“Il feticismo del denaro”: al LEI Festival di Cagliari Umberto Galimberti ha riflettuto sul rapporto tra sacro, tecnica ed economia nel mondo contemporaneo

dic 14, 2025 0 comments

Si è svolta venerdì 5 dicembre 2025, nella cornice suggestiva del Teatro Doglio di Cagliari, la lectio magistralis di Umberto Galimberti, appuntamento molto atteso e rientrante nella programmazione del LEI Festival.

Davanti a una sala gremita e particolarmente attenta, il noto filosofo e saggista lombardo ha riflettuto sul rapporto tra sacro, tecnica ed economia nel mondo contemporaneo. Al centro dell’intervento, vi è stata la questione del denaro, visto come potente dispositivo simbolico e normativo dell'età contemporanea. Galimberti ha precisato che il denaro non sia un "male assoluto" e ha ricordato come lo stesso abbia storicamente contribuito all’emancipazione dell’uomo dalla servitù della gleba, come osservavano Hegel e Marx

Tuttavia, il problema si pone quando il denaro cresce in modo smisurato, smettendo di essere un semplice e utile mezzo e diventando un fine: cioè rappresenta l’eterogenesi dei fini, per cui uno strumento finisce per dominare chi lo utilizza. In seguito l'autore ha puntualizzato che il dominio del denaro ha contagiato e soggiogato anche la politica, che  Galimberti già in Platone, viene corrotta da esso. Tuttavia, ha ribadito il filosofo, oggi è l’economia stessa che guida la politica, come dimostrano le tendenze tecnocratiche che attraversano l’Europa e i governi nazionali.

Galimberti si è poi concentrato sul ruolo totalizzante della tecnica, ricordando l’intervista di Heidegger a Der Spiegel del 1966, secondo cui non è più un semplice insieme di strumenti ma è diventata il 'mondo stesso', un vero e proprio apparato totale che determina i nostri comportamenti, i nostri desideri e persino le nostre sofferenze. In questo contesto si inserisce anche il tema della psicologia contemporanea: non viviamo più nel tempo del senso di colpa, ma in quello dell’inadeguatezza e della 'cultura della performance' a ogni costo. Il filosofo e psicoanalista ha poi sostenuto che il boom di psicofarmaci e sostanze stimolanti tenta di colmare il vuoto lasciato dalla perdita di senso ma il risultato è una società depressa, che consuma non per effettivo bisogno ma per compensazione.

Il consumismo, ha affermato Galimberti, è il volto quotidiano del nichilismo. Emblematico in tal senso l’esempio della lavatrice: non è più un oggetto che dura, ma un bene progettato per essere sostituito, alimentando montagne e montagne di rifiuti. Citando Günther Anders e Rilke, l'autore ha ricordato come un tempo gli oggetti custodissero sentimenti, mentre oggi sono 'senza memoria' e destinati a una rapida obsolescenza, spesso dettata dalle logiche della moda e dalla pubblicità.

Non sono mancati i riferimenti letterari e filosofici: da Feuerbach, per cui "chi è felice non consuma", a Charles Bukowski, che reputava il capitalismo come un sistema che finisce per divorare se stesso. 

In seguito, Galimberti ha affrontato il nodo del cristianesimo, ritenendo una religione che, pur avendo positivamente affermato la centralità dell’uomo, ha anche contribuito a una visione radicale dell'antropocentrismo, per cui la natura è vista come qualcosa da usare e redimere, secondo una linea di pensiero che parte da Bacone fino ad arrivare alla modernità tecnica di oggi. 

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