzate a sostegno del Mes, tutti complici di questo progetto, senza eccezioni. Sull’argomento regna in tutti i partiti un silenzio complice. Pensano che la responsabilità storica di questa decisione ricadrà sul tecnico Monti, ma il potere di fermare il Mes ce l’hanno i partiti che stanno in parlamento. Ma si sbagliano, perché quando tra qualche anno saremmo ridotti come la Grecia, devastata dall’austerità imposta dai poteri forti europei, i cittadini si chiederanno di chi è la colpa.
Che fare dunque?
In Italia nessun politico sembra avere il coraggio di opporsi al Mes, quindi la ratifica arriverà come già è arrivata dalla Francia e dall’Olanda. Ma in Germania, Irlanda ed Estonia ci sono stati politici che hanno denunciato l’incostituzionalità di un trattato che attribuisce in via definitiva la sovranità a un’ente finanziario sovranazionale, e questo potrebbe ritardare o addirittura bloccare l’entrata in vigore del Mes. Chiunque a parole si dice contrario agli eccessivi poteri dell’0ligarchia finanziaria europea, dovrebbe mobilitarsi contro la ratifica di questo trattato.

Da E-il Mensile

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