La Slovenia si ribella in creativi “protestival”

mar 26, 2013 2 comments

SloveniaProtestival


Di Marjeta Novak

Mentre all’inizio di questo mese i manifestanti marciavano nella capitale della Slovenia, Lubiana, a sole poche strade di distanza veniva formato un nuovo governo.
Il cambio di governo è uno dei risultati delle proteste che hanno coinvolto sino a 100.000 persone in tutta la Slovenia da quando, lo scorso novembre, è emerso uno scandalo di corruzione locale nella città industriale di Maribor, il secondo centro sloveno per popolazione. La gente ha chiesto, in particolare, le dimissioni delle élite politiche che sono al potere da quando la Slovenia si è separata dalla Jugoslavia nel 1991. Membro dell’Unione Europea dal 2004, questo minuscolo paese di due milioni di abitanti tra le Alpi e il Mare Adriatico è stato duramente colpito dalla recessione dell’Eurozona ed è sull’orlo di un salvataggio. Severe misure d’austerità conseguenti a prestiti bancari di incerto rimborso hanno determinato un aumento della disoccupazione e della povertà e l’incertezza a proposito di cosa ha in serbo il futuro.
Da quando sono iniziate le proteste, a fine dicembre, sono state organizzate quattro sollevazioni a livello nazionale, l’ultima il 6 marzo. Sono state create più di cento iniziative, tra cui un movimento delle donne, spazi d’incontro virtuali, organizzazioni di scrittori, gruppi di artisti-attivisti, una federazione anarchica, una cooperativa di sviluppo sostenibile, una rinascita del sindacato e un Partito Pirata in crescita. Dall’inizio le proteste sono state organizzate in modo decentrato, con l’autogestione come principio guida e le reti dei media sociali come canali di comunicazione. Anche i media più importanti del paese, compresi due giornali – il Delo e il Dnevnik – hanno aperto le loro pagine ai cittadini per offrire alternative nuove alle sfide che la Slovenia sta affrontando.
Come risultato di questo movimento di protesta senza precedenti, il sindaco di Maribor si è dimesso a dicembre, un primo passo verso l’obiettivo di liberare la scena politica slovena dai politici più caparbi. La commissione nazionale contro la corruzione ha diffuso l’8 gennaio un rapporto che ha avanzato gravi accuse di corruzione contro i capi dei due principali partiti, compreso il primo ministro di destra Janez Jansa e il sindaco di Lubiana, di sinistra, Zoran Jankovic. Il primo ministro, molto impopolare, è stato allontanato da un voto di sfiducia del parlamento il 27 febbraio, segnando un altro importante passo in avanti. Il 13 marzo è stato firmato un accordo per una coalizione di centrosinistra, che è stato avallato dal parlamento il 20 marzo. In linea con le richieste dei manifestanti, il primo ministro designato, Alenka Bratusek, ha già annunciato che chiederà un voto di fiducia un anno dopo il giuramento del governo per valutare la soddisfazione del popolo. Sarà nominato un segretario di stato come collegamento con i movimenti popolari.
Gli organizzatori del movimento sono decisi, comunque, a continuare con la loro pressione. “Il movimento di protesta non appoggia il governo in formazione perché non programma di prendere alcuna seria misura per frenare la corruzione dilagante,” dice Vesna Bukovec, della Rete della Democrazia Diretta, che persegue alternative al sistema politico esistente. L’Università dei Lavoratori e dei Punk – un collettivo di studenti, ricercatori e attivisti – ha affermato in una dichiarazione: “La nostra battaglia è soltanto cominciata con la caduta di Janez Jansa. Gli obiettivi della nostra rabbia non sono solo i sostenitori di spicco del neoliberalismo, ma anche l’intero sistema disumano che, attraverso il suo sviluppo tecnologico non meditato, ci ha portati sulla soglia di una vita umana vissuta in una società di abbondanza e poi ci ha sbattuto la porta in faccia.”
