ISIS: SECONDO L'ANTROPOLOGO APPADURAI PRESENTA ASPETTI 'IPERMODERNISTI' E UN'IDEOLOGIA MONDIALISTA

lug 27, 2016 0 comments
Di Salvatore Santoru
che pur avendo prodotto tutti gli effetti positivi di cui abbiamo parlato prima, che continuano a esistere, ci ha lasciato in dote anche una grande crescita della rabbia, della paura, del sospetto."
Il sociologo ha anche sostenuto che l'affermarsi dell'ISIS è diventato possibile in "un contesto di sfruttamento, deprivazione, prevaricazione dell’Occidente sul resto del mondo", facendo implicito riferimento alla politica di dominio (militare,economico e culturale) che certi gruppi di potere e/o elité occidentali(piuttosto che un generico "Occidente") hanno utilizzato nei confronti del Terzo Mondo.
Secondo l'antropologo molto importante è in tal senso la crescita delle disuguaglianze, e per dimostrare ciò Appadurai fa riferimento al fatto che in India è sempre più diffusa "la ribellione della casta degli intoccabili" e che in tal modo sempre più "oppressi" trovano una risposta nella religione(o meglio in una sua interpretazione estremista) e "nel caso dello Stato Islamico, una risposta rabbiosa e prevaricante".
Inoltre, secondo l'antropologo lo Stato Islamico non è esattamente o /o totalmente solo uno "stato reazionario" come siamo abituati a credere ma "ha numerosi elementi di ipermodernità", sostenendo che "a loro modo, la Ummah e il Califfato sono una sorta di via islamica alla globalizzazione, o un’alternativa all’impero americano", e in tal modo si potrebbe sostenere a ragione che l'ISIS si basa su un'ideologia integralmente e coerentemente mondialista, quindi basata sul desiderio di una coercitiva unificazione del mondo nel nome del "Califfato globale" e dell'interpretazione estremista della "Ummah", ovvero il concetto di fratellanza e unità globale di tutti i fedeli dell'Islam, concetto estremizzato ideologicamente dall'ISIS e da formazioni simili.
Inoltre, parlando della crisi migratoria in Europa Appadurai ha sostenuto che c'è da capire che "Quel che non comprendiamo è che le persone, i capitali, le idee si muovono nel mondo nel contesto della medesima cornice" e che "la crisi dei migranti segue di soli sei mesi la crisi dell’Euro", ovvero "una crisi di sovranità che la crisi dei migranti scoperchia in tutta la sua evidenza. E che a sua volta produce la Brexit e aggrava la gestione continentale e sovrastatale dell’emergenza profughi", e che "le crisi sono connesse, hanno una cornice comune", che l'antropologo identifica nel ruolo nella finanza, così come nella polarizzazione della ricchezza, nelle migrazioni, nel ruolo dell’Europa negli gli attentati dello Stato Islamico, sostenendo anche "Se si vuole capire la globalizzazione, bisogna provare a leggerla tutta assieme."

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