Il virus non ferma Defender Europe, in arrivo 20 mila militari Usa

mar 11, 2020 0 comments

Di Giulia Belardelli

Nessun complotto – la maxi esercitazione Usa in Europa era in programma da anni – ma un problema di opportunità e sicurezza grande quanto una sfida sanitaria globale, quale è appunto la crescente epidemia di coronavirus che si sta allargando al mondo intero. Questo è il dilemma attorno a Defender Europe 20, il più grande dispiegamento di forze nel Vecchio continente da almeno 25 anni, come recita orgoglioso il sito della Nato. In corso non c’è nessuna “invasione americana” - come probabilmente avrete visto circolare in Rete – ma l’inizio, questo sì, di una “esercitazione multinazionale guidata dagli Stati Uniti e che comprende la partecipazione della Nato”. Obiettivo? “Dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della Nato e la sua determinazione a sostenere i suoi alleati e partner europei”.
Messa da parte ogni teoria complottista, resta il problema dell’opportunità di una esercitazione volta a testare “la mobilità militare” in Europa proprio in un momento in cui gli esperti di salute pubblica ci dicono di restare il più possibile fermi. L’Italia, dopo la provincia cinese di Hubei, è diventata suo malgrado un caso pilota, ma anche nel resto d’Europa ci si sta iniziando a rendere conto di come, ad oggi, l’unica arma di cui disponiamo per limitare i contagi sia ridurre le occasioni di contatto tra le persone. Far circolare meno gente possibile, limitare gli spostamenti. Ecco, non è esattamente questa la logica a cui si ispira Defender Europe, maxi esercitazione che coinvolge circa 37 mila soldati di 18 Paesi.
Dagli Stati Uniti è previsto l’arrivo in Europa di 20 mila soldati, il primo contingente è sbarcato nei giorni scorsi al porto tedesco di Bremerhaven. A loro si uniranno altri 10 mila soldati americani già presenti sul suolo europeo, a cui si andranno a sommare altri 7.000 soldati di 18 Paesi membri e partner della Nato, tra cui l’Italia. Il totale fa appunto 37 mila soldati coinvolti nelle esercitazioni, che prevedono anche il dispiegamento di oltre 13 mila mezzi tra veicoli corazzati, aerei, navi e sottomarini. L’obiettivo – spiega il sito del Comando Usa in Europa – è “accrescere la capacità di dispiegare rapidamente una grande forza di combattimento dagli Stati uniti in Europa, per rispondere a potenziali crisi”.
Il tempismo della maxi esercitazione è decisamente sfortunato: dal 21 febbraio (proprio il giorno in cui in Italia si registrava il primo morto per Covid-19) fino a fine maggio (un tempo che ora ci sembra lunghissimo e verso cui è molto difficile fare previsioni). Va anche precisato che le esercitazioni non si terranno - come è ovvio - tutte in un unico luogo, ma si svolgeranno nei prossimi mesi in sei nazioni europee: Belgio, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Tutti Paesi dove sono stati segnalati casi di Covid-19, come lo sono chiaramente anche gli Usa, dove il numero dei contagi (tracciati) ha superato quota mille e si contano già oltre 30 morti.
Per ora l’esercitazione non sembra aver subito limitazioni a causa del virus, sebbene i vertici militari non escludano possibili rimodulazioni in corso d’opera. Il comando europeo dello Us Army, che coordina i movimenti americani, “sta monitorando da vicino Covid-19 e sta lavorando diligentemente con i funzionari delle nazioni ospitanti mentre prosegue l’esecuzione di Defender Europe 20”, si legge sul sito ufficiale. “Per ora – si aggiunge – il virus non ha influito sull’esecuzione dell’esercitazione”, mentre è “costante” il confronto con le autorità sanitarie dei vari Paesi su cui le truppe si stanno muovendo. “Abbiamo piani di assistenza sanitaria e medica per identificare eventuali carenze che potremmo avere e stiamo affrontando tali carenze e requisiti con ogni singola nazione ospitante”, ha rimarcato il numero due dello US Army in Europa Andrew Rohling.
Sui profili Twitter del Comando europeo degli Stati Uniti (U.S. European Command) e dell’Esercito europeo degli Stati Uniti (US Army Europe) il tema del coronavirus si è fatto strada solo negli ultimi giorni, con dei link a schede informative e di aggiornamento. Tra i tweet del Comando europeo Usa ce n’è anche uno che ricorda le “azioni semplici, oltre a essere vaccinati e prendere le medicine, che le persone e le comunità possono intraprendere per contribuire a rallentare la diffusione di malattie come l’influenza pandemica (flu)”, con tanto di hashtag #coronavirus. Sul sito, intanto, un comunicato dell’esercito racconta quanto sia stato bello il concerto della US Rock Band a Powidz, in Polonia, parte di un tour a sostegno di Defender Europe per “superare le barriere culturali e linguistiche” grazie al “linguaggio universale della musica”.

Piccoli dettagli che suggeriscono come, finora, l’emergenza coronavirus sia stata almeno in parte sottovalutata dai militari Usa, del resto coerenti con l’atteggiamento assunto fin qui dal loro Commander-in-chief, Donald Trump, preoccupato solo per l’impetto economico dell’epidemia, e per le possibili ricadute sulla sua rielezione.
Nel Pentagono, però, qualcosa sta cambiando, come scrive oggi Reuters. Ieri il quartier generale della Difesa Usa ha ammesso che i casi di contagi sono probabilmente sottostimati rispetto al conteggio ufficiale. Parando con la garanzia dell’anonimato, alcuni funzionari hanno ammesso che, in generale, la giovane età e la buona salute delle truppe rappresentano una sorta di “benedizione mista”, che può consentire ai militari di resistere meglio al virus, ma forse anche di diventarne portatori con pochi e nulli sintomi.
L’esercito ha rivelato lunedì che il comandante dello US Army Europe, Christopher G. Cavoli, potrebbe essere stato esposto al coronavirus durante una conferenza con i comandanti delle forze di terra eueopee venerdì a Wiesbaden, in Germania. Reuters ricorda la positività al coronavirus di Salvatore Farina, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano, che tre giorni fa ha annunciato di aver contratto la malattia e di essere in isolamento nel proprio alloggio. L’epidemia non guarda in faccia a nessuno, né tanto meno si ferma di fronte a una divisa.

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