A una manifestazione all’esterno del parlamento ieri, la Bukovec ha detto: “Questo raduno spontaneo è un messaggio al nuovo governo che le proteste continueranno fino a quando le strutture politiche ed economiche non saranno cambiate a un livello più profondo, per garantire opportunità uguali a tutti gli abitanti della Slovenia.”
Un accento particolare delle proteste di Lubiana è sull’uso dell’arte e della cultura per articolare le frustrazioni e le visioni per il futuro. Il cosiddetti “protestival” hanno attirato fino a 20.000 persone – quasi il dieci per cento della popolazione di Lubiana – nelle strade della città. “Il protestival è un appello al rinascimento sociale e a un ritorno all’umano, respingendo le manipolazioni del capitale,” spiegano l’editore Rok Zavrtranik e l’artista Matija Solce, che sono al centro del movimento dei protestival. “Si tratta di mettere le persone in contatto attraverso la loro espressione culturale, mediante spettacoli musicali, teatro fisico, marionette, poesia, e dando voce agli stessi manifestanti, creando così un unico forum popolare.”
I protestival edificano sull’eredità della cultura come forma di resistenza nella storia slovena. Prima di unirsi alla Jugoslavia nel ventesimo secolo, l’attuale Slovenia era stata governata da vari imperi germanici per settecento anni. Esprimere l’identità attraverso una lingua e una cultura uniche era perciò necessario per sopravvivere al dominio straniero. Il protestival ha come insegna il motto “Non aspettare la primavera; la primavera è già qui!”, un ritornello di una canzone popolare slovena. Dopo che il partito del primo ministro Jansa aveva definito “zombi comunisti” i manifestanti in un tweet del 21 dicembre, i manifestanti si sono presentati al protestival successivo mascherati da zombi, e le maschere sono diventate da allora una presenza costante in tutto il movimento. Rappresentano il marciume della politica attuale, che i manifestanti sperano sarà sostituito da strutture sociali maggiormente a sostegno della vita.
Anche le forme di espressione collettiva non violente sono state vitali. Dopo gli scontri tra manifestanti e polizia degli inizi dello scorso dicembre, in cui più di cento manifestanti sono stati arrestati a Maribor, i gruppi si sono auto-organizzati in modi che promuovono raduni più pacifici. “I poliziotti sono esseri umani come noi; siamo insieme, in questa situazione difficile,” ha affermato un gruppo di donne che hanno cominciato a donare fiori agli agenti di polizia dopo gli incidenti di dicembre. Il dono di fiori è diventato uno dei simboli della protesta nonviolenta che si ripete in tutto il movimento.
Cosa può esserci in serbo per il movimento della protesta slovena ora, dopo il cambiamento del governo, è una unione di forze che realizzino un cambiamento più ampio e profondo. Per riuscire in ciò, diverse voci – dagli anarchici ai pacifisti, dai vecchi ai giovani, dai lavoratori disoccupati ai professori universitari, da quelli che credono nella democrazia diretta a quelli che vogliono creare un partito politico e operare all’interno del sistema – devono identificare denominatori comuni e modi per collaborare oltre le divisioni. Per un paese che è grande soltanto quanto la periferia di una grande città di certi paesi, questo può essere un compito realizzabile.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: Waging Nonviolence
traduzione di Giuseppe Volpe

