Covid-19 e benefici Vitamina D- COMUNICATO Accademia Medicina di Torino

set 21, 2020 0 comments

In relazione ai benefici effetti della Vitamina D nel contrastare gli effetti della
pandemia COVID-19 recentemente sono stati pubblicati alcuni studi che
confermano l’ipotesi diffusa nel marzo scorso da Giancarlo Isaia e da Enzo
Medico, dell’Accademia di Medicina e dell’Università di Torino,
(https://www.unitonews.it/storage/2515/8522/3585/Ipovitaminosi_D_e_Coron
avirus_25_marzo_2020.pdf) e pubblicata successivamente anche su Aging in
Clinical and Experimental Resarch (ACER)
(https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s40520-020-01650-9.pdf).

In particolare, uno studio randomizzato in aperto condotto all’Ospedale
Universitario di Cordoba (Spagna) e di prossima pubblicazione, ma già
disponibile on line, sulla rivista “The Journal of Steroid Biochemistry and
Molecular Biology
(https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0960076020302764), ha
dimostrato che la somministrazione di elevate dosi di calcifediolo (il metabolita
idrossilato della Vitamina D) è in grado di ridurre significativamente il numero di
pazienti affetti da Coronavirus che hanno successivamente manifestato
importanti complicanze, tali da richiedere il loro ricovero in rianimazione: 76
pazienti, tutti sottoposti a trattamento con idrossiclorochina secondo il protocollo
standard, sono stati suddivisi in due gruppi e 50 di essi sono stati trattati con
calcifediolo, mentre nei restanti 26 pazienti tale farmaco non è stato
somministrato: i risultati hanno dimostrato una differenza molto significativa fra
i due gruppi, segnatamente in ordine alla comparsa di complicanze importanti
della malattia, in quanto fra pazienti trattati con calcifediolo, solo il 2% ha dovuto
poi essere ricoverato in terapia intensiva, a fronte del 50% dei pazienti che non
avevano ricevuto il trattamento.

Lo studio, che richiede ulteriori conferme su un più elevato numero di pazienti,
mostra che la Vitamina D è in grado di ridurre la comparsa delle maggiori
complicanze della malattia e pertanto suggerisce l’opportunità della sua
somministrazione in tutti i pazienti con COVID-19.

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