Gli ospedali di Wuhan e la (possibile) chiave per chiarire l’origine del Covid

dic 3, 2021 0 comments


Di Federico Giuliani

Per capire quali sono le origini del Sars-CoV-2 e datare la sua comparsa bisogna per forza tornare a Wuhan. Nella megalopoli cinese di 11 milioni di abitanti incastonata nella provincia dello Hubei, dove è stato rilevato il primo focolaio noto. Attenzione ai termini. Abbiamo parlato di “focolaio noto“, perché ad oggi non sappiamo se il nuovo coronavirus circolasse già settimane, o addirittura mesi, prima che i riflettori si accendessero sul mercato del pesce Huanan di Wuhan. Non sappiamo neppure se il virus abbia avuto origine all’interno della città, in qualche campagna sperduta dell’Asia o se sia fuoriuscito accidentalmente dal Wuhan Instite of Virology a causa di un incidente avvenuto nel laboratorio locale.

La situazione è complessa, anche perché più passa il tempio e più è complicato sperare di trovare tracce utili alla ricerca scientifica. Dal momento che, oltre alle quattro ipotesi messe sul tavolo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), è emerso poco altro, potrebbe essere utile guardare la vicenda da un’altra prospettiva. Ad esempio, che cosa sappiamo dei primissimi casi di Covid rilevati a Wuhan? Dove, quando e come sono stati contagiati? Qual è stato il ruolo giocato nella pandemia dal mercato ittico di Wuhan? Andiamo con ordine.

Innanzitutto è stato accertato che tra i banchi del mercato Huanan – di altri tre mercati di animali vivi sparsi per la città – si vendessero anche mammiferi vivi sensibili ai coronavirus, tra cui i cani procioni. Ricordiamo che, durante l’epidemia di Sars, facilitata dal contatto animale-uomo proprio nei mercati cinesi di animali vivi, i coronavirus correlati alla sindrome respiratoria acuta grave (Sars-CoV, cugino di Sars-CoV-2) furono trovati nei cani procioni. Non è però chiaro se l’apparente preponderanza di pazienti contagiati e ospedalizzati associati a questo mercato possa effettivamente rispecchiare l’epidemia iniziale.

Falle nel sistema

Ci sono alcuni eventi cruciali verificatesi a cavallo tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 che meritano di essere analizzati. Il 30 dicembre 2019, a poche ore dai festeggiamenti cinesi per l’ingresso nell’anno del Topo, la Commissione sanitaria municipale di Wuhan (Whc) emette due avvisi di emergenza rivolti agli ospedali cittadini, avvertendoli della presenza di pazienti con “polmonite atipica”, molti dei quali lavoratori o clienti del mercato di Huanan. Il giorno seguente, la stessa Commissione annuncia di aver effettuato indagini retrospettive relative al citato mercato. Risultato: il 66% dei primi 41 pazienti noti risulta avere un collegamento con il mercato del pesce di Huanan.

Tra il 29 dicembre e il 2 gennaio, gli stessi contagiati vengono trasferiti da vari altri ospedali di Wuhan al Jinyintan Hospital il principale centro di malattie infettive della metropoli. Come ha sottolineato Science nel corso di una lunga ricerca, questi pazienti sono stati ricoverati in base alla presentazione delle loro situazioni cliniche. Tutti dovevano fare i conti con una polmonite virale di eziologia sconosciuta, un’etichetta che, secondo il meccanismo istituito dalla Cina sulla scia della Sars, avrebbe dovuto attivare un sistema di segnalazione precoce per rilevare malattie virali sconosciute. Lo stesso meccanismo, supervisionato dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ccdc), prevedeva che i medici informassero il sistema nazionale di segnalazione delle malattie soggette a notifica attraverso una piattaforma online. Nel dicembre 2019, a Wuhan, questo non è stato fatto. Il suddetto sistema sembrerebbe esser entrato in funzione soltanto a partire dal 3 gennaio.

Dicembre 2019: gli ospedali di Wuhan

Lo Hubei Provincial Hospital of Integrated Chinese and Western Medicine è stato il primo ospedale ad allertare le autorità sanitarie pubbliche distrettuali, municipali e provinciali. Il 27 dicembre 2019, Zhang Jixian, direttore della medicina respiratoria e di terapia intensiva, si accorge quasi per caso che le immagini della tomografia computerizzata (TC) dei polmoni di una coppia di anziani giunta presso la struttura presenta grandi opacità “a vetro smerigliato”; uno scenario ben diverso da quello che il signor Zhang ha più volte osservato in altri casi di polmonite virale. I due coniugi sono quindi i primi casi noti, nonché gli unici ufficialmente registrati prima del 26 dicembre. Nessuno di loro presenta collegamenti noti con il mercato di Huanan.