Mentre all’inizio di questo mese i manifestanti marciavano nella capitale della Slovenia, Lubiana, a sole poche strade di distanza veniva formato un nuovo governo.
Il cambio di governo è uno dei risultati delle proteste che hanno coinvolto sino a 100.000 persone in tutta la Slovenia da quando, lo scorso novembre, è emerso uno scandalo di corruzione locale nella città industriale di Maribor, il secondo centro sloveno per popolazione. La gente ha chiesto, in particolare, le dimissioni delle élite politiche che sono al potere da quando la Slovenia si è separata dalla Jugoslavia nel 1991. Membro dell’Unione Europea dal 2004, questo minuscolo paese di due milioni di abitanti tra le Alpi e il Mare Adriatico è stato duramente colpito dalla recessione dell’Eurozona ed è sull’orlo di un salvataggio. Severe misure d’austerità conseguenti a prestiti bancari di incerto rimborso hanno determinato un aumento della disoccupazione e della povertà e l’incertezza a proposito di cosa ha in serbo il futuro.
Da quando sono iniziate le proteste, a fine dicembre, sono state organizzate quattro sollevazioni a livello nazionale, l’ultima il 6 marzo. Sono state create più di cento iniziative, tra cui un movimento delle donne, spazi d’incontro virtuali, organizzazioni di scrittori, gruppi di artisti-attivisti, una federazione anarchica, una cooperativa di sviluppo sostenibile, una rinascita del sindacato e un Partito Pirata in crescita. Dall’inizio le proteste sono state organizzate in modo decentrato, con l’autogestione come principio guida e le reti dei media sociali come canali di comunicazione. Anche i media più importanti del paese, compresi due giornali – il Delo e il Dnevnik – hanno aperto le loro pagine ai cittadini per offrire alternative nuove alle sfide che la Slovenia sta affrontando.
Come risultato di questo movimento di protesta senza precedenti, il sindaco di Maribor si è dimesso a dicembre, un primo passo verso l’obiettivo di liberare la scena politica slovena dai politici più caparbi. La commissione nazionale contro la corruzione ha diffuso l’8 gennaio un rapporto che ha avanzato gravi accuse di corruzione contro i capi dei due principali partiti, compreso il primo ministro di destra Janez Jansa e il sindaco di Lubiana, di sinistra, Zoran Jankovic. Il primo ministro, molto impopolare, è stato allontanato da un voto di sfiducia del parlamento il 27 febbraio, segnando un altro importante passo in avanti. Il 13 marzo è stato firmato un accordo per una coalizione di centrosinistra, che è stato avallato dal parlamento il 20 marzo. In linea con le richieste dei manifestanti, il primo ministro designato, Alenka Bratusek, ha già annunciato che chiederà un voto di fiducia un anno dopo il giuramento del governo per valutare la soddisfazione del popolo. Sarà nominato un segretario di stato come collegamento con i movimenti popolari.
Gli organizzatori del movimento sono decisi, comunque, a continuare con la loro pressione. “Il movimento di protesta non appoggia il governo in formazione perché non programma di prendere alcuna seria misura per frenare la corruzione dilagante,” dice Vesna Bukovec, della Rete della Democrazia Diretta, che persegue alternative al sistema politico esistente. L’Università dei Lavoratori e dei Punk – un collettivo di studenti, ricercatori e attivisti – ha affermato in una dichiarazione: “La nostra battaglia è soltanto cominciata con la caduta di Janez Jansa. Gli obiettivi della nostra rabbia non sono solo i sostenitori di spicco del neoliberalismo, ma anche l’intero sistema disumano che, attraverso il suo sviluppo tecnologico non meditato, ci ha portati sulla soglia di una vita umana vissuta in una società di abbondanza e poi ci ha sbattuto la porta in faccia.”
A una manifestazione all’esterno del parlamento ieri, la Bukovec ha detto: “Questo raduno spontaneo è un messaggio al nuovo governo che le proteste continueranno fino a quando le strutture politiche ed economiche non saranno cambiate a un livello più profondo, per garantire opportunità uguali a tutti gli abitanti della Slovenia.”
Un accento particolare delle proteste di Lubiana è sull’uso dell’arte e della cultura per articolare le frustrazioni e le visioni per il futuro. Il cosiddetti “protestival” hanno attirato fino a 20.000 persone – quasi il dieci per cento della popolazione di Lubiana – nelle strade della città. “Il protestival è un appello al rinascimento sociale e a un ritorno all’umano, respingendo le manipolazioni del capitale,” spiegano l’editore Rok Zavrtranik e l’artista Matija Solce, che sono al centro del movimento dei protestival. “Si tratta di mettere le persone in contatto attraverso la loro espressione culturale, mediante spettacoli musicali, teatro fisico, marionette, poesia, e dando voce agli stessi manifestanti, creando così un unico forum popolare.”
I protestival edificano sull’eredità della cultura come forma di resistenza nella storia slovena. Prima di unirsi alla Jugoslavia nel ventesimo secolo, l’attuale Slovenia era stata governata da vari imperi germanici per settecento anni. Esprimere l’identità attraverso una lingua e una cultura uniche era perciò necessario per sopravvivere al dominio straniero. Il protestival ha come insegna il motto “Non aspettare la primavera; la primavera è già qui!”, un ritornello di una canzone popolare slovena. Dopo che il partito del primo ministro Jansa aveva definito “zombi comunisti” i manifestanti in un tweet del 21 dicembre, i manifestanti si sono presentati al protestival successivo mascherati da zombi, e le maschere sono diventate da allora una presenza costante in tutto il movimento. Rappresentano il marciume della politica attuale, che i manifestanti sperano sarà sostituito da strutture sociali maggiormente a sostegno della vita.
Anche le forme di espressione collettiva non violente sono state vitali. Dopo gli scontri tra manifestanti e polizia degli inizi dello scorso dicembre, in cui più di cento manifestanti sono stati arrestati a Maribor, i gruppi si sono auto-organizzati in modi che promuovono raduni più pacifici. “I poliziotti sono esseri umani come noi; siamo insieme, in questa situazione difficile,” ha affermato un gruppo di donne che hanno cominciato a donare fiori agli agenti di polizia dopo gli incidenti di dicembre. Il dono di fiori è diventato uno dei simboli della protesta nonviolenta che si ripete in tutto il movimento.
Cosa può esserci in serbo per il movimento della protesta slovena ora, dopo il cambiamento del governo, è una unione di forze che realizzino un cambiamento più ampio e profondo. Per riuscire in ciò, diverse voci – dagli anarchici ai pacifisti, dai vecchi ai giovani, dai lavoratori disoccupati ai professori universitari, da quelli che credono nella democrazia diretta a quelli che vogliono creare un partito politico e operare all’interno del sistema – devono identificare denominatori comuni e modi per collaborare oltre le divisioni. Per un paese che è grande soltanto quanto la periferia di una grande città di certi paesi, questo può essere un compito realizzabile.


Originale: Waging Nonviolence

Traduzione di Giuseppe Volpe


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