Desertificazione della società, egemonia neoliberista e trionfo dell'egoismo assoluto

lug 23, 2014 0 comments

Di Duccio Zola
C'era una volta la società, verrebbe da dire. E con essa i suoi correlati nel campo della politica democratica: il patto di cittadinanza siglato in nome dell'uguaglianza e dei diritti di tutti e di ciascuno, il welfare con la sua impronta solidaristica e universalistica, il nesso fiscale fondato sulla redistribuzione e la progressività, la partecipazione sociale e politica innervata dalla pluralità dei corpi intermedi e dalla faticosa, conflittuale ricerca e composizione del bene comune e dell'interesse collettivo.
Scorie da smaltire di un'epoca in cui, per usare le parole della Thatcher, «a troppe persone è stato fatto credere che se hanno un problema è il governo che deve risolverglielo». Orpelli fuori moda, oggi, al tempo dell'individuo in via di de-socializzazione e dei suoi tanto celebrati attributi di autonomia (sul mercato, nelle scelte di consumo) e responsabilità (giuridica e singolare, non certo etica), competizione e concorrenza (tra attori che si percepiscono e agiscono come agenti economici in cerca della massimizzazione del proprio utile), merito (che premia chi parte già in una posizione di vantaggio) e talento (di alcuni, a discapito dei molti).
Sarà forse per questo che siamo diventati cinici e diffidenti. A tal proposito, anche il recente Rapporto dell'Istat sul Benessere equo e sostenibile certifica per l'Italia – insieme al forte aumento delle disuguaglianze tra classi, generi e territori dall'inizio della crisi economica – una condizione di cronica sfiducia nei confronti dei nostri concittadini e delle istituzioni che dovrebbero rappresentarci, innanzitutto i partiti, il Parlamento, le amministrazioni locali, il sistema giudiziario.
Questa sfiducia generalizzata è il precipitato di un lungo processo di desertificazione della società e dei suoi vincoli di reciprocità, solidarietà, cooperazione: quattro decenni di egemonia neoliberista all'insegna dell'esaltazione delle magnifiche sorti del mercato capitalistico e dello scatenamento degli spiriti egoistici e acquisitivi dell'individuo assoluto che lo abita, contro tutto ciò che è pubblico, in comune, statuale.
Eppure, la realtà della crisi e delle politiche di austerità odierne ci restituisce l'immagine ben più prosaica di una società drammaticamente sperequata, gerarchizzata e segmentata, che aderisce perfettamente al volto tecnocratico, oligarchico e repressivo dell'ideologia e della pratica neoliberiste. Soli, disuguali e pressoché impotenti – ma immancabilmente connessi in rete e in attesa di un riscatto tutto individuale – di fronte allo smantellamento del lavoro e dei sistemi di protezione sociale; all'inarrestabile concentrazione della ricchezza e del potere; alla colonizzazione di sempre più ampie sfere e attività sociali e personali da parte degli imperativi della mercificazione, della privatizzazione, del profitto (e della rendita); alla moltiplicazione delle barriere materiali e immateriali che separano e gerarchizzano esistenze e destini individuali e collettivi.
Nella società dello homo homini lupus in cui siamo tornati a vivere, sono davvero pochi coloro ai quali è concesso affermare la propria individualità. A tutti gli altri non resta che riconoscere la propria subalternità. E organizzarsi di conseguenza.


Commenti

Related Posts

{{posts[0].title}}

{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[1].title}}

{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[2].title}}

{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[3].title}}

{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}

Search

tags

Modulo di contatto