Di Luca Talotta
Un vero numero nove, un centravanti di sostanza capace di garantire tanti gol alla squadra; e che possa permettere alla nuova proprietà di presentarsi ai tifosi con un colpo ad effetto.
Perché dalle parti di Milanello da troppi anni manca un bomber vero.
E dunque eccolo, Gonzalo Higuain. L'offensiva è partita grazie al gioco di sponda di una Juventus che vuole liberarsi di lui: ieri in giornata c'è stato a Torino un primo incontro tra Nicolas Higuain, fratello-agente del Pipita, e la dirigenza bianconera, proprio mentre Gonzalo si allenava al fianco di Cristiano Ronaldo. Una chiacchierata durante la quale il club ha ribadito la propria volontà di cedere l'attaccante, confermando che la soluzione del Milan (20 milioni di prestito oneroso, con diritto di riscatto fissato a quota 35) era la più concreta.
Poi, in serata, l'incontro con Leonardo (chiuso con un passaggio a Casa Milan), dove il direttore dell'area tecnica rossonera ha fatto presente al Pipita che la formula dell'operazione è necessaria solo per questioni di bilancio, presentandogli una proposta di contratto di quattro anni a cinque milioni di euro, rendendolo un punto di riferimento. Per i tifosi, ma anche per la nuova società , alla ricerca di un giocatore simbolo con il quale trasmettere sul campo il proprio impegno a far tornare grande il Milan. Sempre rispettando (Elliott dixit) i dettami del Fair Play Finanziario.
D'altronde Paul Singer, fondatore del fondo Elliott, l'aveva annunciato il giorno dell'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione rossonero: «Riconosciamo il posto di primo piano che il club occupa nel mondo del calcio». Parole che, assieme a quelle del neo presidente Paolo Scaroni («Siamo tutti grati di avere un nuovo proprietario impegnato a riportare il Milan al suo antico splendore») potevano far presagire ad un colpo di mercato di primissimo piano.
Higuain saluta la Signora, pensa alla nuova vita in rossonero mandando messaggi a Biglia & C. e al fardello che dovrà portarsi dietro, la maledizione della maglia numero nove; quella che per 11 anni è rimasta sulle spalle di Pippo Inzaghi con ottimi risultati: 300 gare, 126 gol e 9 trofei. Da lì in poi, però, solo delusioni: perché dopo SuperPippo gli altri sette numeri «9» rossoneri non sono stati capaci di ripetere le gesta dell'attuale tecnico del Bologna.
Una maledizione che dalle parti di via Aldo Rossi vogliono scacciare non con un giocatore qualsiasi, ma con uno capace di realizzare 71 reti in 104 gare con il Napoli e 40 in 73 presenze con la Juventus. Un cannoniere che, in carriera, ha vinto tre Liga, due Supercoppa di Spagna, una Coppa di Spagna, tre Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e due Scudetti. Ed è difficile immaginare che uno così possa fare peggio di Pato, Matri, Torres, Destro, Luiz Adriano, Lapadula e André Silva, gente che con la meglio numero nove sulle spalle ha fallito.
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