Un altro paziente con immagini TC simili, un lavoratore del mercato di Huanan, viene ricoverato il 27 dicembre. Zhang, preoccupato per una nuova malattia virale probabilmente infettiva, segnala i quattro casi ai funzionari dell’ospedale, che lo stesso giorno allertano subito il Cdc del distretto di Jianghan. Il 28 e il 29 dicembre, altri tre pazienti, tutti lavoratori del mercato di Huanan, sono ricoverati con sintomi ricollegabili alla stessa malattia sconosciuta. Il 29 dicembre, Xia Wenguang, uno dei vicepresidenti dell’ospedale, riunisce 10 esperti dell’istituto, incluso Zhang, concludendo che la situazione è “straordinaria”. Sempre il 29 dicembre, dopo aver appreso di pazienti simili, collegati anche al mercato di Huanan, negli ospedali Tongji e Union (Xiehe), Xia allerta i CDC di Wuhan e dello Hubei.

Nello stesso momento, una situazione simile si sta verificando anche all’ospedale centrale di Wuhan. Il 18 dicembre, Ai Fen, direttore del pronto soccorso, incontra il suo primo paziente affetto da una polmonite inspiegabile, un uomo di 65 anni, fattorino del mercato di Huanan ammalatosi il 13 o il 15 dicembre. Il 24 dicembre l’ospedale invia un campione di lavaggio broncoalveolare del 65enne a Vision Medicals, una società di sequenziamento metagenomico che il 26 dicembre identifica un nuovo Sars-CoV. Gli esperti trasmettono la scoperta all’ospedale per telefono il 27 dicembre. Entro il 28 dicembre, l’ospedale centrale di Wuhan identifica sette casi, quattro connessi al mercato di Huanan.

All’ospedale Zhongnan, nel distretto di Wuchang di Wuhan, a 15 chilometri dal mercato di Huanan, sulla sponda opposta del fiume Yangtze, il 31 dicembre il vicepresidente Yuan Yufeng chiede agli addetti della struttura di cercare casi di “polmonite atipica”. Il dipartimento di medicina respiratoria ne segnala due. Il primo soggetto vive nel distretto di Wuchang ma lavora al mercato di Huanan; il secondo non lavora al mercato di Huanan ma ha amici che lo fanno, e che di recente sono stati ospiti a casa sua. Il 3 gennaio vengono identificati altri tre casi: un gruppo familiare non collegato al mercato. Unendo i punti, alcuni esperti esperti ritengono che i primi casi della pandemia – e dunque l’emergenza stessa – possano essere associati al mercato di Huanan.

Il ruolo del mercato ittido di Huanan

Una domanda interessante è la seguente: se la fonte di tutto era il mercato di Huanan, perché soltanto da uno a due terzi dei primi casi erano collegati a quel luogo? Possiamo rispondere con un’altra domanda. Per quale motivo dovevamo aspettarci che tutti i casi accertati settimane dopo l’epidemia fossero confinati a un mercato? Del resto Sars-CoV-2 è un virus dotato di un’elevata trasmissibilità e alto tasso di diffusione asintomatica. Di conseguenza, molti casi sintomatici non avrebbero presentato collegamenti diretti con il luogo di origine della pandemia. Altre considerazioni da fare: i primi casi noti potrebbero non essere i primi a essersi infettati, né collegabili al mercato del pesce di Wuhan. In più, solo il 7% delle infezioni da Sars-CoV-2 porta al ricovero in ospedale.

Sfortunatamente, nessun mammifero vivo raccolto al mercato di Huanan o in qualsiasi altro mercato di animali vivi a Wuhan è stato sottoposto a screening per virus correlati a Sars-CoV-2. In più, il mercato di Huanan è stato chiuso e disinfettato il 1 gennaio 2020. Tuttavia, la maggior parte i primi casi sintomatici sono stati collegati all’ormai noto “mercato di Wunan”, in particolare alla sezione occidentale, dove vari animali erano ingabbiati e venduti ai clienti. Questo potrebbe spiegare la straordinaria preponderanza dei primi casi di Covid-19 in uno dei pochi siti di Wuhan che vendeva alcuni degli stessi animali che hanno portato la Sars tra gli esseri umani. La prova finale di un’origine della pandemia dal mercato Huanan potrebbe essere ottenuta attraverso l’analisi dei modelli spaziali dei primi casi e da ulteriori dati genomici, compresi i campioni positivi per SARS-CoV-2 dal mercato di Huanan, nonché attraverso l’integrazione di ulteriori dati epidemiologici.

FONTE: https://it.insideover.com/societa/gli-ospedali-di-wuhan-e-la-possibile-chiave-per-chiarire-lorigine-del-covid.html

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