Sanremo, Siani e il bambino sovrappeso fanno (giustamente) notizia. Ma sui "nani" chi si indigna?

feb 11, 2015 0 comments
Di Marco Guerra
L’esibizione al Festival di Sanremo del comico campano Alessandro Siani resterà nella storia della tv per la battuta di cattivo gusto al bambino in sovrappeso seduto in prima fila: “Ce la fai ad entrare nella poltrona?”.
L’attore per farsi perdonare ha incontrato il bambino ed ha annunciato che devolverà il cachet della serata agli ospedali pediatrici Santo Bono e Gaslini. L’indignazione si era appena placata ignorando la battuta sull’altezza Brunetta, sempre di Siani, che ha parlato di un’auto blu con un seggiolino, destinato non ad un bambino ma al parlamentare.
Ma Brunetta su Twitter aveva replicato a Siani: “La battuta su di me è penosa. Ma mi indigna molto di più quella schifosa fatta contro un bambino, ridicolizzato con violenza. Siani razzista”.
Dare del razzista al comico è sicuramente fuori luogo e non c’entra proprio nulla, ma resta il fatto che per il bambino si sono sollevati gli utenti di tutti i social, accusando il comico di scarsa sensibilità e poco tatto. La stessa levata di scudi non si osserva mai quando nel mirino della satira entra l’ex ministro della Funzione Pubblica, o meglio ancora una assai spesso oltraggiata: i nani.
Insomma siamo alle solite, chi ha deciso che si può irridere chi è affetto da nanismo – per la precisione acondroplasia – ma non bisogna urtare la sensibilità delle persone in sovrappeso?
Per non parlare poi delle categorie tabù: immigrati, omosessuali, ebrei e mussulmani.
Il manuale del politicamente corretto ha fatto diverse evoluzioni nell’arco di tre decadi. Basta osservare la parabola del termine ‘negro’, al quale si è iniziato a preferire la parola ‘nero’ sul finire degli anni ’80, per poi passare a ‘di colore’ e infine approdare  ad ‘afro-americano’ o ‘afro-europeo’. Sembra invece che ci siano altre categorie che non meritano tale evoluzione lessicale.
E poi per la satira tutto è consentito. Lo stesso direttore generale della Rai Gubitosi ha detto: “Non credo che Siani volesse offendere nessuno. Impariamo a rilassarci e apprezzare la satira”. Eppure non sono così sicuro che avrebbe usato le stesse parole per commentare una battuta di cattivo gusto su un transessuale.
Ce lo sapremo ridire stasera dopo l’esibizione di Conchita Wurst sul palco dell’Ariston.
Qualcuno potrebbe obiettare che non si prendono in giro chi ha sofferto di discriminazione, ma forse questi non sanno – o fanno finta di non sapere – cosa passa durante la sua infanzia un uomo affetto da nanismo.

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